Palloncini incendiari

I timori delle comunità nel Sud d’Israele, tra pandemia, palloncini incendiari da Gaza e la riapertura delle scuole

Israele

di Nathan Greppi
A meno di 3 settimane dall’inizio del nuovo anno scolastico, previsto in Israele per il 1 settembre, gli abitanti dei villaggi vicini alla Striscia di Gaza temono che possa verificarsi una nuova escalation nella zona, soprattutto dopo che nell’ultima settimana sono partiti diversi palloni incendiari dalla Striscia.

Secondo Ynetnews, Israele ha detto che cesserà il trasporto marittimo di benzina verso Gaza e altre ritorsioni in risposta alle dozzine di palloncini abbinati con materiale incendiario che hanno causato diversi incendi nelle fattorie israeliane lungo il confine.
Al momento, tuttavia, le maggiori preoccupazioni della gente del posto sono la pandemia e un eventuale ripartenza: Amit Kaspi, abitante del kibbutz Kerem Shalom e padre di 3 figli, ha raccontato a Ynet: “In passato, prima di ogni campagna militare, venivano fatti dei preparativi per l’istruzione e l’evacuazione delle famiglie, ma hanno sempre fallito. Anche durante la prima ondata di Covid ci si è preparati per le lezioni da remoto, ma è stato un disastro.”
Guy Teitelbaum, anch’egli residente a Kerem Shalom e padre di 3 bambini, è preoccupato: “Credo che il nostro consiglio regionale stia facendo tutto il possibile, e lo dimostra la percentuale di contagiati, ma per quanto riguarda le scuole hanno le mani legate. È nelle mani di un governo che non sa se domattina sarà ancora in carica o meno.” Ha aggiunto che gli abitanti del luogo sono meno attrezzati contro il virus che per un eventuale conflitto.

Shlomzion Cohen, preside della scuola elementare Alonim nel comune di Sha’ar HaNegev, ha spiegato che il corpo docenti “sta facendo molto per offrire più aiuto possibile ai bambini, ma è impossibile far sì che si riprendano completamente da questa esperienza.”

Gli israeliani hanno criticato duramente il governo per come sta gestendo la pandemia e la crisi socioeconomica che si è creata: secondo la Banca Centrale Israeliana, Israele è l’ultimo stato al mondo per percentuale del PIL spesa in aiuti ai cittadini impoveriti dal lockdown (3,3%, contro il 9,8% degli Stati Uniti e l’11,5% dell’Australia).