Premio Letterario ADEI WIZO Adelina Della Pergola, da 25 anni uno stimolo al pensiero critico

Italia

di Ilaria Myr
La lettura come motore per l’arricchimento e la crescita personale e collettiva, un esercizio di pensiero critico che si oppone a facili appiattimenti e che spinge invece a leggere la realtà in modo più consapevole: questo il forte messaggio emerso dagli eventi che il 7 maggio hanno concluso la XXV Edizione del Premio Letterario ADEI WIZO Adelina Della Pergola, a cominciare dalla Premiazione avvenuta nella Sinagoga Centrale di Milano.

«In questa sinagoga stiamo celebrando un premio che da 25 anni cerca di insegnare quanto le conquiste della società civile siano connesse anche all’ebraismo – ha esordito la presidente nazionale dell’ADEI WIZO Susanna Sciaky –. In un quarto di secolo abbiamo dato a oltre 4000 studenti opere di narrativa che raccontano non solo della Shoah, ma anche della realtà di Israele oggi, convinti che un libro può cambiare davvero la visione delle cose».

Ad ascoltarla una platea molto folta e variegata (a cui vanno ad aggiungersi le moltissime persone collegate da remoto), in cui erano presenti 150 studenti delle scuole che hanno partecipato quest’anno alla scelta dei vincitori della sezione Ragazzi (Liceo “P. Colonna” di Galatina e l’istituto Barbarigo di Venezia), nonché i rappresentanti della Comunità ebraica di Milano, gli scrittori vincitori e gli illustri ospiti invitati a dare il proprio contributo all’evento, il giornalista Antonio Caprarica e il demografo Sergio Della Pergola.

A dialogare con i vincitori, dopo la premiazione, Fiona Diwan, direttrice dei media della Comunità (il sito Mosaico e il mensile Bet Magazine).

Qui la fotogallery degli eventi (Linda Photo Events)

Il ruolo dell’ebraismo italiano e dell’ADEI WIZO

 

Nel suo discorso introduttivo, Sciaky ha ricordato la forza dei sopravvissuti alla Shoah che, tornati dall’inferno, hanno partecipato attivamente alla ricostruzione dell’Italia, come nove dei padri Costituenti – Ugo Della Seta, Vittorio Foa, Giuseppe Emanuele Modigliani, Riccardo Momigliano, Mario Montagnana, Rita Montagnana, Umberto Terracini, Paolo Treves e Leo Valiani -, così come di quelli che decisero di costruire una nuova nazione, Israele.

«In questi 80 anni di Storia, l’ADEI WIZO, che sta per giungere ai 100 anni dalla sua nascita, ha fatto la propria parte, aiutando a ricostruire l’identità ebraica in Italia, stando vicino alle donne e alle famiglie bisognose in Israele e combattendo un antisemitismo che nonostante l’evidenza della Shoah, continuava ad essere radicato nelle coscienze – continua Sciaky -. Nel 2000 nasceva il nostro Premio Letterario proprio perché si sentiva che quella battaglia poteva essere vinta. L’intento era quello di rafforzare il cammino di inclusione, condivisione, e convivenza, intrapreso dal popolo ebraico e riconosciuto come una parte del progresso della società civile. Ci sembrava ovvio che più ne diffondevamo la memoria, meno si sarebbe potuto negare ciò che era successo. Più raccontavamo cosa era l’ebraismo e cosa era Israele, più le persone avrebbero riconosciuto che questo progetto era qualcosa che riguardava tutti».

Davanti però a un’inaspettata esplosione dell’antisemitismo dopo i massacri commessi il 7 ottobre da Hamas, davvero tutto ciò è servito? La speranza ha ancora un senso?
“Solo immaginare il futuro ci può aiutare”, ha scritto Eshkol Nevo in una delle puntate del suo Diario di guerra sul Corriere della Sera. «Ecco: immaginare il futuro è l’essenza del nostro lavoro – ha continuato Sciaky -. È il coraggio in questi 25 anni, di continuare caparbiamente sulla nostra strada, senza dare nulla per scontato. E anche se è sempre più difficile dobbiamo trovare anche il coraggio di rispondere di sì, ne vale la pena. Anche quando ogni segno attorno a noi ci dice che è come accendere una fiammella appena visibile nelle tenebre. Abbiamo il dovere morale di impegnarci a tenere viva quella speranza. Viviamo in un’epoca di insicurezza e, non solo per ciò che sta accadendo intorno a noi. Chi può dire dove saremo e con quale spirito affronteremo la prossima edizione di questo Premio, chi pronuncerà le parole di saluto, chi saranno i vincitori e gli ospiti? Ma in questa incertezza io so che l’ADEI WIZO non si tirerà indietro nel fare la sua parte affinché la luce della ragione non si spenga. Lo so perché il popolo ebraico ha cercato di tenerla accesa nelle proprie case per secoli, a volte nascondendola per necessità, ma pronto a condividerla non appena l’umanità ne avesse di nuovo bisogno per ritrovare il cammino: 80 anni fa come oggi».

