Strage a Gerusalemme: sei morti e sei feriti gravi nell’attacco terroristico a Ramot Junction

Israele

di Anna Balestrieri

Sei persone sono state uccise e altre sei sono rimaste gravemente ferite nella mattinata di lunedì 8 settembre 2025 a seguito di un attentato terroristico a Gerusalemme. Due aggressori palestinesi, provenienti da villaggi nei pressi di Ramallah, hanno aperto il fuoco all’interno di un autobus affollato al crocevia di Ramot, una delle principali arterie di accesso alla città. Oltre ai feriti gravi, diverse altre persone hanno riportato lesioni di media e lieve entità.

La dinamica dell’attacco

Secondo la ricostruzione della polizia, i terroristi hanno fatto irruzione sull’autobus 62 ad una fermata della Ramot Junction, un incrocio molto trafficato di Gerusalemme e hanno sparato indiscriminatamente sui passeggeri. Entrambi gli attentatori sono stati uccisi sul posto dall’intervento congiunto di un soldato fuori servizio, comandante di squadra nella nuova Brigata Asmonea – un’unità dedicata ai militari ultraortodossi – e di un civile armato che si trovava nell’area.

Le reazioni delle autorità

Il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir si sono recati immediatamente sulla scena. Netanyahu ha parlato di una “guerra intensa contro il terrorismo su più fronti” e ha annunciato operazioni di accerchiamento nei villaggi di provenienza degli aggressori.

Ben-Gvir, invece, ha rinnovato le critiche alla Corte Suprema, accusandola di “migliorare le condizioni dei terroristi”, sostenendo che ciò riduca la capacità di deterrenza.

Il presidente Isaac Herzog ha definito la giornata “un mattino doloroso e difficile, in cui uomini, donne e bambini innocenti sono stati brutalmente assassinati e feriti in sangue freddo”. In un messaggio sui social ha sottolineato: “Questo attacco scioccante ci ricorda ancora una volta che stiamo combattendo il male assoluto. Il mondo deve comprendere contro cosa siamo chiamati a resistere”.

 

Implicazioni politiche e giudiziarie

L’attacco ha avuto ripercussioni immediate anche sul piano politico e giudiziario. Le udienze del processo per corruzione a carico di Netanyahu presso il Tribunale distrettuale di Tel Aviv sono state cancellate a causa dell’emergenza. L’ufficio del premier ha comunicato che Netanyahu ha tenuto una valutazione della situazione e potrebbe testimoniare solo nel corso del pomeriggio, se le circostanze lo consentiranno.

Il procedimento, che vede il primo ministro imputato in tre diversi filoni (i cosiddetti casi 1000, 2000 e 4000) per frode e abuso di fiducia, era ripreso dopo la pausa estiva con l’esame incrociato delle testimonianze. L’ultimo dibattimento si era svolto il 16 luglio e aveva riguardato in particolare il cosiddetto “Caso 1000”, relativo ai rapporti con il produttore hollywoodiano Arnon Milchan e i presunti regali di lusso ricevuti da Netanyahu.

Un Paese sotto shock

Le immagini provenienti dal luogo dell’attacco mostrano forze di polizia e squadre di soccorso all’opera tra ambulanze e autobus colpito, in una scena che ha riportato alla memoria le ondate di attentati degli anni passati, in particolare quando gli attacchi a autobus e scuolabus erano il modus operandi dei terroristi palestinesi nella seconda intifada.

Il ministro della Difesa ha parlato di una “potente tempesta che colpirà i cieli di Gaza”, lasciando presagire possibili operazioni militari di risposta, in intensificazione degli attacchi già parte dell’offensiva in corso su Gaza City.

La popolazione israeliana, ancora una volta, si trova a fare i conti con la fragilità della quotidianità e con la violenza improvvisa che spezza vite innocenti. L’eroismo di cittadini armati e soldati ha impedito un bilancio ancor più grave, ma l’attacco al cuore di Gerusalemme resta un segnale inquietante dell’escalation in corso.