di Nathan Greppi
L’IA è stata utilizzata da Hamas in diversi modi: pubblicando dichiarazioni ideologiche riscritte nel linguaggio dell’attivista occidentale medio; con la traduzione istantanea dei loro contenuti in più lingue; e con slogan e immagini amplificate sui social media prima che venissero fuori notizie verificate.
Da quando l’intelligenza artificiale si è ritagliata un posto centrale nel dibattito pubblico, essa è stata ampiamente utilizzata sul fronte bellico dai nemici d’Israele. Dopo il 7 ottobre, Hamas ha creato dei video deep-fake per diffondere propaganda e incitare attacchi di “lupi solitari” tra i palestinesi, oltre a creare false immagini delle vittime civili a Gaza. E anche l’Iran ha fatto ricorso all’IA per la propria propaganda, ad esempio diffondendo false immagini di jet israeliani abbattuti durante la guerra dei 12 giorni.
Alcuni esperti hanno iniziato a studiare questo fenomeno molto prima che gli strumenti di intelligenza artificiale diventassero di uso comune nella vita di tutti i giorni. Tra questi vi è l’analista americano Steven Stalinsky, dal 1999 direttore esecutivo del MEMRI (Middle East Media Research Institute). Sue analisi sono apparse su importanti testate quali il Wall Street Journal, Washington Post, Forbes e Newsweek.
In un suo editoriale pubblicato a giugno su “Forbes”, lei ha espresso una certa preoccupazione in merito all’utilizzo dell’IA da parte di gruppi terroristici. Come hanno utilizzato l’intelligenza artificiale per i loro scopi?
L’adozione dell’intelligenza artificiale da parte di organizzazioni jihadiste è una svolta nella cyber jihad, come lo è stata oltre un decennio fa l’adozione di massa dei social media. Dall’ISIS e Al-Qaeda a Hezbollah e Hamas, dagli Houthi ai talebani e a una miriade di gruppi più piccoli, l’intelligenza artificiale sta emergendo come un’arma nuova e potente. Nelle prossime settimane, io e i team del MEMRI “Cyber & Jihad Lab (CJL)” e “Jihad and Terrorism Threat Monitor” pubblicheremo il rapporto più completo mai redatto fino ad oggi su come i gruppi terroristici hanno utilizzato e utilizzano l’IA.

Che ruolo ha avuto l’intelligenza artificiale negli attacchi del 7 ottobre 2023 e nella successiva guerra tra Israele e Hamas?
Gli attacchi del 7 ottobre sono stati condotti con strumenti di bassa tecnologia, ma la battaglia della narrazione globale che ne è seguita è stata plasmata dall’intelligenza artificiale, dalla traduzione automatica e dall’amplificazione coordinata online. La violenza era analogica, ma l’operazione di influenza era digitale.
L’IA è stata utilizzata da Hamas in diversi modi: pubblicando dichiarazioni ideologiche riscritte nel linguaggio dell’attivista occidentale medio; con la traduzione istantanea dei loro contenuti in più lingue; e con slogan e immagini amplificate sui social media prima che venissero fuori notizie verificate.
Che ruolo ha avuto l’intelligenza artificiale nella diffusione della propaganda pro-Hamas e antisraeliana negli Stati Uniti?
Collegherei direttamente questa domanda a ciò che sta accadendo sui social media con la rimozione di tutti i blocchi, specialmente su X, e la pressione degli attivisti che ha portato YouTube e Meta ad abbandonare il loro programma di verifica dei fatti e ad allentare le loro regole di moderazione dei contenuti.
Negli ultimi 15 anni, ho incontrato spesso rappresentanti delle maggiori compagnie tecnologiche americane come Google, Meta e X, per spiegare loro come Al-Qaeda e altre organizzazioni jihadiste siano cresciute grazie al loro seguito online. Sebbene dopo l’11 settembre ci sia stato un costante miglioramento nel contrastare i contenuti filo-jihadisti, negli ultimi anni c’è stata una regressione in nome della “libertà di parola”, soprattutto dopo che Elon Musk ha acquistato Twitter nell’ottobre 2022. Da allora, sia X che le altre piattaforme hanno iniziato a rimuovere la moderazione dei contenuti, ed è cresciuto il numero di giovani americani che si sono radicalizzati sui social.
Il mese scorso, YouTube ha permesso a centinaia di migliaia di account estremisti precedentemente rimossi di tornare sulla piattaforma, inclusi antisemiti come Nick Fuentes. In questo modo, sta ulteriormente alimentando l’incitamento all’odio e la propaganda antisraeliana. In questo caso sono gli algoritmi che alimentano gli spettatori, e in particolare i giovani, con contenuti estremisti che una volta non erano disponibili.
Un altro punto importante riguarda gli attori statali, in particolare Iran, Russia, Cina e Corea del Nord, che stanno creando account falsi e diffondendo antisemitismo e propaganda antisraeliana, oltre a promuovere voci filo-Hamas.

Già nel 2018, lei ha spiegato sul “Washington Post” come le organizzazioni terroristiche usassero le criptovalute per autofinanziarsi. Pensa che le criptovalute abbiano ancora oggi un ruolo importante per Hamas e altri gruppi che minacciano Israele?
I gruppi jihadisti come Hamas e Hezbollah, così come l’ISIS, Al-Qaeda e altri, utilizzano le criptovalute da molti anni. L’anno scorso si è visto anche un aumento di questo utilizzo, perché alcuni blocchi sono stati rimossi. Come abbiamo spiegato in un report del MEMRI dell’ottobre 2023, Hamas ha iniziato a finanziarsi in questo modo perlomeno dal 2019, raccogliendo decine di milioni di dollari.
Cosa si dovrebbe fare per combattere l’uso dell’IA da parte di gruppi terroristici? Cosa dovrebbero fare i governi e le aziende high-tech?
Sulla questione, ho pubblicato sul sito del MEMRI un articolo in merito alla necessità urgente di creare una task force, per combattere la proliferazione dell’IA nella galassia della cyber jihad. Mi preoccupa molto il fatto che i governi occidentali siano sempre due passi indietro rispetto ai jihadisti nell’uso della tecnologia, e certamente lo stesso fenomeno si ripete con l’intelligenza artificiale.