Gli interventi

 

Antonio Caprarica, Ospite d’Onore della Cerimonia, ha sintetizzato perfettamente lo spirito del tempo contro cui si batte l’ADEI WIZO: «Capisco l’indignazione che si prova quando vedo dei ragazzi che fischiano la Brigata Ebraica il 25 aprile o proclamano ‘Palestina dal fiume al mare’, riprendendo così lo slogan che era del gran mufti amico di Hitler. Abbiamo cancellato la storia a favore dei videogiochi, abbiamo smesso di insegnare la complessità. Abbiamo rinunciato a educare alla distinzione e, in questo vuoto, germoglia il peggio: l’odio, il pregiudizio, la semplificazione. La letteratura, invece, ci allena a pensare». Poi rivela tutto il suo amore per la letteratura ebraica citando i suoi scrittori preferiti e conclude: «Singer diceva che lo yiddish era l’idioma di un’umanità spaventata e piena di speranza e penso che, in 2000 anni di storia, nessuno più del popolo ebraico abbia sperimentato e raccontato meglio questa condizione umana».

Sono parole che riprendono quelle pronunciate poco prima da Rav Alfonso Arbib che ricorda come gli ebrei siano stati capaci di scrivere anche fuggendo da un pogrom o durante la rivolta del ghetto di Varsavia: «Siamo il popolo non solo del Libro, la Torà, ma dei libri. Scrivere è un atto di resistenza, di approfondimento, di verità. La realtà è sempre complessa. Lo è in Medio Oriente e il nostro dovere è trasmettere questa complessità, contrastando la semplificazione e la presentazione della storia come fosse solo bianco o nero».

Sergio Della Pergola sale sul podio davanti all’ Aron-Ha-Kodesh nella duplice veste di esperto di statistica a livello mondiale che da anni vive in Israele, ma anche di sostenitore, insieme alla sorella Mara, del Premio dedicato alla memoria della madre. «Dal 7 ottobre è avvenuto uno spaventoso regresso, sono crollate tre illusioni. La prima è che dopo 77 anni dall’indipendenza si continua a negare che Israele possa essere attore sovrano e padrone del proprio destino. La seconda riguarda il rapporto tra Israele e i popoli del Medioriente: gli accordi di Abramo avevano fatto sperare e, invece, riscopriamo con orrore che il progetto genocida contro il Popolo Ebraico e d’Israele è vivo e vegeto. La terza riguarda i principi del mondo occidentale, che oggi in certi ambienti nega all’ebraismo il diritto alla parità di dignità di cittadino, il diritto alla propria memoria autonoma della storia, e il diritto alla sovranità politica».

La premiazione

 

Poi si entra nel vivo della Cerimonia con la Premiazione. Un’emozionata Gaëlle Nohant riceve il primo Premio per il suo L’Archivio dei destini, premio offerto dalla Sig.ra Luciana De Leon, in ricordo della madre Adele. Il testo, edito da Neri Pozza, nasce dalla scoperta della scrittrice degli Archivi Arolsen, la cui finalità era restituire alle famiglie gli oggetti dei loro cari scomparsi durante la guerra, e diventa il suo modo per «rendere onore ai sopravvissuti e alla loro memoria». Una curiosità: facendo ricerche negli Archivi, Nohant si imbatte nel diario di suo nonno ferroviere, che spediva quando possibile, alle famiglie i bigliettini che le persone buttavano dai vagoni bestiame prima di essere deportate.

L’emozione diventa ancora più palpabile quando sale a ritirare il premio Raffaele Genah vincitore per la Sezione Ragazzi. A consegnarglielo sono Jasmine e Giulio Hassan, i protagonisti dell’incredibile storia raccontata nel suo Notturno Libico (Solferino). Il premio è offerto da Sandro Hassan, in onore dei 100 anni di sua madre Lia Hassan.  «Quella degli ebrei libici è una storia italiana che però pochissimi conoscono – ha spiegato Genah -. Io stesso avevo dei brandelli dei discorsi che venivano fatti a casa, e con questo libro ho composto la parte che mancava, attingendo alla incredibile storia di Jasmine e Giulio».

A Enrico Franceschini è andato il secondo premio (offerto da Emanuele Fiano in ricordo della madre Rirì) per La mossa giusta (Baldini e Castoldi), sulla figura realmente esistita di un grande scacchista russo ebreo. «È una storia romanzesca sulla capacità degli ebrei di cavarsela – ha commentato -. Ai giovani non bisogna insegnare a non odiare gli ebrei, ma ad amare loro e la loro cultura».

Tamar Weiss Gabbay, terza classificata con La Meteorologa (Giuntina), «ha messo al centro del proprio libro due aspetti molto attuali – ha spiegato Fiona Diwan, giornalista, saggista e direttrice dei media della Comunità Ebraica di Milano -: il senso di inadeguatezza nei confronti delle aspettative che hanno gli altri su di noi e il rapporto con la natura e gli animali».

Premiata anche Raffaella Romagnolo, seconda classificata nella Sezione Ragazzi con il suo Aggiustare l’universo (Mondadori), un testo che parla del trauma che fu la legislazione razzista dei fascisti per gli ebrei italiani, «di cui oggi purtroppo si ha poca consapevolezza», ha specificato l’autrice.

