di Davide Cucciati
Nella notte tra il 12 e il 13 di giugno, Israele ha lanciato una vasta offensiva contro l’Iran, colpendo simultaneamente infrastrutture nucleari e obiettivi militari strategici in tutto il Paese. L’operazione, denominata Leone che Sorge, segna una svolta storica nel conflitto a intensità variabile che da anni oppone Gerusalemme e Teheran. Secondo fonti ufficiali e media iraniani, l’attacco ha portato all’uccisione del comandante delle Guardie Rivoluzionarie, generale Hossein Salami, del capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Mohammad Bagheri, di Amir Ali Hajizadeh, comandante della Forza aerospaziale del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, e del generale Gholamali Rashid. La TV iraniana ha confermato anche la morte di noti scienziati nucleari, tra cui Fereydoun Abbasi-Davani e Mohammad Mehdi Tehranchi. Le esplosioni sono state segnalate in diversi quartieri di Teheran e in località sensibili come il sito di arricchimento Natanz e, probabilmente, ad Arak, ove è presente il reattore ad acqua pesante, Isfahan, sito di conversione dell’uranio, e Parchin. Risulterebbero colpiti, tra gli altri, l’aeroporto militare di Mehrabad (Teheran) e l’aeroporto di Tabriz.
Il Times of Israel riporta che l’attacco ha avuto inizio intorno alle 3 del mattino con ondate successive di strike aerei e sabotaggi coordinati. Gli obiettivi principali erano: neutralizzare l’infrastruttura nucleare iraniana, impedire il completamento dell’arma atomica e colpire le fabbriche missilistiche.
Secondo valutazioni militari israeliane riportate dal quotidiano, l’Iran disporrebbe attualmente di uranio arricchito sufficiente per la costruzione di 15 bombe nucleari, includendo anche materiale non ancora completamente raffinato ma convertibile rapidamente. Il Primo Ministro Netanyahu, nel suo videomessaggio, ha invece parlato di 9 bombe praticamente pronte, riferendosi con ogni probabilità all’uranio già arricchito oltre il 90%.
Israele ha dichiarato di aver agito con un “attacco preventivo e preciso”, ritenendo imminente la minaccia esistenziale. Sempre secondo il Times of Israel, il governo israeliano ha proclamato lo stato d’emergenza nazionale: l’aerospazio è stato chiuso, le sirene hanno suonato in tutto il Paese, non a causa di lanci, ma per predisporre i civili alla possibile ritorsione iraniana. In Giudea e in Samaria, le autorità hanno imposto un coprifuoco generalizzato. Al nord, Tzahal ha mobilitato truppe pronte a difendere o colpire a seconda dell’evoluzione.
Anche il Mossad avrebbe svolto un ruolo centrale, conducendo operazioni di sabotaggio “in profondità” all’interno del territorio iraniano, in parallelo ai raid aerei. “Quello che abbiamo fatto a Hezbollah in dieci giorni, l’abbiamo fatto all’Iran in dieci minuti”, ha dichiarato un alto ufficiale israeliano a Army Radio. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha rimarcato la dimensione morale e biblica dello scontro in atto, citando il Salmo 18:37: “Inseguirò i miei nemici e li annienterò, non desisterò finché non saranno distrutti” ed esortando nel contempo tutti i cittadini a seguire scrupolosamente le istruzioni dell’Home Front Command per la propria sicurezza.
La TV di Stato iraniana riporta che il sito di arricchimento dell’uranio di Natanz è stato colpito “più volte”. Israele dovrebbe aver impiegato aerei F-35I ADIR, F-15D, F-16I e F-16C, missili da crociera e aereo-balistici, partiti da fuori dallo spazio aereo iraniano. Le difese antiaeree della Repubblica Islamica, già indebolite dai blitz dei mesi precedenti, sembrano essere state neutralizzate da operazioni combinate di guerra elettronica e attività CEMA (Cyber Electro Magnetic Activities). Secondo diverse fonti, sul terreno opererebbero anche squadre speciali del Mossad e delle Forze Speciali israeliane, impegnate in sabotaggi e assassinii mirati. Israele, da tempo, può contare su una rete capillare di infiltrati e informatori in Iran, appoggiata da gruppi dissidenti e movimenti separatisti.
