Il cessate il fuoco è ufficialmente in vigore. Israele completa il primo stadio del ritiro

Israele

di Anna Balestrieri (Gerusalemme)

 

Venerdì 10 ottobre- Aggiornamento alle ore 17 (ora locale)
Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas è ufficialmente in vigore. L’IDF ha completato il primo stadio del ritiro, ridisponendo le proprie truppe su nuove linee operative che mantengono il controllo su circa il 53% della Striscia di Gaza, incluse aree strategiche come il Corridoio di Filadelfia e parte di Rafah e Khan Younis.

L’accordo, promosso dal presidente statunitense Donald Trump e approvato dal governo israeliano, prevede la liberazione entro 72 ore di 48 ostaggi, tra cui 20 vivi, in cambio della scarcerazione di 250 prigionieri palestinesi. Hamas non ha ancora confermato la lista definitiva dei detenuti che verranno rilasciati.

La Croce Rossa supervisionerà le operazioni di scambio, insistendo affinché avvengano in condizioni di sicurezza e dignità.

Benjamin Netanyahu ha ringraziato Trump per il ruolo di mediazione, affermando che l’accordo “non sarebbe stato possibile prima” e che Israele tornerà a combattere “se non otterrà i risultati per via facile”.

Donald Trump è atteso in Israele lunedì per un discorso alla Knesset e un incontro con gli ostaggi liberati. L’Unione Europea ha annunciato la riapertura del valico di Rafah il 14 ottobre, sotto monitoraggio congiunto di Italia, Spagna e Francia.

Giovedì 9 ottobre – Aggiornamento delle 17 ora locale

Il governo israeliano si prepara a votare, nelle prossime ore, l’accordo di cessate il fuoco con Hamas, che prevede la liberazione di un gruppo di ostaggi entro lunedì e un ritiro parziale delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza. Si tratterebbe di un passo significativo, dopo mesi di combattimenti, verso una possibile stabilizzazione temporanea del conflitto.

 

Secondo quanto trapela da fonti militari, Israele intende mantenere il controllo su circa la metà del territorio di Gaza, in particolare lungo la fascia di sicurezza che costeggia il confine e nel Corridoio di Filadelfia, al confine con l’Egitto. Il ritiro parziale delle truppe dovrebbe iniziare entro 24 ore dall’approvazione dell’accordo, senza però implicare una fine completa delle operazioni militari.

Da parte di Hamas, la risposta è stata cauta. Il movimento islamista avrebbe accettato di procedere alla consegna degli ostaggi senza cerimonie pubbliche, per evitare le polemiche che in passato avevano accompagnato le liberazioni. Potrebbero essere restituiti anche i corpi di alcuni prigionieri deceduti, “se le condizioni lo permetteranno”.

L’accordo non include la scarcerazione di Marwan Barghouti, leader di Fatah detenuto in Israele, nonostante le pressioni di parte palestinese e di alcuni mediatori regionali.

Sul terreno, la situazione resta tesa. L’IDF ha comunicato di aver neutralizzato tre miliziani di Hamas che tentavano di attaccare un avamposto a Khan Younis, in un episodio avvenuto dopo l’annuncio dell’intesa ma prima dell’entrata in vigore del cessate il fuoco.

Da Ramallah, Mahmoud Abbas ha salutato l’accordo come “l’inizio di una nuova era”, invitando la comunità internazionale a “trasformare la speranza in pace concreta”.

Negli Stati Uniti, le reazioni all’intesa sono state contrastanti: gruppi filo-palestinesi hanno accolto la notizia con manifestazioni di giubilo, mentre altri movimenti la giudicano un tentativo di “normalizzare l’apartheid”. La Turchia ha annunciato l’intenzione di partecipare alla forza di monitoraggio che supervisionerà l’attuazione del cessate il fuoco e di contribuire alla ricostruzione della Striscia.

Domenica è atteso l’arrivo di Donald Trump in Israele, per una visita lampo di otto ore con tappe simboliche al Ben Gurion Airport, alla Knesset e al Muro Occidentale.

A Tel Aviv, la notizia dell’accordo ha scatenato scene di commozione e sollievo in Hostages Square, dove da mesi si riuniscono le famiglie dei prigionieri. La Croce Rossa ha precisato che i convogli osservati oggi nella zona centrale di Gaza trasportavano solo medicinali, non ostaggi.

L’attesa ora è tutta per la votazione del governo, da cui dipenderà se le speranze di tregua si tradurranno finalmente in un passo concreto verso la fine delle ostilità.

 

Aggiornamento delle 12 ora locale
A mezzogiorno il cessate il fuoco è entrato in vigore: Israele si prepara al ritiro da Gaza, Trump promette il rilascio degli ostaggi entro lunedì.
Un nuovo inizio sotto garanzia americana e qatarina
Alle 12:00 ora israeliana, è entrato ufficialmente in vigore il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, dopo 734 giorni di guerra. L’accordo, mediato da Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia, prevede il rilascio graduale di tutti gli ostaggi e il ritiro parziale delle truppe israeliane verso “linee di dispiegamento aggiustate”.
Washington e Doha hanno fornito garanzie dirette a Hamas che Israele non riprenderà i combattimenti dopo la prima fase dell’intesa.
Il presidente Donald Trump ha dichiarato che “tutti gli ostaggi saranno liberati, probabilmente lunedì, compresi i corpi dei caduti”. Sui social, ha scritto: “Oggi è un grande giorno per Israele, per il mondo arabo e musulmano e per la pace.”

Tel Aviv festeggia sotto la pioggia

 

In Hostages Square, a Tel Aviv, centinaia di persone si sono riunite per celebrare la notizia. “È il giorno più felice della mia vita, come un parto dopo due anni di dolore,” ha detto Danny Miran, padre dell’ostaggio Omri Miran.
La pioggia non ha fermato la folla, che ha accolto l’annuncio con canti e lacrime. “Questa volta è reale, questa volta li riavremo,” ha aggiunto Miran, riferendosi alle garanzie internazionali che accompagnano il piano.
L’esercito prepara il ritiro
L’IDF ha annunciato di aver avviato le “preparazioni operative per la prima fase dell’accordo”, che prevede un ritiro parziale entro 24 ore. Dopo le modifiche introdotte al piano, Israele manterrà il controllo di circa metà della Striscia di Gaza, in particolare nelle aree strategiche lungo il confine sud.
Secondo fonti citate da Reuters, Netanyahu convocherà oggi alle 17:00 il gabinetto di sicurezza per approvare formalmente l’accordo.
Le reazioni internazionali
Il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz hanno accolto con favore la notizia, auspicando che l’intesa “segni la fine della guerra e l’inizio di una soluzione politica fondata sui due Stati”.
Anche il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, ha espresso sostegno, definendo l’accordo “un passo verso la sovranità palestinese e la fine dell’occupazione”.
Le voci della destra israeliana
Non tutti, però, condividono l’entusiasmo. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha annunciato che il suo partito “non voterà a favore dell’accordo”, giudicandolo “una resa a Hamas”. Ha ribadito che “Israele deve continuare a combattere fino all’eradicazione totale di Hamas”, avvertendo il governo di non “tornare allo spirito di Oslo”.
Dalle ombre alla speranza
Nel frattempo, ex ostaggi come Aviva e Keith Siegel, liberati nel 2023, hanno espresso la loro commozione: “Finalmente possiamo respirare. Per la prima volta, la parola pace sembra avere un volto.”
Il clima nel Paese resta carico di emozione e cauta speranza. Dopo due anni di devastazione, la parola “fine” torna a circolare, non come illusione, ma come possibilità concreta.