Trump annuncia: “Tutti gli ostaggi saranno presto liberati” 

Israele

di Anna Balestrieri 

Dopo 734 giorni di guerra, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la firma della “prima fase” di un piano di pace tra Israele e Hamas, definendola su Truth Social “un giorno storico per Israele, il mondo arabo e musulmano, e per gli Stati Uniti d’America”.

La ratifica ufficiale dell’accordo è prevista per le 12 di oggi, 9 ottobre 2025, ora locale a Sharm El Sheikh.

Secondo quanto dichiarato, tutti gli ostaggi detenuti a Gaza verranno rilasciati “molto presto”, mentre Israele ritirerà le truppe fino a una linea concordata come primo passo verso “una pace forte, duratura ed eterna”.

“Benedetti i pacificatori!”, ha scritto Trump, ringraziando Qatar, Egitto e Turchia per il ruolo di mediazione e assicurando che “tutte le parti saranno trattate con equità”.

Seguiranno aggiornamenti.

Il prezzo della pace: 20 ostaggi per 1.950 prigionieri palestinesi

Fonti di Hamas, citate da AFP e dai canali sauditi Al-Sharq e Al-Hadath, parlano di uno scambio che prevede la liberazione di 20 ostaggi israeliani in cambio di 1.950 prigionieri palestinesi, tra cui 250 condannati all’ergastolo.

L’implementazione del piano, che dovrebbe avvenire entro 72 ore dal ritiro delle truppe israeliane, include anche la riapertura del valico di Rafah e il trasferimento di feriti palestinesi verso l’Egitto per ricevere cure mediche.

Durante i primi cinque giorni della tregua, almeno 400 camion di aiuti umanitari al giorno entreranno nella Striscia di Gaza, con un incremento progressivo previsto nei giorni successivi.

Tel Aviv: la pioggia spegne le luci, ma non la speranza

A Hostages Square, nel cuore di Tel Aviv, un violento acquazzone ha colto di sorpresa i familiari e i sostenitori degli ostaggi riuniti per celebrare l’annuncio dell’accordo.

“Sento che la pioggia lava via il male,” ha detto Rachel Sinai, venuta da Holon, mentre centinaia di persone cercavano riparo sotto i gazebo improvvisati. “Tutto sarà pulito, qui.”

Le immagini mostrano la piazza semivuota, le bandiere fradicie, e i cartelli gialli con la scritta “Now!” — simbolo della campagna per la liberazione immediata degli ostaggi — che brillano sotto la pioggia battente.

Dalla diffidenza alla fiducia: la svolta di Hamas

Secondo un alto funzionario palestinese, la fiducia di Hamas nella mediazione statunitense sarebbe arrivata solo dopo il coinvolgimento diretto della Turchia e un gesto di scuse da parte di Doha per presunti errori di comunicazione avvenuti nei negoziati precedenti.

Un diplomatico coinvolto nei colloqui ha dichiarato che la chiave dell’accordo è stata la garanzia personale di Trump che Israele non riprenderà le ostilità una volta completato lo scambio.

“Ciò che cambia oggi non è solo la politica, ma la percezione della possibilità di pace,” ha commentato un analista israeliano, “anche se la fiducia, come la tregua, resta fragile.”

Tra speranza e cautela

A Gerusalemme, le reazioni sono miste. I media israeliani riportano entusiasmo per il ritorno degli ostaggi, ma anche preoccupazione per le implicazioni di sicurezza di un rilascio così massiccio di prigionieri palestinesi.

Un portavoce del governo ha dichiarato che “Israele si impegna a monitorare da vicino la situazione e a garantire che la pace non diventi una nuova minaccia”.

Nel frattempo, nelle piazze e sui social, prevale un sentimento condiviso: dopo due anni di sangue, ogni spiraglio di pace — anche incerto — vale la pena di essere visto come una manna.