L’era di Angela Merkel

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Ancor prima della sua nomina, il popolare giornale Bild l’aveva definita “la donna più forte del mondo di lingua tedesca dopo l’imperatrice Maria Teresa d’Austria”

Dopo l’elezione di Angela Merkel a cancelliere della Repubblica Federale, da parte di esponenti dell’ebraismo tedesco i commenti sono positivi, da quello di Rav Israel Singer presidente del WJC (Congresso Mondiale Ebraico) che ne conosce personalmente l’impegno sulle questioni ebraiche e il positivo e dinamico rapporto, a quello di Abraham Foxman, direttore dell’Anti-Defamation League, che parla dei “suoi ‘precedenti’ eccellenti”.

Gli ebrei tedeschi sono convinti che la nuova Amministrazione non farà loro rimpiangere l’era Schroeder, anni in cui la vita comunitaria ebraica fece un grande balzo in avanti con la firma dello storico contratto del 2003 fra il Consiglio Centrale e il governo tedesco, che portò la comunità ebraica allo stesso status legale delle chiese protestante e cattolica.

Sotto l’amministrazione Schroeder si assistette inoltre a una forte presa di posizione della Germania contro l’antisemitismo, specialmente in occasione della famigerata Conferenza contro il razzismo di Durban nel 2003, quando l’allora ministro degli Esteri Fischer prese le difese di Israele. E in occasione della Conferenza sull’antisemitismo in Europa organizzata dall’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) tenutasi a Berlino la Merkel fu uno degli oratori.

Ma partiamo dalle parole della vincitrice, che in un’intervista a Haaretz della fine di settembre ha detto che le relazioni con Israele sono un “prezioso tesoro” che va salvaguardato. E che è della massima importanza che tali relazioni si mantengano vitali e che non diventino pura formalità. Non avendo potuto compiere una visita in Israele prima delle elezioni – il che è un must per i candidati alla Cancelleria tedesca – l’intervista concessa a Haaretz va considerata come una sorta di compenso.

Infatti Haaretz con il New Yorker è stato il solo fra i giornali stranieri a cui la Merkel abbia concesso un’intervista prima delle elezioni. Ed è anche spiritosa, quando dice che lo fa adesso perché “in caso di sconfitta nessuno si interesserà più a me!”

Segnali positivi giungono anche da Israele, dove le relazioni con la Germania rivestono una particolare importanza. Secondo un funzionario di Gerusalemme la Merkel prenderà le redini della politica estera, e tutto lascia sperare che il coinvolgimento del nuovo cancelliere e la sua simpatia verso Israele non faranno rimpiangere l’ex ministro degli esteri Fischer considerato un amico e un’autorità in Europa, capace di comprendere il Medio Oriente e le sue problematiche dal di dentro e dal di fuori.

Per quanto riguarda l’antisemitismo, la sua posizione è che si tratta di un problema grave di cui bisogna che la società prenda atto assai più di quanto non succeda ora e che della cui gravità non è sufficientemente consapevole. L’odio antisemita è odio contro tutta l’umanità e lei combatterà questo fenomeno con determinazione e con tutti i mezzi legali a sua disposizione.

Cresciuta nella Germania Est dove veniva insegnato che “sionismo” era una brutta parola e sinonimo di imperialismo, la Merkel ben conosce quindi il veleno di cui si nutrirono per anni i tedeschi orientali: il governo quindi ha la responsabilità non solo di esserne consapevole ma anche di affrontare questo problema.