di Anna Balestrieri, da Gerusalemme
Almeno sei persone sono state uccise, tra cui una bambina di 8 anni, un bambino di 10 e un ragazzo di 18, a Bat Yam, nella notte tra sabato e domenica 15 giugno. Oltre 200 persone sono rimaste ferite e si teme che il numero delle vittime possa salire fino a 25, sette persone risultano ancora disperse sotto le macerie.
15 giugno 2025 — Una delle notti più drammatiche dall’inizio del conflitto tra Israele e Iran ha visto due massicci lanci di missili da parte iraniana contro obiettivi civili israeliani, causando la morte di almeno dieci persone e il ferimento di oltre 140. Tra le vittime figurano anche bambini, donne anziane e intere famiglie colpite nei loro appartamenti a Bat Yam e Tamra. L’esercito israeliano (IDF) ha risposto con un’intensa campagna di bombardamenti contro infrastrutture militari e nucleari in territorio iraniano, colpendo anche depositi di carburante a Teheran e siti strategici in tutto il Paese.
L’attacco iraniano
Secondo le forze armate israeliane, almeno dieci missili balistici lanciati dall’Iran non sono stati intercettati e hanno colpito aree densamente popolate, tra cui il centro di Israele e il nord del Paese. A Bat Yam, quattro persone sono morte, tra cui un bambino di 10 anni, una donna di 69 anni e una di 80. A Tamra, nel nord, altri quattro civili — due donne sui quarant’anni, una ragazza di 20 anni e una di 13 — hanno perso la vita. In totale, dall’inizio della guerra 200 persone sono rimaste ferite in diverse località, tra cui Rehovot, Tamra e Nazareth.
I dettagli della nottata
Almeno sei persone sono state uccise, tra cui una bambina di 8 anni, un bambino di 10 e un ragazzo di 18, a seguito dell’impatto diretto di un missile balistico iraniano su un edificio residenziale nella città di Bat Yam, a sud di Tel Aviv, nella notte tra sabato e domenica 15 giugno. Oltre 200 persone sono rimaste ferite e si teme che il numero delle vittime possa salire fino a 25, poiché sette persone risultano ancora disperse sotto le macerie (nella foto soldati dell’IDF davanti a un palazzo sventrato).
L’attacco ha fatto parte della seconda ondata notturna di lanci da parte dell’Iran, che ha fatto scattare le sirene d’allarme a Tel Aviv, in gran parte del centro del Paese, ad Ashdod e in alcune aree di Gerusalemme poco dopo le 2:30 del mattino. Oltre a Bat Yam, si sono registrati impatti anche a Rehovot e Ramat Gan.
A Bat Yam, località balneare
I soccorritori dell’Unità di Ricerca e Salvataggio del Comando del Fronte Interno dell’IDF sono all’opera da ore per cercare di estrarre i dispersi.
Secondo il sindaco di Bat Yam, Tzvika Brot, sono 61 gli edifici danneggiati dall’impatto, sei dei quali dovranno essere demoliti completamente. Molti degli edifici colpiti non sono dotati di rifugi antiaereo, trattandosi di costruzioni più datate. Immagini mostrano che i ma’amad, i rifugi, rimangono illesi.
A Rehovot, casa dell’Istituto Weizmann
Nel vicino centro di Rehovot, almeno 42 persone sono rimaste ferite, tra cui una madre e il suo bambino di un anno e mezzo. Due persone sono in gravi condizioni, tredici in condizioni moderate. Un sopravvissuto alla Shoah è rimasto intrappolato per ore sotto le macerie prima di essere estratto vivo e in buone condizioni.
Secondo alcuni report, anche un edificio del Weizmann Institute of Science è stato colpito e ha subito danni. Il New York Times riferisce di un incendio in almeno uno dei laboratori dell’istituto, basandosi su immagini ottenute dalla zona.
Il capo del Comando del Fronte Interno, il generale Rafi Milo, ha dichiarato che quanto accaduto è un tragico promemoria dell’importanza di seguire scrupolosamente le direttive sulla sicurezza. “Giorni difficili ci attendono, ma abbiamo la forza e la determinazione per continuare a proteggere la popolazione e salvare vite umane,” ha affermato.