Infine, una Menzione Speciale della Giuria è stata assegnata a Eshkol Nevo per la sua raccolta di racconti Legami.

«La pratica della scrittura è da sempre la via regia dell’autocoscienza ebraica, una finestra di coscienza con cui la modernità ebraica ha guardato a se stessa», ha dichiarato Fiona Diwan, introducendo la tavola rotonda con i vincitori sul tema: che cos’è la scrittura e qual è la sua funzione oggi.

«La letteratura oggi ha due ruoli – ha dichiarato Eshkol Nevo in collegamento video -: in Israele è terapeutico, perché in una società profondamente ferita aiuta a esprimere il dolore e, a volte, anche a lenirlo. In Italia, dopo il 7 ottobre mi sono reso conto che i miei amici non riuscivano a capire cosa succedeva in Israele sul piano emotivo. Ho cominciato a raccontare i fatti quotidiani in un piccolo diario e ho scoperto con piacere che c’erano tante persone pronte ad ascoltare. Far percepire come la vulnerabilità dell’essere umano è la stessa a Tel Aviv, Gerusalemme e in tutto il Medioriente, ci ricorda il ruolo dello scrittore”.

La cena di Gala

La serata è proseguita nell’incantevole cornice di Palazzo Visconti, per una Cena di Gala, dedicata agli amici: scrittori, sostenitori, consigliere storiche e attuali e Presidenti di Sezione dell’ADEI WIZO.
Sotto le volte settecentesche che ritraggono l’incontro di Ester con il Re Assuero e l’incontro di Re Salomone con la Regina di Saba la Presidente Susanna Sciaky ha introdotto gli ospiti della serata: “Forse non saremo saggi come Salomone o eloquenti come Ester, ma se siamo tutti uniti dal desiderio di poter davvero cambiare un poco il mondo, allora il futuro torna a riaprirsi alla speranza”.

Noemi Di Segni, Presidente dell’Ucei, sottolinea la straordinarietà di questa 25° edizione rispetto ai tempi che attraversiamo: “Mi è ben chiaro che l’emergenza sicurezza e i timori legati alle crescenti minacce sono solo la punta dell’iceberg di una più profonda emergenza culturale ed educativa. Conviviamo con le paure, anziché con le persone. Perciò, momenti come questo – in cui si ascoltano dolori, gioie ed esperienze che orientano il pensiero – possono e devono diventare una bussola anche per noi”. E ricorda che la prossima Giornata della Cultura Ebraica avrà per titolo proprio “Il popolo del Libro”.

Poi, l’attenzione è tutta per Maurizio Molinari. La sua è una vera e propria lezione di Geopolitica che permette di inquadrare ciò che sta avvenendo in Medio Oriente nell’ottica più ampia di un mondo in profondo cambiamento: “Quando la storia corre bisogna guardare la cartina geografica”, ricorda il giornalista, tracciando i confini delle nuove potenze e delle nuove vie commerciali. Ma è anche un discorso ottimista, dove Israele può ancora dialogare con un mondo arabo nel nome di una tradizione di coesistenza religiosa comune che è all’opposto dell’islamismo. In questo contesto Molinari ripercorre la storia di Israele, ne inquadra il suo valore di eccezionale democrazia, capace in ogni momento di interrogarsi senza la paura del confronto. Il sionismo che ha dato origine a Israele “porta a noi le dinamiche dell’unico movimento rivoluzionario che non è stato sconfitto, ma siamo ancora in mezzo alla fase iniziale. Da quello che sta accadendo può nascere una nuova generazione di leader, chissà che non sia in questo la risposta più sionista ed ebraica che abbiamo davanti”.

L’altro ospite d’onore della serata, Raffaele Morelli, focalizza il suo intervento proprio su un occidente preda del materialismo, senza più tempo da dedicare ai sogni e senza la capacità di accettare le proprie sofferenze. “I nostri bambini crescono per la prima volta nella storia, senza le fiabe: la fiaba aveva come caratteristica di portare i bambini fuori dal loro tempo. Noi stiamo perdendo tutto questo”. Poi riprende un insegnamento del chassidismo ricordando l’unicità di ogni individuo, quell’unicità che rende ogni persona speciale e che il mondo moderno vorrebbe sopprimere nell’omologazione.

La serata è stata inoltre l’occasione per lanciare la nuova Campagna dell’ADEI WIZO “Sponsor a Child”, destinata a fornire supporto psicologico ai bambini e ai ragazzi di Sderot, città che ha vissuto in prima persona gli attacchi del 7 ottobre.

Le attività legate a questa Edizione sono poi proseguite l’8 maggio.  Per le Socie dell’ADEI WIZO, desiderose di scoprire Milano, l’originale tour della città a bordo di un tram d’epoca con una guida e un brunch dedicato.
Per le scuole che hanno partecipato alla Cerimonia, la visita al Memoriale della Shoah, dedicata al fondamentale aspetto didattico del Premio.