di Davide Cucciati
Il Paese, che già intrattiene relazioni con Israele, diventerà il quinto paese a firmare gli Accordi di Abramo, seguendo la scia di Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan. Le relazioni diplomatiche tra i due paesi risalgono infatti al 1992, subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Si tratta dunque di una mossa che, più che rivoluzionaria nei contenuti, mira a rilanciare il progetto di cooperazione regionale.
Il Kazakistan sarà il prossimo paese a unirsi agli Accordi di Abramo. L’annuncio, dato in prima battuta da Donald Trump attraverso il suo account Truth Social nella serata del 6 novembre 2025, segna un nuovo passo nel processo di normalizzazione tra Israele e i paesi a maggioranza musulmana.
Secondo quanto riportato da Times of Israel, “il Kazakistan, che già intrattiene relazioni con Israele, diventerà il quinto paese a firmare gli Accordi di Abramo”, seguendo la scia di Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan. Le relazioni diplomatiche tra i due paesi risalgono infatti al 1992, subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Si tratta dunque di una mossa che, più che rivoluzionaria nei contenuti, mira a rilanciare il progetto di cooperazione regionale.
L’annuncio di Trump è arrivato al termine di una telefonata a tre con il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “È un passo importante per costruire ponti nel mondo”, ha dichiarato Trump, aggiungendo: “Molte altre nazioni si stanno preparando a unirsi a questo club della FORZA. Benedetti siano gli artefici della pace”. Secondo un funzionario americano, citato da NPR, l’adesione del Kazakistan potrebbe aprire la strada a una cooperazione rafforzata nei settori della difesa, della cybersecurity, dell’energia e delle tecnologie agroalimentari. Molti di questi ambiti, va detto, sono già oggetto di intese bilaterali da oltre due decenni. La mossa è stata quindi interpretata come un tentativo di trasformare un’intesa tecnica in un gesto politico.
L’ingresso del Kazakistan potrebbe anche rappresentare un tentativo di contrastare l’isolamento internazionale di Israele, aggravatosi dopo l’operazione militare a Gaza. Come evidenziato dal Times of Israel, per Washington questa nuova adesione potrebbe servire a “dare nuovo slancio al quadro di normalizzazione” tra Israele e il mondo musulmano, in un contesto in cui le tensioni regionali sembrano aumentare, ma in cui permangono spazi per diplomazie laterali.
In tal senso, si innestano anche gli accordi tra Kazakistan e Azerbaijan in materia di energia, trasporti, industria della difesa e connettività digitale, firmati il 20 e 21 ottobre 2025. L’analista Rachel Avraham, citata da Israel National News, ha osservato che “la cooperazione tra Baku e Astana offre a Israele una piattaforma pragmatica di dialogo con il mondo musulmano”.
La reazione del Gran Rabbino kazako
Il Gran Rabbino del Kazakistan, Yeshaya Cohen, ha accolto con favore l’annuncio dell’adesione del suo Paese agli accordi di Abramo, ritenendo che si tratti di un’evoluzione naturale per una nazione che egli descrive come “un modello di pace e tolleranza”. Lo riporta i24news.
“Vivo qui dal 1994 e ho sempre visto il Kazakistan come un Paese che promuove la convivenza e il rispetto tra le comunità”, ha dichiarato dopo la notizia che confermava l’adesione di Astana al processo di normalizzazione avviato dall’amministrazione Trump. Le relazioni diplomatiche tra Israele e Kazakistan risalgono al 1992, ma l’annuncio di giovedì sera rafforza un legame che il rabbino considera “profondamente vantaggioso per entrambe le nazioni”. Secondo lui, lo spirito di apertura e moderazione del Kazakistan lo rendeva “il luogo ideale” per aderire agli accordi volti a promuovere la pace in Medio Oriente.
“Quando il presidente Donald Trump ha espresso la volontà di ampliare gli accordi di Abramo, ho immediatamente pensato che il Kazakistan sarebbe stato il candidato naturale. Questo Paese incarna i valori che tali accordi difendono: pace, dialogo e tolleranza”, ha affermato il rabbino Cohen.
Ha inoltre sottolineato l’importanza della comunità ebraica nella società kazaka. Il Paese ospita oggi sette congregazioni ebraiche, che vivono in un clima di rispetto e libertà religiosa. Ad Almaty, la sinagoga principale si trova a poche centinaia di metri dalla tomba del rabbino Levi Yitzchak Schneerson, padre del famoso rabbino di Lubavitch, Menachem Mendel Schneerson.
Esiliato in Kazakistan dalle autorità sovietiche per aver praticato la sua fede, il rabbino Schneerson è oggi onorato in questo Paese. “Le autorità rispettano la sua memoria e mantengono viva la sua eredità, simbolo del legame tra fede e resilienza”, ha spiegato Cohen.
Per lui, l’adesione del Kazakistan agli accordi di Abramo non è una sorpresa, ma il risultato logico di una politica estera basata sulla moderazione e sul dialogo interreligioso. “Sapevo che un giorno sarebbe successo”, ha confidato. “È la prova che il messaggio di pace e tolleranza portato da questo Paese ispira ben oltre i suoi confini”.



