di Nathan Greppi
Sono più di 40 i paesi rappresentati dalle centinaia di delegati che hanno partecipato al 39° Congresso Sionista Mondiale, tenutosi a Gerusalemme dal 28 al 30 ottobre. Un evento che in media si tiene ogni cinque anni, in continuità diretta con il Primo Congresso Sionista del 1897, per votare ed eleggere i dirigenti delle più importanti associazioni sioniste (Organizzazione Sionista Mondiale, Agenzia Ebraica per Israele, KKL e Keren Hayesod).
Testimonianze italiane
“Il Congresso ci ha lasciato un’impressione a due facce”, racconta a Bet Magazine-Mosaico Raffaele Turiel, Presidente della Federazione sionistica Italiana e delegato milanese del movimento Mizrachi, che rappresenta i sionisti religiosi. “Da un lato iperattivismo, grande partecipazione, 775 delegati provenienti da tutto il mondo, di cui la maggior parte dagli Stati Uniti, che rappresentavano tutte le componenti dell’ebraismo. I temi al centro del Congresso sono stati più di uno, ma un fil rouge che lo ha attraversato tutto è stato un richiamo all’unità, del quale si è fatto promotore in prima persona Rav Doron Perez, presidente del movimento Mizrachi a livello mondiale”.
Proprio Rav Perez, originario del Sudafrica, è stato designato come nuovo presidente del Congresso Sionista Mondiale. Secondo Turiel, “Rav Perez ha cercato di ottenere un largo consenso tra tutte le forze sioniste, a testimonianza del fatto che è necessario in questo momento storico che gli ebrei della diaspora e Israele restino uniti”.
Si è trattato di “un momento molto importante”, spiega l’assessore alla cultura della Comunità Ebraica di Milano Sara Modena, anche lei presente al Congresso. “Non si teneva da diversi anni, perché a causa del Covid cinque anni fa si è potuto riunire solo online. È stato molto bello vedere tutti questi ebrei arrivare da ogni parte del mondo, dall’Australia alla Serbia. Altra cosa interessante è che quest’anno erano presenti anche partiti ortodossi come lo Shas, che in passato non sempre partecipavano”.
Le attività svolte
Sara Modena racconta che “siamo andati anche a visitare i luoghi del Nova Music Festival e il Kibbutz Nir Oz, il che è stato molto impressionante ma doveroso. È intervenuto al Congresso anche il presidente israeliano Herzog, con contenuti molto toccanti in tema di nuovi volti dell’antisemitismo”. Secondo i presenti, proprio l’antisemitismo è stato uno dei pochi temi sul quale è emerso un consenso ampio, tra tutti i partiti e tutti i paesi, anche se le prospettive su come combatterlo erano diverse tra la destra e la sinistra.
Non sono mancate le istanze legate alla situazione post-7 ottobre. “Abbiamo votato a favore dell’istituzione di una Commissione d’Inchiesta Statale per indagare sugli eventi del 7 Ottobre”, ci spiega Laura Gutman-Benatoff, delegata di Meretz Italia che rappresenta la corrente progressista del sionismo. “In sintesi, si richiede la creazione di una commissione d’inchiesta statale indipendente, presieduta da un giudice della Corte Suprema, per investigare sulle responsabilità e sulle mancanze che hanno portato agli attacchi del 7 ottobre. L’ obiettivo è ottenere la verità, per ristabilire la fiducia dell’opinione pubblica e raccomandare riforme volte a prevenire future crisi”.
Polemiche e controversie
In parallelo al lavoro dei delegati volto a presentare risoluzioni in tema di educazione ebraica e lingua ebraica, la difesa dall’antisemitismo, il riconoscimento dell’importanza di una leadership al femminile nella diaspora, non sono mancati episodi polemici.
In particolare, ha suscitato una reazione fortissima la ventilata nomina da parte del Likud di Yair Netanyahu, figlio del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, all’interno del direttivo dell’Organizzazione Sionista Mondiale. Questa proposta “ha provocato un dibattito molto acceso, che ha polarizzato gli ultimi giorni del congresso”, spiega Turiel, proposta poi ritirata. Il dibattito, proseguito nei giorni successivi, ha messo a fuoco la delicata relazione tra la politica israeliana e le organizzazioni ebraiche internazionali che molti vorrebbero tenere, quanto più possibile, separati, e che vasto eco ha avuto sulla stampa israeliana”.
I dibattiti più accesi, secondo la Gutman, “hanno riguardato le proposte territoriali legate agli investimenti dell’Organizzazione Sionista Mondiale in tali aree (i territori oggetto di contenzioso con i palestinesi, ndr). Queste proposte hanno profondamente diviso il Congresso tra i blocchi progressista e di destra. Per noi, esse rappresentavano un bivio tra uno sionismo fondato sull’occupazione e uno sionismo fondato sulla responsabilità morale. Abbiamo guidato con determinazione gli sforzi per bloccare queste proposte, con orgoglio e fermezza”.
A tal fine, l’Unione progressista della quale fa parte Meretz ha ottenuto “l’approvazione della risoluzione E1 che blocca i piani edilizi che minacciano la soluzione a Due Stati, e il divieto di utilizzare fondi dell’organizzazione sionista per costruire nuovi insediamenti nella Striscia di Gaza. Abbiamo altresì fatto approvare risoluzioni sulla promozione del pluralismo religioso e culturale e sul sostegno alla salute mentale di chi è rimasto traumatizzato dopo il 7 ottobre”.
Le basi per il futuro
Diverse sono state le iniziative per garantire una certa continuità al lavoro svolto finora dalle varie organizzazioni per il futuro del sionismo.
La Gutman afferma che “la lotta contro la corruzione è da sempre una delle battaglie centrali del Meretz. Abbiamo chiesto e ottenuto una risoluzione che garantisca una maggiore trasparenza nella ripartizione del budget successivamente al Congresso. Inoltre, poiché il Congresso si riunisce solo ogni cinque anni, è prevista una Va’ad HaPoel, ovvero un consiglio generale, che si riunisca annualmente per gestire gli affari correnti e assicurare la continuità delle linee politiche stabilite dal Congresso. Tale consiglio riunirà solo un centinaio di delegati, e ho accettato di farne parte in moda da rappresentarvi ogni anno i progressisti italiani”.
Sara Modena racconta che “Rav Doron Perez ha perso un figlio il 7 ottobre, Daniel, le cui spoglie sono state restituite solo due settimane prima del Congresso. Ma anche in questa circostanza, è stato molto presente e ha tenuto discorsi di grande spessore, ponendo al centro il concetto di famiglia ebraica (Israele Diaspora) al quale si è richiamato definendo un contesto nell’ambito del quale dialettica e critica rappresentano elementi vitali, se gestiti con rispetto di ogni controparte”. La ricerca di un vasto consenso di tutte le compenti dell’ebraismo internazionale intorno ad una piattaforma comune è ancora in corso.



