Rav Arbib sulla Carta della Memoria di Gariwo: alcune perplessità

Italia

Rav Alfonso Arbib

Vorrei fare alcune osservazioni a proposito della Carta della Memoria presentata da Gariwo.

Premetto che considero quest’iniziativa animata da buone intenzioni e contenente alcune sollecitazioni importanti. Sono certo che i promotori e i firmatari siano in assoluta buona fede. Tuttavia, un aspetto importante della Carta mi lascia perplesso. Questa insiste molto sulla comparabilità dei genocidi e sul fatto che tutte le sofferenze meritino uguale considerazione e uguale rispetto.

È certamente un dovere di tutti noi combattere le persecuzioni, dovunque avvengano. La Torà scrive “Non affliggerete l’orfano e la vedova” (Esodo 22, 21). Rabbi Avraham Ibn Ezra si chiede perché la Torà usi il plurale e risponde che chiunque veda l’afflizione dell’orfano e della vedova senza intervenire è corresponsabile di quella persecuzione.
È anche vero che nessuno può pensare di avere il monopolio della sofferenza o considerare con sufficienza il dolore altrui. Questo però non significa e non può implicare che si debba ignorare o sottovalutare la specificità delle diverse persecuzioni. In particolare non è possibile ignorare la specificità della Shoà. Questa è data non solo dalle sue dimensioni sconvolgenti ma anche dal fatto che sia parte di una lunghissima storia di odio anti-ebraico. Solo riflettendo su questa storia si può comprendere l’unicità della Shoà. E senza riflettere su questa storia, dire “mai più” diventa puramente retorico.

La storia dell’odio anti-ebraico è qualcosa di tragicamente unico nella nostra cultura e civiltà. Certamente è possibile trovare elementi comuni con altre persecuzioni ma c’è sempre qualcosa che sfugge in questo paragone, qualcosa di fondamentale per poter capire. Ritengo che solo partendo da questo elemento specifico, solo partendo dalla storia d’Israele e del suo rapporto con i mondi con cui è venuta in contatto si possa dare alla Shoà un significato universale. Solo partendo dal particolare si può arrivare all’universale.

Per quanto riguarda l’antisemitismo attuale (che spesso è sorprendentemente simile a quello passato), credo sia importante notare che questo è praticato non solo da antichi antisemiti di estrema destra che si ispirano all’eredità del nazismo e del fascismo ma anche da altri. Ci sono sempre più persone che sostengono di avere a cuore il progresso dell’umanità e la difesa degli oppressi, e che fanno però convivere questi loro alti ideali con stereotipi tipici dell’antisemitismo di ogni tempo. Ciò che è comune a entrambe le forme di antisemitismo è la costante demonizzazione dell’ebreo che da vittima viene trasformato in carnefice.
Credo che non facendo i conti con tutto ciò si rischi di cadere in gravi equivoci.