di Anna Balestrieri
Cinque capi tribali della città palestinese di Hebron, situata in Cisgiordania (nota in arabo come Al-Khalil), hanno inoltrato una proposta audace: staccarsi dall’Autorità Palestinese e costituire un piccolo emirato indipendente, al fine di stringere un’intesa di pace con Israele e partecipare agli Accordi di Abramo.
Una lettera a Israele con richieste precise
I promotori hanno formalmente inviato una missiva al ministro israeliano dell’Economia, Nir Barkat, chiedendo di trasmetterla all’attenzione del primo ministro Benjamin Netanyahu. L’iniziativa segna un netto cambiamento rispetto alla politica tradizionale palestinese .
Tra i firmatari figura lo sceicco Wadi al-Jaabari, esponente di un’importante famiglia di Hebron, che ha ribadito il desiderio di “cooperazione e convivenza con Israele”. Questa presa di posizione coraggiosa ha segnato una svolta, con al-Jaabari e altri leader tribali che riconoscono ufficialmente Israele come stato ebraico, impegnandosi per la pace.
Un piano con forte impatto economico
La proposta prevede l’assunzione iniziale di 1.000 lavoratori da Hebron su base sperimentale, con l’intenzione di farne arrivare fino a 5.000 in una fase successiva. Secondo i promotori, Barkat avrebbe ipotizzato di arrivare a 50.000 occupati nel tempo.
Uno sceicco citato dal Wall Street Journal ha commentato: “Se avremo il supporto dell’amministrazione Trump, Hebron potrebbe diventare come Dubai”, delineando una visione ambiziosa di sviluppo economico e integrazione regionale.
Critiche agli Accordi di Oslo e all’Autorità Palestinese
Nel documento si chiede l’adesione agli Accordi di Abramo con un calendario preciso, giudicando gli Accordi di Oslo falliti e responsabili di “morte, rovina economica e distruzione”. Al‑Jaabari ha criticato duramente l’Autorità Palestinese, affermando che “non è capace di proteggerci” e negando qualsiasi possibilità di uno Stato palestinese nel prossimo millennio: “Dopo il 7 ottobre, Israele non lo permetterà; continuare a puntare su quello Stato ci condurrà al disastro”.
Un’iniziativa con l’avallo israeliano
Secondo i promotori, il ministro Barkat avrebbe esaminato la proposta insieme al governo israeliano, sotto l’egida di un atteggiamento cauto da parte di Netanyahu. Le discussioni tra le parti risalirebbero a febbraio, con diversi incontri ospitati nella residenza del ministro.
Barkat ha dichiarato al Wall Street Journal che “il vecchio modello dei due Stati ha fallito” e ha criticato la leadership dell’Autorità Palestinese per la perdita di fiducia sia tra i palestinesi sia in Israele.
Reazioni contrastanti e potenziali implicazioni
Alla domanda se questa posizione potesse essere vista come un tradimento, al-Jaabari ha risposto: “Il tradimento è stato Oslo. Io seguo la mia strada”. Le sue parole mettono in luce profonde spaccature nella società palestinese, tra chi punta su approcci tradizionali e chi vuole sperimentare soluzioni locali più pragmatiche.
Questa iniziativa emerge mentre l’amministrazione Trump considera l’ampliamento degli Accordi di Abramo anche a paesi come Siria, Libano e Arabia Saudita. Se portata avanti, l’idea di Hebron potrebbe rappresentare un precedente significativo, dimostrando come la diplomazia locale possa superare impasse geopolitiche. Tuttavia, non mancano interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine e sui rischi di frammentazione territoriale.
Per ora si tratta di una proposta inedita e non ancora ufficialmente adottata.
Foto in alto: lo sceicco Wadi al-Jaabari (X)