Umanità selettiva: il doppio standard dell’appello di “Sanitari per Gaza”. La risposta dell’Associazione Medica Ebraica

Italia

di Associazione Medica Ebraica
Questo appello dimentica che il compito di ogni sanitario è tutelare la vita umana, senza distinzioni ideologiche o geopolitiche. L’assenza di ogni riferimento alle vittime israeliane, ai feriti, agli ostaggi ancora detenuti, e la non distinzione tra civili gazawi e terroristi legati a Hamas, è inaccettabile.

Il documento diffuso dal gruppo “Sanitari per Gaza” intende richiamare l’attenzione sulla grave crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, sollecitando cittadini, professionisti e Ordini professionali sanitari italiani a prendere posizione. Tuttavia il testo, apparentemente animato da intenti etici, assume in realtà una connotazione politica fortemente ideologica, evidenziando una carenza di equilibrio e di profondità.

Noi siamo consapevoli della gravità della situazione. Noi operatori della sanità italiani crediamo che la vita di tutti sia sacra e vada sempre rispettata.

Questo appello dimentica che il compito di ogni sanitario è tutelare la vita umana, senza distinzioni ideologiche o geopolitiche. L’assenza di ogni riferimento alle vittime israeliane, ai feriti, agli ostaggi ancora detenuti, e la non distinzione tra civili gazawi e terroristi legati a Hamas, è inaccettabile.

È norma che il medico mantenga un comportamento responsabile, fondato sul rispetto della deontologia e non strumentalizzi la professione per fini personali, politici o ideologici; non ci sembra che questo principio sia rispettato in questo documento scritto da alcuni “sanitari”.

Inoltre l’intero appello si fonda su dati forniti da Hamas, senza verifica indipendente, né confronto con fonti pluralistiche. È noto che a Gaza le informazioni sono spesso filtrate da un rigido controllo dell’autorità. Anche se riteniamo che ogni vita persa sia una tragedia, riteniamo anche che la serietà e la affidabilità delle cifre sia indispensabile in qualunque relazione sia essa scientifica o divulgativa.

Sin dalle prime battute, il testo usa toni estremi e fortemente polarizzanti: espressioni quali “condotta genocida israeliana”, “uso della fame come arma” e “devastazione deliberata delle strutture sanitarie” formulano accuse di notevole gravità che mancano di riferimenti obiettivi della realtà non appiattiti sulla versione di Hamas.

Manca qualsiasi riferimento e analisi degli eventi che hanno scatenato l’attuale escalation, in particolare il massacro del 7 ottobre 2023. Ignorare quel giorno significa rimuovere la realtà di un attacco brutale, che ha visto civili israeliani residenti nei kibbutz vicino alla frontiera e quindi attivisti pacifisti e sostenitori della convivenza israelo-palestinese e dell’integrazione arabo-israeliana, barbaramente violentati, assassinati o presi in ostaggio. Il fatto che proprio queste persone siano state tra le prime vittime rende ancor più assurdo il silenzio su tale strage. Purtroppo molti ignorano che da sempre malati palestinesi venivano curati negli ospedali israeliani dove tutt’ora operano medici e sanitari palestinesi.

Israele non ha voluto mostrare i filmati del massacro del 7 ottobre per rispetto ai morti, ai parenti dei morti e all’umanità intera alla quale non è giusto far vedere cosa è capace di fare l’uomo.

Il testo denuncia la “devastazione deliberata delle strutture sanitarie” ma non parla dell’uso sistematico da parte di Hamas di infrastrutture civili, tra cui ospedali e scuole, per scopi militari, con la costruzione di tunnel sotterranei. È lecito allora chiedersi perché la popolazione civile non sia stata evacuata in luoghi sicuri o protetta nei tunnel, se davvero questi fossero stati pensati a fini difensivi e se davvero le vite dei gazawi avessero un valore. L’uso cinico dei civili come scudi umani, unito alla mancata restituzione degli ostaggi israeliani, solleva seri interrogativi su chi effettivamente stia sacrificando le vite innocenti per strategie di potere.

Siamo solidali con quei palestinesi che, nonostante l’oppressione di Hamas, cercano giustizia e libertà con coraggio e dignità. Proprio per questo, ogni appello che pretenda di fondarsi su principi etici deve essere guidato da rigore, onestà intellettuale e senso di responsabilità. Diversamente, esso diventa uno strumento divisivo, che alimenta odio e disinformazione invece di contribuire alla costruzione di una coscienza collettiva fondata sulla verità.