20 anni dopo l’attentato all’AMIA, l’Argentina ebraica chiede giustizia

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amiaIl 18 luglio 1994, a Buenos Aires, Argentina alle 9.53 a.m ora locale, una bomba esplodeva al centro ebraico AMIA, uccidendo 85 persone e ferendone oltre 300. Un attacco feroce, che colpì il cuore della numerosa e attiva comunità ebraica della capitale argentina, e che oggi 18 luglio 2014, esattamente 20 anni dopo quel tragico fatto, è stato ricordato durante una manifestazione pubblica, a cui hanno partecipato migliaia di persone, in Pasteur 633, davanti a quella che era la sede del centro distrutto dalla bomba. Durante l’evento, è intervenuto  tramite un collegamento video anche Papa Francesco, che ha invocato giustizia (vedi traduzione sotto).

Parallelamente, si è tenuta un’altra manifestazione dell’organizzazione Active Memory in Plaza Lavalle, davanti alla sede delle Corti, con lo slogan “Noi non siamo di memoria, abbiamo bisogno di giustizia”.

In tutto migliaia di persone che si sono riunite in nome della memoria e della ricerca della giustizia, che ancora oggi non è stata raggiunta. Sugli autori e le cause della strage, infatti per anni non si seppe nulla – vuoi per insabbiamenti del caso, vuoi per incompetenza delle autorità chiamate ad indagare. La svolta arrivò nel 2006 quando i procuratori argentini Alberto Nisman e Marcelo Martínez Burgos, accusarono formalmente il governo iraniano di aver diretto l’azione, e le milizie Hezbollah di aver eseguito materialmente l’operazione. Atentado_AMIAL’accusa si basava sulla tesi per cui l’Argentina era stata presa di mira dall’Iran per la decisione di Buenos Aires di sospendere un contratto di trasferimento di tecnologia nucleare a Teheran.

Nel febbraio del 2013, però, un accordo fra il governo iraniano e quello argentino – rappresentato dal presidente Cristina Kirchner e dal Ministro degli Esteri Hector Timmermann, egli stesso ebreo -, fa esplodere l’indignazione della comunità ebraica. L’intesa, infatti, prevede la creazione di una commissione di inchiesta argentino-iraniana che faccia luce sull’attentato.

Molto critico sull’accordo era stato anche lo scrittore e intellettuale ebreo argentino Marcos Aguinis, che in un’intervista al Bollettino aveva espresso tutto il suo rammarico. «È un accordo che non serve a niente all’Argentina, agli ebrei e nemmeno al chiarimento di quello che avvenne nell’attentato. È chiaro, invece, che è stato realizzato per soddisfare una richiesta di Hugo Chavez (ex presidente venezuelano, morto nel marzo del 2013, ndr), alleato dell’Iran. È una macchia nella storia della diplomazia argentina». Ma i toni più accesi di Aguinis sono indirizzati a Hector Timerman, il ministro – ebreo – degli esteri argentino, che ha siglato l’intesa con l’Iran: è lui che Aguinis non ha esitato a definire «peggio di un traditore» durante un’intervista televisiva, ribadendolo anche qui sul Bollettino. «Ha tradito gli ebrei prendendo accordi con un governo che apertamente nega l’Olocausto e promette di eliminare Israele dalla mappa del Mondo. E si è comportato in maniera ulteriormente ignobile non dando le dimissioni dopo aver compiuto un tale gesto».

papaamiaIl discorso del Pontefice. “Si faccia giustizia”
“A 20 anni dalla tragedia dell’Amia voglio fare sentire la mia vicinanza alla comunità ebraica argentina e a tutti i famigliari delle vittime, ebrei o cristiani – ha dichiarato il Pontefice -. 20 anni da una tragedia, 20 anni da una pazzia. Il terrorismo è una pazzia, sa solo ammazzare, non sa costruire, distrugge. Per questo esprimo la mia vicinanza a tutti color che hanno avuto la loro vita spezzata, speranze troncate, rovina. Talvolta si dice che Buenos Aiores è una città che ha bisogno di piangere, ma che non aveva pianto abbastanza, Rischio di cadere nei luoghi comuni, ma lo ripeto: ci manca piangere. Siamo molto inclini a archiviare gli avvenimenti, non ci facciamo carico della storia, delle sofferenze, delle cose che potrebbero essere state belle e non lo furono. Per questo ci costa tanto percorrere il cammino della giustizia, per affrontare il debito che questa tragedia ha contratto con la società. Alla mia vicinanza e alla mia preghiera per tutte le vittime, oggi si unisce il mio desiderio di giustizia. Che si faccia giustizia.

Che D-o benedica tutti, le istituzioni, la famiglia. E che dia pace a coloro che perirono in questo atto di follia”.