Il leader supremo del Regime Islamico, l’ayatollah Ali Khamenei, ha avvertito che Israele affronterà un destino “amaro e doloroso”. La prima risposta di Teheran non pare essere una reale minaccia per Gerusalemme poiché è consistita nel lancio di un centinaio di droni facilmente neutralizzabili dalle difese israeliene.
Secondo The Jerusalem Post, la riuscita dell’attacco è stata favorita da una sofisticata operazione di disinformazione. Infatti, giovedì sera, il gabinetto di sicurezza israeliano era stato convocato formalmente per discutere dello stallo nei negoziati sugli ostaggi detenuti da Hamas a Gaza ma si trattava di una copertura deliberata. “L’obiettivo era mettere Teheran a dormire”, avrebbe dichiarato una fonte israeliana. Una volta all’interno del forum ristretto, i ministri hanno approvato all’unanimità l’attacco, firmando un documento Shomer Sod (“custode del segreto”) che impone il silenzio assoluto. Sempre secondo The Jerusalem Post, l’Ufficio del Primo Ministro avrebbe messo in scena una serie di falsi segnali: quali l’annuncio di una vacanza familiare di Netanyahu in Galilea, la notizia di un imminente viaggio a Washington per colloqui con inviati USA, mai realmente previsto, la scelta di non smentire una presunta lite con Donald Trump, alimentando la sensazione di distensione diplomatica. Il contesto interno, dominato dalla legge sulla leva obbligatoria e dalle tensioni di governo, ha completato la cortina fumogena.
In un videomessaggio in ebraico e in inglese, Netanyahu ha presentato l’operazione come una risposta necessaria a un pericolo imminente: “Se non agiamo ora, semplicemente non ci saremo più. Non possiamo lasciare queste minacce alla prossima generazione”. Il Primo Ministro ha dichiarato che l’Iran stava sviluppando 20.000 missili balistici, ciascuno in grado di colpire Israele in pochi minuti. “Never Again è adesso”, ha concluso. Parlando direttamente agli iraniani, Netanyahu ha detto: “Non siete nostri nemici. Il nostro nemico comune è il regime tirannico che vi opprime. Il giorno della vostra liberazione si avvicina.”
Anche i principali oppositori di Netanyahu hanno approvato l’operazione militare contro il regime iraniano. Infatti, Naftali Bennett ha affermato: “L’attacco di Israele contro il programma nucleare e le forze armate dell’Iran è stato vitale, ed è stato compiuto all’ultimo momento possibile. Tutti gli israeliani, a destra e a sinistra, sostengono questa azione di autodifesa. L’Iran stava per ottenere dieci testate nucleari. L’Iran è anche la testa di una “piovra del terrore” che sta seminando il caos in tutto il mondo, e da tempo sostengo che deve venire colpita. Ora finalmente sta accadendo. L’azione salverà milioni di vite e renderà il mondo un posto più sicuro. Dobbiamo prepararci ai giorni difficili che ci attendono e rimanere uniti. Che Hashem ci benedica.” Benny Gantz: “Lo Stato di Israele ha intrapreso questa notte un’operazione strategica di prim’ordine. In questo momento storico siamo tutti uniti. Bisogna prepararsi alle mosse successive, sia nella difesa che nell’attacco. Fondamentale rafforzare il coordinamento con gli USA e trasformare il successo militare in un risultato politico che impedisca all’Iran di ottenere l’arma nucleare. L’Iran rappresenta una minaccia per il mondo intero e per la stabilità regionale. La Comunità Internazionale deve unirsi a Israele nel percorso per cambiare il volto del Medio Oriente. Una delle lezioni del 7 ottobre è che dobbiamo prendere l’iniziativa e non permettere che si presenti una minaccia significativa per Israele come una capacità nucleare nelle mani di un regime estremista che minaccia la nostra esistenza.”