Ecco i nostri nomi

Italia

Decine di tombe del cimitero ebraico di Milano sono state profanate da ignoti. Un’agghiac- ciante azione che mira a devastare la memoria e la dignità si è ripetuta ora facendo cadere i suoi effetti vicino a noi. Si tratta, hanno commentato a caldo i dirigenti ebraici italiani, a cominciare dal rabbino capo di Milano rav Alfonso Arbib, di un atto gravissimo. È certo vero, ma, ed è ancora peggio, direi che si tratta di un fatto coerente con il clima che da parte di alcuni si sta cercando di instaurare in questo Paese. Quando con la scusa dell’antisionismo si vogliono lasciar passare vignette infami, quando si pretende di eleggere a ministro della Repubblica un personaggio che continua impunito e senza temere il ridicolo a connettere il concetto di “razza” alle vicende del popolo ebraico, allora anche episodi come quello del cimitero di Milano divengono possibili.

Certo, noi ebrei dobbiamo denunciare, chiedere giustizia. Ma non basta. Di fronte a episodi come quelli di questi ultimi giorni dobbiamo anche trarre un insegnamento, trovare nuove ragioni di unità, nuovi slanci, nuovi progetti. Dobbiamo lasciar crescere la nostra voglia di fare, di lasciare un segno nella società italiana che arricchiamo di idee e di iniziative da oltre duemila anni.
Noi apparteniamo a una identità che rende onore ai morti e difende la loro dignità. E abbiamo insegnato a farlo anche a tante altre culture circostanti.

Ora un primo elenco delle tombe danneggate sta qui davanti a me. E insorge il solito dubbio che spesso accompagna il lavoro del giornalista. Si pubblica o non si pubblica? Motivi forti (dal dovere di rendere un servizio utile a quello di tutelare la riservatezza) possono essere schierati sul fronte di ognuna delle ipotesi.
Ma scorrendo l’elenco, ripetendo quei nomi, vedo nuovi motivi che impongono di prendere una decisione chiara: si pubblica. Perché sia ben chiaro a tutti che noi ci siamo. Che faremo la nostra parte. Che abbiamo tutti, tutti anche i nostri morti, una storia, una vita ebraica da testimoniare. E che non ce la faremo portare via da quattro imbecilli senza reagire.
Abbiamo tutti un nome e un cognome. Diciamolo. Il mio nome è Guido Vitale, sono un giornalista, oggi sono qui per denunciare quando accade e per rappresentare un momento di speranza, di maggior forza, nella nostra lotta contro la bestialità. Ecco ora, uno ad uno, gli altri nomi, a cominciare da quelli del cimitero di Milano. Faremo tutti, nonostante le incertezze che accompagnano i momenti più amari, la nostra parte.

campo 8
1) Acco Bivas Myriam
2) Alfandari Mieli Susanna
3) Arbib Irma
4) Azarya Schnur Anna
5) Barbouth Joseph
6) Barda Nada Stella
7) Begerano Mitrani Callo
8) Bice Foa Livia
9) Boroda Nathan Mirella
10) Brociner Marco
11) Brull Emilio
12) Carsen Dottore Lilly
13) Chammah Abraham Ben Ezra
14) Fischben Haccer Lucy
15) Colombo Enzo
16) Gedalja Gezza
17) Gnignatti Gualtiero
18) Goez Kurt
19) Haccer Gertrude
20) Kaufmann Gualtiero
21) Keonig Margherita
22) Kohn Agni
23) Lavi Mussa
24) Lacerna Giacomo
25) Levi Debora
26) Levi Friedmann Bianca
27) Libsker Tager Amalia
28) Lion Max
29) Marini Terni Marcella
30) Marzola Renata
31) Matalon David
32) Orebi Isacco
33) Pacifici Valobra Olga
34) Pamukoff Ovadia Vittoria
35) Papo Alberto
36) Pappo Elia
37) Papo Geron Angele
38) Raoul Fargion Isacco
39) Saltiel Recanati Flora
40) Saltiel Alberto Alfredo
41) Stein Riccardo
42) Zuckerberg Ottolenghi Scheindel

campo 5
1) Baralia Sara
2) Binamovicz Halina Chica
3) Brodchandel Szmuleib
4) Salama Evelina
5) Nahman Gaston

campo 4
1) Morando Eleonora Dina

Guido Vitale (direttore@mosaico-cem.it)

