di Davide Cucciati
In un momento in cui molti paesi europei hanno annunciato che riconosceranno uno stato palestinese, il presidente israeliano ha lanciato un appello diretto alla comunità internazionale: “Basta con l’ipocrisia. Fate pressione, perché quando sapete fare pressione, la fate davvero. Dite chiaramente a Hamas: nessun accordo, niente di niente, finché non li liberate”.
Domenica 17 agosto, il presidente israeliano Isaac Herzog ha visitato Hostages Square a Tel Aviv, incontrando i familiari di alcuni dei circa cinquanta ostaggi ancora trattenuti da Hamas a Gaza. Secondo Israel National News, Herzog ha lanciato un appello diretto alla comunità internazionale: “I nostri figli e le nostre figlie sono rinchiusi nelle prigioni di Gaza da 681 giorni. Li vogliamo a casa al più presto. Il mondo dovrebbe volerli a casa al più presto. Basta con l’ipocrisia. Fate pressione, perché quando sapete fare pressione, la fate davvero. Dite chiaramente a Hamas: nessun accordo, niente di niente, finché non li liberate”.
Negli ultimi mesi, diversi Paesi europei, anche per tentare di condizionare le scelte politiche israeliane, hanno preso strade diverse sul riconoscimento dello Stato di Palestina: Spagna, Irlanda, Norvegia e Slovenia l’hanno già riconosciuta; Francia e Regno Unito hanno annunciato che lo faranno a settembre 2025; Malta intende muoversi nello stesso periodo; il Portogallo sta valutando il passo, con possibile annuncio a settembre; San Marino ha impegnato il governo a procedere entro fine 2025. Italia e Lituania restano caute. Germania, Ungheria e Repubblica Ceca si oppongono al riconoscimento unilaterale; in parallelo Berlino, l’8 agosto 2025, ha annunciato una sospensione mirata delle esportazioni di equipaggiamenti potenzialmente utilizzabili nella Striscia di Gaza.
Sul tema dei rapiti e delle pressioni internazionali si sono espressi anche tre figure di primo piano dell’opposizione israeliana, potenziali sfidanti di Netanyahu alle prossime elezioni, Benny Gantz, Naftali Bennett e Avigdor Liberman, tutti critici verso i riconoscimenti unilaterali dello Stato di Palestina. Il 9 agosto Gantz ha scritto su X che “azioni come il riconoscimento illusorio e unilaterale della Palestina, le sanzioni sulle armi e le lettere critiche a Israele danneggiano le prospettive di un accordo sugli ostaggi. Non solo premiano il terrorismo e irrigidiscono la posizione di Hamas, ma prolungano la guerra. In qualità di leader dell’opposizione, lasciatemi dire una cosa molto chiaramente: invece di fare pressioni su Israele, l’Occidente dovrebbe focalizzarsi sul mettere fine all’impunità della leadership di Hamas all’estero”.
Actions like unilateral illusionary Palestinian recognition, weapon sanctions & critical letters of Israel are harming the prospects of securing a hostage deal.
Not only do they inadvertently reward terror and harden Hamas’ position – they are prolonging the war.
As an… https://t.co/zzllRCo7YV
— בני גנץ – Benny Gantz (@gantzbe) August 9, 2025
Il 13 agosto, Gantz ha aggiunto che Hamas interpreta questi riconoscimenti come una vittoria e che “considera il cedimento alla pressione interna per mano della disinformazione e della manipolazione dei media non un fallimento, ma un successo – frutto del 7 ottobre. Questo è il momento non solo di chiarezza morale, ma di coraggio politico”. Anche l’ex primo ministro Naftali Bennett, il 30 luglio, ha definito “distruttiva e insensata” la decisione britannica di riconoscere unilateralmente la Palestina, perché offre ad Hamas un incentivo concreto a rifiutare un accordo sugli ostaggi, assicurando così che “restino a Gaza e che la guerra si prolunghi all’infinito”. Non è stato da meno Avigdor Liberman che, commentando la scelta francese, ha affermato: “Riconoscere uno Stato palestinese è un premio per il terrorismo e rafforza Hamas. Questa non è giustizia”.
Davanti a un siffatto scenario, sovvengono in mente le prime pagine di Il Giudaismo di Isidore Epstein, in cui viene ricordato come “ebrei” sia un termine che deriva da una radice che significa “l’altra parte”. La politica israeliana, ben oltre il perimetro della maggioranza di governo, ha decisamente preso le distanze dalla visione europea che, gradualmente, pare voler procedere verso il riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese. Il richiamo di Herzog, in questo contesto, non è banale anche considerato che viene da un uomo politico che, nella sua storia politica, è stato a lungo protagonista del centrosinistra israeliano.