. Yair Lapid: “L’Iran ha dichiarato guerra a Israele molto tempo fa e ora ne sta pagando le conseguenze. L’attacco israeliano di stasera è stato imposto dalla realtà. Un regime che dichiara apertamente, ripetutamente, che il suo obiettivo strategico è la “distruzione totale di Israele” non può possedere una capacità nucleare. Un regime che ha attaccato Israele due volte con missili balistici e droni, ad aprile e a ottobre, non può aspettarsi alcuna immunità. Un regime che per anni ha finanziato e promosso terrorismo omicida, direttamente e tramite intermediari, in Medio Oriente e oltre, che ha finanziato il 7 ottobre e ha usato Hezbollah contro cittadini israeliani, è un regime che ci ha già dichiarato guerra. Israele non voleva questa guerra, così come non voleva la guerra a Gaza, ma siamo determinati a vincerla”.
Il Times of Israel riferisce che Washington era al corrente dell’operazione ma non vi ha preso parte. Il presidente Trump ha convocato d’urgenza il Consiglio di Sicurezza Nazionale, mentre il segretario di Stato Marco Rubio ha precisato: “Israele ha agito unilateralmente per autodifesa. Gli Stati Uniti non devono essere colpiti in risposta. La nostra priorità è proteggere le truppe nella regione.”
Israele ha confermato che la decisione è stata autonoma: “Quando un nemico dice di voler distruggerti, credigli. E se sviluppa i mezzi per farlo, fermalo.”.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha riaffermato il “diritto di Israele a difendere la sua esistenza e la sicurezza dei suoi cittadini”, ricordando che “proprio ieri, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, in una risoluzione presentata dalla Germania insieme a Francia e Regno Unito, ha ribadito che l’Iran continua a non adempiere ai suoi obblighi di divulgare il suo lavoro sull’arricchimento del materiale con capacità nucleare. L’Iran ha successivamente minacciato di accelerare ulteriormente l’arricchimento dell’uranio. Questo programma nucleare viola le disposizioni del Trattato di non proliferazione nucleare e rappresenta una seria minaccia per l’intera regione, in particolare per lo Stato di Israele.”. Il presidente Macron ha condannato il programma nucleare iraniano, ha rimarcato il diritto di Israele all’autodifesa e ha chiesto una “de–scalation”.
Fuori dall’Europa, va segnalata la dura reazione della Russia: Mosca, attraverso il Ministero degli Esteri, ha condannato l’azione israeliana definendola una “provocazione” e ha avvertito che “la responsabilità di tutte le conseguenze ricadrà sulla leadership israeliana”. Il Cremlino ha anche accusato gli Stati occidentali di alimentare “isteria anti-iraniana” in seno all’AIEA. La Cina si è detta “fortemente preoccupata” per l’attacco e contraria a “violazioni della sovranità iraniana”, chiedendo dialogo e rispetto del diritto internazionale. Turchia e Qatar hanno anch’essi condannato l’azione israeliana
Il Presidente Trump ha commentato: “Ho dato all’Iran una possibilità dopo l’altra di fare un accordo. Ho detto loro, nei termini più forti, di ‘farlo e basta’, ma non importa quanto ci abbiano provato, quanto ci siano andati vicini, non sono riusciti a farlo. Alcuni estremisti iraniani parlavano a malapena, ma non sapevano cosa stava per accadere. Ora sono tutti morti, e la situazione non potrà che peggiorare”.
