Fummo schiavi in America

Israele

di Luciano Assin

Cosa può spingere determinati individui a cambiare di punto in bianco il loro passato, il loro credo, la propria cultura per intraprendere una strada sconosciuta, irrazionale e costellata di difficoltà a prima vista insormontabili? Se per noi ebrei è molto difficile accettare il fatto che un non ebreo sia così motivato da voler far parte a tutti i costi di un popolo così ricco di una storia di persecuzioni e intolleranza nei suoi confronti, cosa dovremmo dire se chi vuole farne parte è in aggiunta anche un uomo di colore?

La risposta a tutti questi quesiti è scontata e banale ma a quanto pare univoca: la fede. Non vedo altra spiegazione nella storia di Ben Carter, operaio metallurgico americano, che in seguito ad una visione dell’arcangelo Gabriele mutò il suo nome in Ben Ammi Ben Israel e cominciò a fare opera di proselitismo nella comunità afroamericana, a suo dire gli autentici discendenti delle dieci tribù perdute a seguito della diaspora.

Il legame può essere in parte giustificato dai continui riferimenti dei gospels americani alle storie bibliche del popolo d’Israele, ma Ben Ammi va oltre: a suo dire una consistente parte della diaspora ebraica migrò verso l’Africa, e da lì fu deportata come schiava nelle Americhe.

Dopo un purgatorio durato due anni e mezzo in Liberia, i primi 400 ebrei israeliti, come si definiscono, arrivano in Israele con dei visti turistici per stabilirsi principalmente nel sud del Paese, Dimona prima ed in seguito Arad e Mizpe’ Ramon.

Dai primi 400 la comunità conta oggi 5000 anime. Come ogni setta che si rispetti, anche gli ebrei israeliti interpretano la Bibbia, ed in particolar modo la Torà, a loro uso e consumo.

Come i Caraiti, non prendono in considerazione la legge orale e di conseguenza il Talmud, nel corso del Sabato osservano un digiuno completo e le seguenti feste: Pesah, Shavuoth, Kippur e Succoth. Seguono una stretta dieta vegana e si vestono esclusivamente di abiti tessuti con fibre naturali. Anche la circoncisione dopo l’ottavo giorno e le leggi bibliche della purificazione della donna durante il ciclo mestruale fanno parte del credo. In aggiunta, è accettata l’idea della poligamia.

Il risultato di tutti questi numerosi distinguo ha fatto sì che il Rabbinato israeliano rifiuti di considerarli ebrei a tutti gli effetti, cosa che preclude l’aquisizione della cittadinanza israeliana concessa in base alla “legge del ritorno”.  Soltanto nel 2004, dopo un lungo periodo di trattative col governo, i seguaci di Ben Ammi sono usciti dal limbo legislativo acquisendo lo status di residenti fissi, e di conseguenza fra le altre cose l’obbligo del servizio militare. Le principali fonti di sostentamento della comunità sono una piccola rete di ristoranti vegani ed una fabbrica tessile che confeziona i loro abiti tradizionali molto in voga fra l’elite afro americana: fra i clienti più famosi in assoluto, Oprah Winfrey, Stevie Wonder e la scomparsa Whitney Houston. Per concludere ancora due parole sulla dieta vegana dei nostri eroi: il concetto si basa su un versetto della Bibbia: “Ecco io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, ed ogni albero fruttifero che fa seme, questo vi servirà di nutrimento” (Genesi 1-29). A detta di Ben Ammi, i risultati sono stupefacenti: i casi di malattie terminali, infarti, disturbi renali e ipertensioni sono minimi se non nulli. Provare per credere…

Luciano Assin