Il patrocinio di borse di studio: così l’AIMIG aiuta le relazioni Italia – Israele

 

Gli Amici Italiani del Museo d’Israele a Gerusalemme patrocinano da diversi anni una Borsa di studio che sta diventando, grazie ai fondi raccolti tra gli amanti del Museo, un’operazione realmente valida per gli studenti e preziosa per il Museo stesso. È la prima volta che Israele, attraverso un’organizzazione museale, aiuta gli studenti italiani. Questo link che si è creato e che continua nel tempo, contribuisce ai buoni rapporti tra i due Stati.
La Relazione sullo Stage della studentessa dello Iulm Alessandra Passaretti, svolto all’Israel Museum di Gerusalemme tramite una borsa di studio sponsorizzata e organizzata interamente da Aimig, dimostra lo spessore e l’intelligenza della studentessa che ha ben interpretato il senso del progetto.
«Ho svolto uno stage presso l’Israel Museum di Gerusalemme, in Israele – scrive la studentessa – . Ho lavorato in due uffici, l’Information Center for Israeli Art, dove mi sono occupata di ricerche all’interno dell’archivio lasciato al museo da Bertha Urdang e da sua figlia Miri, che ho avuto il piacere di conoscere, e il Prints and Drawings Department, in cui mi sono occupata della preziosa collezione di libri e riviste donate da Arturo Schwartz al museo. Nel mese che ho trascorso a Gerusalemme ho avuto la possibilità di conoscere tutto il personale del museo, e di stringere legami professionali e personali che si stanno rivelando duraturi.

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Quando mi è stata assegnato il compito di recuperare, classificare e riordinare il materiale in possesso del museo su Bertha Urdang, conoscevo poco la storia di questa gallerista e collezionista straordinaria. Lavorando con la sua eredità, ho potuto leggere lettere inviatele da critici e artisti nel corso degli anni, ho letto recensioni e potuto ammirare le innovative brochure che lei stessa creava insieme ai cataloghi delle mostre che curava negli Stati Uniti e in Israele.
Lavorando con tutto questo materiale mi sono imbattuta spesso in una serie di artisti, principalmente israeliani, che emigrati da diverse zone dell’Europa avevano finito per trasferirsi a New York per seguire Bertha Urdang e la sua sincera passione per l’arte israeliana.
Durante il mese in cui ho lavorato alla prossima mostra sulla carriera della gallerista, ho avuto l’occasione di conoscere personalmente sua figlia, che ho intervistato a lungo per chiarire aspetti della vita e della carriera della madre, stringendo con Miri Urdang un sincero rapporto di amicizia e confidenza. Grazie a lei mi è stato presentato Joshua Neustein, un artista ebreo nato in Polonia, che era stato scoperto da Bertha Urdang quando era giovanissimo e che aveva esposto nella sua galleria a Gerusalemme e a New York in numerose occasioni nella sua carriera.
Neustein si è rivelato oltre che un artista, una persona di spessore e grande intelligenza. Abbiamo avuto numerose conversazioni sulla vita e sull’arte che hanno indubbiamente contribuito a rafforzare il bellissimo ricordo che ho di quel mese.
Insieme a Neustein sono andata a Tel Aviv per conoscere Nicola Trezzi, critico e curatore di fama internazionale che, nonostante la sua giovane età, dirige il MFA program presso la Bezalel Academy of Arts and Design a Gerusalemme e scrive per Flash Art International.
La possibilità di conoscere personalità di spicco nel mondo dell’arte contemporanea è stato senza dubbio un valore aggiunto alla mia esperienza, permettendomi di creare una rete di contatti internazionali che sono indispensabili nel mio lavoro.
Oltre a lavorare per la prossima mostra sulla Urdang, mi sono occupata della catalogazione e digitalizzazione dell’immensa libreria donata da Arturo Schwartz al museo. Ho fotografato, classificato e riposto con cura libri e riviste in edizione limitata – spesso si trattava di una delle poche copie esistenti al mondo – quasi tutte autografate dall’artista.
Mi sono trovata tra le mani schizzi di Picasso e dediche di Marinetti, fotografie originali di Man Ray e appunti presi a matita da Duchamp. Dato il mio amore per i libri e per l’arte non posso negare che sia stato emozionante, oltre che interessantissimo, poter sfogliare e leggere libri e riviste così rari.
Nell’intenso mese in cui ho vissuto a Gerusalemme ho conosciuto tantissime persone, stringendo rapporti professionali e di amicizia di grandissimo valore, che oggi, a distanza di un anno, mantengo con piacere.
Il personale del museo è stato accogliente e disponibile e difficilmente avrei potuto sperare in meglio.
Raccomando questa esperienza fortemente, Gerusalemme è una città bellissima, piena di vita, di colori e persone indimenticabili. Nonostante il clima di tensione che ormai da troppo tempo abita quelle terre ho fatto amicizia con studenti palestinesi, ebrei e cristiani, vincendo i pregiudizi sulle diversità di etnia e religione che troppo spesso sono predominanti quando si parla dello stato di Israele. Credo che per uno studente nel corso della sua formazione questa esperienza si riveli indispensabile da molti punti di vista, professionalmente e umanamente.
Entrare nelle complesse dinamiche di quei luoghi è stato formativo e potermi confrontare con storie così diverse dalla mia mi ha reso una persona più ricca e consapevole.
Non posso che ringraziare AIMIG e l’Università IULM per avermi concesso questa opportunità e augurare a questa felice relazione di consolidarsi sempre di più».