Emergenza coronavirus in Israele

Israele, cresce l’emergenza  Coronavirus. I contagi salgono a oltre 4mila e a 15 le vittime

Israele

di Roberto Zadik
Uno scenario decisamente preoccupante quello israeliano di queste dure giornate in cui i contagi, stando ai dati del Ministero della Salute riportati domenica 29 marzo su Ynetnews, sarebbero arrivati a 4.247 e il numero delle vittime salito a quindici  persone. Questo nonostante le drastiche misure governative, la desertificazione di grandi città, fino a un mese fa piene di vita come Tel Aviv, i provvedimenti stringenti adottati verso spazi pubblici, sinagoghe e attività varie. Stando a quanto diffuso da Ynet in queste ore, il COVID-19 sta continuando a diffondersi.

Il sito suddivide meticolosamente le varie casistiche all’interno  contagiati approfondendo alcune vicende particolarmente drammatiche  inserite nei 382 nuovi casi registrati in una sola giornata.  Come quella di un ragazzo di appena 22 anni che ora è in gravi condizioni ricoverato nel sud del Paese all’ospedale Samsuta dell’università di Ashdod e che secondo il suo quadro clinico era assolutamente sano e privo di patologie preesistenti. Stando alle cifre in continuo aumento : 74 nuovi pazienti versano in serie condizioni, fra questi un uomo di 45 anni che secondo Ynet privo di patologie precedenti e non fumatore, 54 ricevono assistenza respiratoria,  82 persone invece sembrerebbero moderatamente colpite  da questa piaga, mentre 3mila 944 sarebbero i contagiati con sintomi per ora lievi e  139 sarebbero guarite. Sempre stando ai numeri, alcuni soldati, circa 45, dell’esecito ( IDF)  sarebbero positivi al virus, mentre 4156 sono in quarantena. In tema di dettagli interessanti i siti rivelano che la maggioranza dei malati viene curata a casa 2100,  mentre 500 persone in ospedale un certo numero, 551 riceverebbero cure mediche negli hotel e 949 sarebbero in attesa di una decisione medica sul trattamento da effettuare.

Un aumento davvero inquietante della diffusione del virus che ha colpito in queste ultime ore un gran numero di membri delle comunità ortodosse di haredim, spingendo le forze di polizia alla decisione di intensificare i controlli in quelle aree.  In tema di dichiarazione, sempre su Ynet, il dott. Vered Ezra Capo dell’Amministrazione Medica del Ministero della Salute, vista la gravità della situazione, ha espresso la decisione di preparare un trattamento esclusivo per i malati di Coronavirus invitando a preparare “la massima cura per un numero che potrebbe superare i 5mila casi”. Non so come faremo”. Nel  suo intervento su Ynet egli si è definito preoccupato dalle “famiglie di haredim che vivono in aree affollate e che non riescono a osservare la quarantena”, Allarmato da questa rapida escalation dei contagi, sul Times of Israel,  il direttore generale del Ministero della Salute, Moshe Bar Siman- Tov ha rilasciato alcune importanti dichiarazioni giovedì sera. Egli ha dichiarato davanti al Comitato della Knesset, che secondo lui, se continua così, ci saranno altri 200 nuovi casi fra una settimana esprimendo preoccupazione per le prossime festività di Pesach e del Ramadan “con le loro grandi folle decisamente pericolosi”.

Le nuove vittime del virus

Ma chi sono le vittime e quali le loro età? Times of Israel e Ynet specificano diverse informazioni su chi è deceduto in queste dure giornate di fine marzo. Fra i morti di queste ore, venerdi mattina all’ospedale di Beersheba il 93enne Avraham Aroshas, una 76enne a Petah Tikva con precedenti patologie, un 73enne al Centro Medico Rambam di Haifa e giovedì una 91enne a Holon presso il Centro medico Wolfson e con precedenti patologie che potrebbe aver contratto la malattia dalla figlia che lavora come infermiera all’ospedale. Per adesso quasi tutte le vittime sono tutte over 70 e in molti casi afflitte da preesistenti malattie e decedute in varie città di Israele. Un 83enne deceduto a Bnei Berak presso il Mayanei Hayeshua Medical Center dopo giorni passati ai macchinari e sotto sedazione,  una donna di 89 anni a Gerusalemme, all’ospedale Hadassah Ein Kerem e un uomo di 76 anni, Moshe Halel e residente nella cittadina di Yehud, un 87enne di Petah Kikva. Fra le vittime la più giovane, una donna di 67 anni, di nome Malka Keva che viveva a Bat Yam.

Città deserte, una Tel Aviv mai vista così vuota e una Eilat in quarantena. A Gerusalemme invece nel quartiere di Mea Shearim c’è chi si oppone alle restrizioni

Anche in Israele, Paese tradizionalmente molto vitale e dinamico, il Coronavirus e le conseguenti misure preventive politiche e municipali, hanno “svuotato” le città. Sempre il sito Ynet racconta di una Tel Aviv, epicentro della vita giovanile mondana e lavorativa, quasi completamente deserta, viste le restrizioni imposte in questi giorni, che consentono alla popolazione di spostarsi solo per strette necessità, lavoro, cibo o assistenza medica invitando tutti quanti a rinchiudersi in casa più tempo possibile. Solo qualcuno per strada, poche persone che fanno jogging o camminano col cane, nonostante le nuove restrizioni vietino di allontanarsi più di 100 metri da casa. Check point e controlli un po’ dappertutto,in  varie zone della città come il Parco Yarkon.

Lo stesso  scenario desolato anche a Eilat, meta di turismo balneare,ormai presidiata dai controlli di polizia che nelle strade di entrata in città, controllano chiunque voglia accedervi e dove ormai spiagge e alberghi sono chiusi da giorni.  Forze dell’ordine impegnate nella sorveglianza anche a Rishon LeZion con la maggioranza dei residenti che sono rimasti a casa dal lavoro e strade semivuote.

Stando sempre a quando racconta Ynet, a Gerusalemme nel quartiere ortodosso di Mea Shearim diverse persone, nonostante le dure misure preventive, continuerebbero a andare in giro per gli acquisti dell’imminente festa di Pesach e la polizia sarebbe intervenuta diverse volte invitandoli a tornare alle proprie abitazioni tentando di convincere alcuni negozianti a chiudere l’attività

(Foto: Gili Yaari /Flash90. Fonte: Times of Israel)