Anche il Principe iraniano Reza Pahlavi, figura centrale dell’opposizione in esilio, ha lanciato un messaggio netto: “Il mio messaggio ai militari, alla polizia e alle forze di sicurezza è chiaro: questo regime e i suoi leader corrotti e incapaci non danno valore alle vostre vite né al nostro Iran. Abbandonateli e unitevi al nostro popolo. La soluzione è rovesciare la Repubblica Islamica attraverso proteste in strada e scioperi a livello nazionale. Siamo tutti uniti in questa lotta che vinceremo. Lunga vita all’Iran”.
Mosaico ha sentito Ashkan Rostami, dissidente iraniano residente in Italia, che ha commentato così l’attacco: “Chi mi conosce sa che da anni sostengo che la Repubblica Islamica potrebbe cadere con un intervento militare. Le proteste in questi anni l’hanno dimostrato di nuovo: gli iraniani, senza aiuto, non possono sconfiggere la Repubblica Islamica. Come durante la guerra in Italia, i partigiani non avrebbero potuto sconfiggere da soli i fascisti; senza l’intervento degli Alleati, Mussolini non sarebbe caduto. Io supporto Israele anche in questo. Perché la guerra oggi contro i terroristi e il loro capo è l’unico modo per poter sperare in pace e prosperità in Medio Oriente. Se l’Occidente veramente vuole vedere un Medio Oriente in pace (in questi anni ha dimostrato il contrario), deve supportare Israele contro il terrore.” Ashkan Rostami ha aggiunto con chiarezza: “Il regime userebbe la bomba atomica. Da decenni, l’Europa ha scelto di trattare con la Repubblica Islamica.”
Uno degli analisti più rinomati in Italia, Pietro Batacchi, Direttore di Rivista Italiana Difesa, ha così commentato l’attacco israeliano: “Nei prossimi anni verranno scritti libri su libri. Il tema: la guerra segreta condotta dal Mossad contro l’Iran in questi anni; guerra che questa notte ha raggiunto il suo apice. Sì, perché stanotte il Mossad ne ha combinata un’altra delle sue. Dettagli non ce ne sono, ovviamente, ma stanno già uscendo tutta una serie di indiscrezioni, sulla base delle quali possiamo fare una prima congettura. Una premessa. Il Mossad ha in Iran un radicamento importante, confermato dalle decine di uccisioni, sabotaggi, ecc., condotti in tutti questi anni nel cuore del Paese; non ultima l’uccisione del Capo di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran lo scorso anno. Il servizio segreto israeliano in Iran, del resto, può contare su un esercito di dissidenti e oppositori, personale di alto rango del regime facilmente corruttibile, ecc. Appoggi che significano una rilevante mole di quella che in gergo si chiama “actionable intelligence”, ma anche logistica, coperture, via di fuga e, dunque, libertà di azione, e che spiegano quello che è accaduto stanotte. Le squadre del Mossad, e presumibilmente anche team di forze speciali infiltratisi da tempo (dal Kurdistan iracheno, piuttosto che dall’Azerbaijan), sono entrate in azione poco prima del lancio degli attacchi muovendosi poi in perfetta sincronia con questi. Probabilmente qualche team ha impiegato loitering munitions, qualcuno ha invece guidato e preso il controllo di droni e missili provenienti da chissà dove, mentre, da qualche sito “austero”, partivano attivati in remoto droni suicidi.In questo modo sono stati colpiti siti radar e della difesa antiaerea, e batterie missilistiche terra-terra. Poi c’è chi, più tradizionalmente, ha assassinato esponenti del regime… Insomma, stiamo parlando di una delle più grandiose operazioni d’intelligence mai condotte nella storia. E potrebbe essere solo l’inizio.”.
Al momento della scrittura di questo articolo, ovverosia e metà giornata di venerdì 13 giugno, sembra che Israele stia effettuando altri attacchi contro Natanz.
Il leone, figura che lega la tribù di Yehuda, Gerusalemme, e l’Iran precedente alla rivoluzione islamica, ha alzato la testa.