di Anna Balestrieri
Hamas ha pubblicato un video che mostra Guy Gilboa-Dalal, sequestrato il 7 ottobre 2023 durante il festival musicale Supernova, insieme a un altro ostaggio, Alon Ahel. Diversamente da precedenti materiali di propaganda, Gilboa-Dalal appare all’aperto, in un’automobile, mentre parla dei suoi 22 mesi di prigionia. Questo dettaglio lascia intendere che le immagini siano state registrate recentemente.
Il silenzio iniziale sulle identità
La famiglia del secondo ostaggio ritratto aveva chiesto inizialmente che il suo nome non venisse diffuso, secondo quanto riportato dal Forum delle Famiglie degli Ostaggi e dei Dispersi. Inoltre, i familiari di entrambi i prigionieri non hanno concesso l’autorizzazione a rendere pubblico l’intero video, che circola solo in versione parziale. La famiglia di Ahel ha infine confermato che è lui il secondo ostaggio ripreso nel video.
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Nel giorno che ha segnato i 700 giorni dal 7 ottobre 2023, è riemerso con particolare forza il post di Idit Ahel, madre dell’ostaggio Alon Ahel. Con parole struggenti, Idit aveva descritto il suo “Aloni” come un ragazzo talentuoso pianista, forte e resiliente, ma costretto a vivere in condizioni disumane: ferito, affamato, sottoposto a violenze e torture in un tunnel sotterraneo.
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“Il mio Aloni tornerà da me vivo. Lo credo con tutto il cuore e non ho intenzione di arrendermi”, aveva scritto la madre, raccontando i suoi instancabili sforzi: viaggi in tutto il mondo, incontri con leader internazionali, appelli continui al governo israeliano.
Il messaggio, intriso di amore e disperazione, si era chiuso con una preghiera accorata: “Aiutatemi a riportare Alon a casa, prima che sia troppo tardi.” La madre di Ahel aveva scritto il messaggio nel 513° giorno della sua prigionia, non immaginando che si sarebbe giunti al 700°.
Sui social, centinaia di persone avevano risposto con messaggi di solidarietà e simboli di speranza – cuori, nastri gialli e preghiere – a testimoniare che la voce di Idit non rimaneva isolata, ma rappresentava l’eco di tutte le famiglie che ancora aspettavano il ritorno dei loro cari.

Un precedente inquietante
Gilboa-Dalal era già apparso a febbraio, durante la tregua temporanea, in un altro video di Hamas. In quell’occasione era stato costretto, insieme a Evyatar David, ad assistere al rilascio di altri ostaggi, in una messa in scena propagandistica tesa a manipolare l’opinione pubblica.
La diffusione del nuovo filmato ha riacceso l’angoscia tra i parenti degli ostaggi. Molti sottolineano come, a quasi due anni dal 7 ottobre, le famiglie continuino a vivere nell’incertezza e nella paura.
Le proteste in Israele e il dolore delle famiglie
Proprio in occasione del 700° giorno dal massacro del 7 ottobre, i familiari degli ostaggi e numerosi attivisti hanno organizzato manifestazioni in tutto il Paese per chiedere con forza un accordo. A Tel Aviv, in piazza degli Ostaggi, è stata allestita una grande scritta “SOS” accanto a una clessidra di sabbia, simbolo del tempo che scorre inesorabile. Decine di manifestanti, con magliette e copricapi gialli, hanno presidiato l’installazione.
Altre proteste si sono svolte a Gerusalemme, davanti alla Residenza del Presidente, mentre alle 9 del mattino i membri del Kibbutz Nir Oz hanno rilasciato una dichiarazione ai media da Kiryat Gat, con la presenza di diversi ex ostaggi. Tra loro anche Arbel Yehoud, il cui compagno Ariel Cunio si trova ancora in prigionia a Gaza.
L’uscita del video avviene mentre l’IDF annuncia nuovi attacchi su Gaza City, colpendo edifici che secondo l’esercito ospitavano infrastrutture terroristiche. Parallelamente, il governo israeliano ribadisce che senza la resa di Hamas l’offensiva continuerà, aumentando i rischi anche per gli stessi ostaggi.
Le immagini diffuse da Hamas rappresentano non solo un messaggio rivolto a Israele, ma anche alla comunità internazionale. Le famiglie accusano il mondo di mostrarsi indifferente al destino dei loro cari, mentre chiedono una maggiore pressione diplomatica per arrivare a un accordo che possa porre fine a questa estenuante prigionia.