Le donne i cui resti sono stati sepolti in Germania

Berlino, cerimonia funebre con i resti di vittime del nazismo e di esperimenti medici

Mondo

di Ilaria Ester Ramazzotti
Una cerimonia interreligiosa ebraica, cattolica e protestante, partecipata da alcune centinaia di persone, ha accompagnato lo scorso 12 maggio a Berlino la sepoltura di circa trecento piccoli pezzi di tessuto corporeo di donne. I loro corpi erano finiti in crematorio, negli anni del nazismo e della Seconda guerra mondiale, dopo che Hermann Stieve, rinomato medico e professore universitario tedesco, li aveva sezionati e usati per esperimenti.

Ginecologo e docente all’Università di Berlino, dove aveva ottenuto una cattedra nei primi anni del periodo nazista, Stieve si è dedicato alla ricerca di come le emozioni e la paura potessero influire sulla fertilità, sul ciclo mestruale e sugli organi genitali della donna e dell’uomo. Si faceva consegnare il “materiale umano” dal lager di Ravensbruck e dal carcere di Ploetzensee, situato nei pressi della capitale tedesca. Sono stati 148 i corpi, quasi tutti di donne, utilizzati per le sue pratiche. Una ricerca storica ha dimostrato che venivano prelevati subito dopo le esecuzioni a morte per poi essergli consegnati.

Vicino al Reich, seppur mai iscrittosi al partito, Stieve non è mai stato processato come criminale nazista. Dopo la guerra, ha continuato la sua carriera di stimato medico e di professore all’Università Humboldt, restando socio onorario della Società Tedesca di Ginecologia fino alla sua morte nel 1952. Lui stesso aveva redatto una lista dei nomi delle donne e degli uomini i cui corpi erano serviti per i suoi esperimenti, lista che ha supportato l’identificazione dei pezzi di tessuto.

I resti di queste persone, frammenti di tessuto umano, spesso di soli pochi millimetri, sono stati ritrovati nel 2016 da dei discendenti Stieve, in una proprietà di famiglia. Li aveva conservati dentro piccole scatolette, a volte recanti il nome della persona cui erano appartenuti. Il Centro per la memoria della Resistenza tedesca, che li ha coonsegnati al Policlinico della Charité, lo stesso ospedale dove Stieve aveva lavorato, è riuscito a identificarne solo una ventina con nome cognome. Ha lavorato all’inchiesta anche la Michigan University.

Fra questi, Liane Berkowitz, impiccata a 19 anni dai nazisti per aver affisso volantini di protesta, ma giustiziata solo dopo aver partorito il bambino che portava in grembo. Libertas Schulze-Boysen, partecipante alla resistenza tedesca insieme al marito, così come l’americana Midlred Harnack, sposata al capo di Orchestra Rossa. Delle donne identificate, le famiglie hanno richiesto che non venissero pubblicamente citate al momento della sepoltura dello scorso 12 maggio, quando hanno ricevuto la cerimonia funebre insieme alle tante i cui resti non sono stati riconosciuti e la cui storia non potrà essere raccontata.

La notizia è riportata questa settimana dal Corriere della Sera online.