Aggressione a un rabbino con il figlio piccolo in un Autogrill di Milano al grido di “Assassini” e “Free Palestine”

Italia

di Anna Balestrieri

In un Autogrill nei pressi di Milano (Autogrill Villoresi Ovest a Lainate), domenica scorsa, 27 luglio 2025, un rabbino accompagnato dal figlio piccolo è stato oggetto di un’aggressione verbale e poi fisica da parte di un gruppo di persone che hanno urlato contro di loro slogan legati alla causa palestinese, tra cui “Free Palestine” e “Assassini”. L’episodio, riportato da alcuni testimoni sui social, ha assunto toni sempre più violenti, con espressioni come “Tornate a casa vostra” e “Finirete all’inferno”, con un crescendo di toni e violenza verbale rivolte al religioso e al bambino, colpevoli unicamente di una visibile identità ebraica. Un uomo si è avvicinato minacciosamente alla famiglia ricordando: “Qui non siamo a Gaza, qui siamo in Italia, siamo a Milano. Assassini”. Il bambino di sei anni assisteva attonito.

L’epilogo drammatico di una vacanza italiana

La famiglia, di nazionalità francese, si trovava in Italia per un periodo di vacanza trascorso sul Lago Maggiore e si era fermata in autogrill perché il figlio di sei anni, aveva bisogno di andare in bagno. Già nella zona del parcheggio erano cominciati i primi insulti: la moglie del rabbino, rimasta a custodire l’auto, è stata la prima a percepire il clima ostile e minaccioso.

La reazione all’aggressione

Il rabbino ha tentato di rispondere alle offese proteggendo il figlio visibilmente spaventato, ma il clima è rapidamente degenerato. Le aggressioni, inizialmente verbali, si sono fatte fisiche quando l’uomo si è rifiutato di cancellare il video che stava girando e che documentava quanto stava accadendo: a quel punto è stato colpito con calci e pugni. Nel video, diventato virale in poche ore, si sente il rabbino commentare “voilà l’Italie” e rispondere con voce ferma “Am Israel Chai” alle urla scomposte del gruppo minaccioso che lo ingiuria.

Le conseguenze dell’evento

Sull’episodio ha aperto un’indagine la DIGOS, per chiarire dinamiche, responsabilità e individuare i membri del gruppo aggressore.

La vicenda solleva preoccupazioni profonde sul livello crescente di tensione e intolleranza presente anche in luoghi pubblici del nostro Paese. Confondere l’appartenenza ebraica con una presa di posizione politica, o peggio con una colpa collettiva, è un segnale allarmante che ricorda pagine buie della nostra storia. L’antisemitismo, in qualunque forma si manifesti, è inaccettabile. Non è una posizione ideologica, né una “opinione”: è un reato.

È fondamentale che le autorità facciano chiarezza sull’accaduto, identifichino i responsabili ed intervengano con determinazione. Ma è altrettanto essenziale che la società civile – in tutte le sue espressioni – respinga senza ambiguità ogni forma di odio razziale, a maggior ragione quando prende di mira bambini e famiglie inermi.

Nel dibattito pubblico sul Medio Oriente, la libertà di espressione deve restare salda. Ma non può mai diventare un alibi per l’intolleranza o la violenza. La democrazia non può tollerare chi la usa per negare la dignità e la sicurezza altrui.

Intolleranza e odio anche in Italia

La vicenda solleva preoccupazioni profonde sul livello crescente di tensione e intolleranza presente anche in luoghi pubblici del nostro Paese.
Confondere l’appartenenza ebraica con una presa di posizione politica, o peggio con una colpa collettiva, è un segnale allarmante che ricorda pagine buie della nostra storia. L’antisemitismo, in qualunque forma si manifesti, è inaccettabile. Non è una posizione ideologica, né una “opinione”: è un reato.
È fondamentale che le autorità facciano chiarezza sull’accaduto, identifichino i responsabili ed intervengano con determinazione. Ma è altrettanto essenziale che la società civile – in tutte le sue espressioni – respinga senza ambiguità ogni forma di odio razziale, a maggior ragione quando prende di mira bambini e famiglie inermi.
Nel dibattito pubblico sul Medio Oriente, la libertà di espressione deve restare salda. Ma non può mai diventare un alibi per l’intolleranza o la violenza. La democrazia non può tollerare chi la usa per negare la dignità e la sicurezza altrui.