Israele ed Egitto tentano il riavvicinamento per evitare la catastrofe

Mondo

di Davide Foa

Il premier israeliano Beniamin Netanyahu e il presidente egiziano Al Sisi
Il premier israeliano Beniamin Netanyahu e il presidente egiziano Al Sisi

Dopo anni di gelo, Israele ed Egitto potrebbero tornare ad essere ottimi partner in campo economico. Infatti, stando a quanto riportato su Ynet, Israele starebbe pensando, insieme agli Stati Uniti, di intervenire nella delicata situazione egiziana con molteplici interventi economici su larga scala.

Il paese arabo si trova oggi a dover fare i conti con una crisi economica che minaccia e non poco la stabilità politica del Cairo e del suo leader al-Sisi. Proprio per questo motivo, per evitare ribaltamenti socio-politici pericolosi, Israele ha scelto di riavvicinarsi all’Egitto.

L’ultimo accordo importante tra i due paesi risale al 1979. In quegli anni la cooperazione economica tra Israele ed Egitto crebbe sensibilmente, salvo poi rallentare col passare del tempo fino a spegnersi quasi del tutto, soprattutto per la mancata voglia di Al-Cairo di rinnovare l’accordo.

Recentemente però, pare che l’Egitto abbia ritrovato la disponibilità ad accettare l’aiuto israeliano; l’esperienza dei tecnici israeliani è soprattutto richiesta per la desalinizzazione dell’acqua marina, vista la preoccupante condizione del Nilo, evidentemente non più capace di fornire tutta l’acqua necessaria per l’irrigazione e il sostentamento della popolazione. Israele sarebbe d’altra parte pronto ad allargare il campo d’azione, cooperando con l’Egitto in settori come energia solare, agricoltura, irrigazione e gas.

Come detto, la matrice di tutto ciò sarebbe più che altro politica, ovvero la prospettiva, terrificante dal punto di vista israeliano, dell’ascesa in Egitto delle forze dei Fratelli Musulmani. Tale preoccupazione è stata  motivo di ripetuti incontri tra delegati israeliani e statunitensi; le due potenze credono infatti che senza un risveglio economico, l’Egitto sarà presto facile preda di sovvertimenti politici capaci di minare la stabilità, se così si può chiamare, di tutto il medio oriente.