A nord
Poche ore prima, altri quattro civili erano rimasti uccisi in un precedente attacco missilistico che ha colpito la città araba di Tamra, a est di Haifa. Nel complesso, circa 200 persone sono rimaste ferite negli attacchi notturni.
L’esercito israeliano ha chiesto alla popolazione di non condividere immagini o informazioni sui luoghi degli impatti, sottolineando che tali dati possono essere utilizzati dal nemico per correggere la mira e migliorare le capacità offensive.
L’ondata di attacchi si inserisce in un’escalation senza precedenti tra Israele e Iran, scoppiata all’alba di venerdì, quando Israele ha lanciato un’offensiva su vasta scala contro siti nucleari, basi missilistiche e obiettivi militari iraniani. Secondo fonti israeliane, l’operazione è stata necessaria per contrastare l’avvicinamento dell’Iran al “punto di non ritorno” nella produzione di armi nucleari. Le autorità militari prevedono che l’operazione possa durare ancora diversi giorni.
La risposta israeliana
L’aviazione israeliana ha immediatamente reagito colpendo obiettivi di alto valore in Iran, compresi siti legati al programma nucleare. Fonti militari israeliane hanno dichiarato di aver colpito il quartier generale del Ministero della Difesa iraniano e impianti di arricchimento nucleare. Uno dei bersagli più rilevanti è stato un grande deposito di carburante a Teheran, i cui esplosivi hanno scatenato un incendio visibile a chilometri di distanza, con danni anche a edifici residenziali. Secondo fonti iraniane, sessanta persone — inclusi venti bambini — sono rimaste uccise nei raid israeliani.
La portata del conflitto e le reazioni internazionali
Israele ha esteso le operazioni anche allo Yemen, colpendo un incontro della leadership Houthi, incluso il capo di stato maggiore delle forze yemenite filoiraniane. Fonti militari confermano inoltre l’eliminazione di alti comandanti delle Guardie Rivoluzionarie iraniane in diversi punti del Paese, tra cui Tabriz, Abadan e Kermanshah.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avvertito che qualsiasi attacco iraniano contro gli Stati Uniti sarà seguito da una risposta militare “a livelli mai visti prima”, ma ha dichiarato che Washington non è coinvolta nei raid israeliani. Ha ribadito l’impegno per una mediazione tra Iran e Israele e ha espresso, in un colloquio con Vladimir Putin, il desiderio di porre fine al conflitto. Tuttavia, i tentativi di dialogo sembrano falliti: l’Oman ha annunciato che i colloqui previsti tra Iran e Stati Uniti sul nucleare iraniano “non si terranno” dopo i recenti bombardamenti.
Clima di allerta continua
In parallelo, continua anche il conflitto con Gaza, che però ha assunto una posizione secondaria rispetto al fronte iraniano. L’IDF ha richiamato decine di migliaia di riservisti e mantiene in vigore severe restrizioni sul fronte interno: scuole chiuse, raduni vietati, solo lavoratori essenziali autorizzati. Un giovane sergente di soli 21 anni, ha perso la vita sul fronte della Striscia.
Le sirene hanno suonato in diverse città del nord di Israele ed al confine con la Giordania per possibili intrusioni di droni ostili. L’IDF ha dichiarato di operare liberamente nello spazio aereo iraniano e prevede nuovi attacchi da parte di Teheran nelle prossime ore. Due cittadini israeliani sono stati arrestati con l’accusa di spionaggio per conto dell’Iran. Una fonte israeliana ha affermato che anche la Guida Suprema Ali Khamenei potrebbe diventare un bersaglio legittimo.
Il conflitto tra Israele e Iran ha raggiunto un punto di massima escalation, coinvolgendo anche teatri come Gaza e lo Yemen, e causando un alto numero di vittime civili da entrambe le parti. La possibilità di un cessate il fuoco appare remota, mentre il rischio di un allargamento regionale del conflitto è sempre più concreto. Israele continua a colpire duramente infrastrutture strategiche iraniane, mentre la popolazione civile paga il prezzo più alto in termini di vite umane e distruzione.