Ecco una prima cronaca

Circa 50 tombe sono state danneggiate durante la notte tra il 15 e il 16 maggio nel cimitero ebraico di via Jona, a Milano. Ribaltati i cippi, molti si sono spezzati nella caduta. Sul luogo e sulle tombe non sono state trovate scritte, né le tombe risultano profanate: sono state divelte le lapidi del settore 8 e alcune nei campi 4 e 5, la zona più vicina alla strada, alle spalle del Cimitero Maggiore, nella periferia nord-ovest della città. Non ci sono al momento rivendicazioni di stampo antisemita.
Il presidente della Comunità Leone Soued, con l’assessore al culto Avram Hason e il segretario generale della Comunità Michele Sciama hanno effettuato un sopraluogo nel pomeriggio, dopo che gli addetti alla manutenzione avevano dato l’allarme verso le 15.

“È un episodio gravissimo”. Questa la reazione di Rav Alfonso Arbib, Rabbino Capo della Comunità ebraica di Milano. “Per adesso preferisco non fare troppe dichiarazioni – spiega – aspetto di capire meglio la vicenda, che è gravissima”.

La solidarietà dei lettori

Vi scrivo perché la notizia della profanazione delle tombe al Cimitero ebraico di Milano, città dove lavoro, mi ha colpito profondamente.
Se questa lettera non è lineare e chiara come dovrebbe, scusatemi, ma sento un groppo in gola per l’indignazione e la rabbia.

Insozzare la memoria dei defunti è la dimostrazione del grado zero al quale è giunta l’aberrazione e la vigliaccheria degli antisemiti.
Certamente questo atto vile non è il primo attacco vergognoso alla memoria e alla dignità, dei morti come dei vivi: è purtroppo il riaffiorare di una corrente di odio che, come un fiume carsico, appare e scompare, anche nella nostra “civile” società.
Questa barbarie è solo l’ultima di una serie: segue i fischi alla Brigata ebraica durante la manifestazione per il 25 aprile, segue le bandiere di Israele bruciate, ma anche tanti altri atti che, forse, hanno sollevato e sollevano meno clamore ma che non per questo devono essere taciuti o, peggio, tollerati.

Sento profondamente il dovere personale, che appartiene a ogni uomo e donna, di dire forte e chiaro “basta!” a qualsiasi forma di antisemitismo, sia esso di matrice ideologica o religiosa, da qualsiasi parte provenga, da sinistra come da destra. A voi, e per tramite vostro alla Comunità di Milano e alle altre del nostro Paese, dico: non siete soli.

Nicola Borzi

Voglio esprimere la mia partecipazione di disgusto e condanna per quello che è successo al vostro cimitero. Spero davvero che siano stati solo orribili vandali.
Carola Giannone

L’ebreo “occupa troppo posto e va ricacciato nei suoi limiti, che sono quelli del terrore illimitato.”
“La profanazione dei cimiteri non è una degenerazione dell’antisemitismo, ma l’antisemitismo stesso.”
(M. Horkheimer, T. Adorno, Dialettica dell’illuminismo, 1966, pag. 196).

Per l’antisemita anche l’ultimo riposo è troppo concedere all’ebreo.

La pace negata agli ebrei lascia senza pace anche la società circostante: non vi è giusto che possa dormire in pace.

Joe Shammah

Nonostante non possano esservi parole adatte, voglio farvi pervenire
l’espressione del mio sdegno, della mia esecrazione, del mio ribrezzo per
quei degenerati figli di caino che hanno profanato il cimitero della comunità
ebraica.
Stefano Cattaneo

Io e mia moglie siamo solidali con tutta la Comunità ebraica
di Milano per l’indegno atto vandalico di cui siamo venuti a
conoscenza: circa 40 tombe profanate.
Simili atti sono tristemente infelici e indegni della
persona umana.

Tino e Nadia

A seguito della vile azione compiuta nei confronti di alcune tombe del Cimitero Ebraico, mentre denuncio e condanno l’esecrabile atto, indegno del consorzio umano, esprimo la più ampia solidarietà alla Vostra Comunità.

Giuseppe Casarini

La solidarietà della Chiesa Valdese

Al Presidente della Comunità Ebraica di Milano, Signor Leone Soued
Al Rabbino capo della Comunità Ebraica di Milano, Rav. Alfonso Arbib

Signor Presidente, Signor Rabbino,

l’atto di profanazione cui è stato fatto oggetto ieri il vostro cimitero ci riempie di amarezza e di sdegno. Credevamo, in modo illusorio, che il livello di civiltà della città in cui viviamo, ci mettesse al riparo da questi episodi squallidi e gravi, rispetto ai quali è necessario reagire.

Sapremo, speriamo presto, se si è trattato di un episodio di vandalismo fine a se stesso o di un rigurgito di razzismo che ci lascia senza parole. Di fatto, dobbiamo prendere atto che il mostro dell’antisemitismo non è morto, nonostante tutti i moniti che la storia ci ha lasciato attraverso le testimonianze dei milioni di ebrei che sono stati uccisi dalla barbarie di un’ideologia di morte e di orrore.

Le responsabilità sono molteplici ed investono tutti noi, a cominciare dalla nostra incapacità di denunciare con sufficiente determinazione i tanti, troppi tentativi anche recenti di rivisitare la storia impunemente, come se questo fosse un esercizio di carattere culturale o accademico assolutamente normale.

Vorremmo, con queste poche righe, esprimere alla vostra comunità tutta la nostra soliderietà e la disponibilità della nostra chiesa a mobilitarci immediatamente, se riterrete opportuno dare un segnale forte alla città attraverso qualche manifestazione pubblica volta a denunziare l’ignoranza colpevole di alcuni ed anche il silenzio, altrettanto grave, di una maggioranza che a volte non si sente coinvolta in prima persona in atti di questo genere.

Oltre alle parole di Primo Levi, di Elie Wiesel e di molti altri che portiamo scolpite nelle nostre coscienze, ricordiamo oggi quelle di Martin Niemoller, pastore protestante della Chiesa Confessante tedesca sotto il nazismo, sopravvissuto a lunghi anni di campo di concentramento:

“Prima vennero per gli ebrei – e io non dissi nulla perché non ero ebreo.
Poi vennero per i comunisti – e io non dissi nulla perché non ero comunista.
Poi vennero per i sindacalisti – e io non dissi nulla perché non ero sindacalista.
Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa.”

Vogliamo, insieme a voi, alzare forte la nostra voce, in questa città che evidentemente e purtroppo ha ancora bisogno di un richiamo contro ogni tipo di intolleranza, rifiuto e paura della pluralità. E vogliamo farlo adesso.

Con viva fraternità e senso di comunione,

Gianni Genre, pastore
per la Chiesa Valdese di Milano

La solidarietà della Chiesa Ortodossa

L’Arcivescovo Metropolita e Primate dell’Arcidiocesi Ortodossa di Milano e della Metropolia dell’Europa Occidentale, Mons. Evloghios I (Klaus Hessler) esprime il suo profondo dolore, a nome della comunità ortodossa e del suo presbiterio, per la profanazione ed il vilipendio delle tombe al Cimitero Ebraico di Milano.
Sua Beatitudine il Metropolita desidera far giungere il suo pensiero di solidarietà e vicinanza all’intera Comunità Ebraica di Milano e d’Italia, in un momento triste ed angosciante, in cui riverberi sinistri di antisemitismo e di razzismo xenofobo ritornano ad offuscare la scena sociale della nostra città.
Il fatto è di gravità inaudita, poichè neppure il rispetto dei morti riesce a fermare la mano di vandali e di fanatici ideologicizzati che non hanno alcun senso della dignità e del valore umano stesso.
Auspicando la punizione severa dei responsabili di questi fatti nefandi, ci uniamo al desiderio di tutte le persone civili e mosse da spirito di democratica solidarietà e cultura, affinchè ai giovani di oggi venga correttamente insegnato cosa ha significato l’ideologia razzista
dell’ultimo secolo e quali tragedie abbia generato in tutta l’Europa.

Segreteria dell’Arcivescovo Metropolita e Primate
+ Padre Giovanni Climaco
Abate e Segretario Metropolitano