La voce di Sergio Della Pergola
L’evento ha visto Della Pergola portare la sua voce da Israele, non risparmiando critiche al sindaco di Milano, Beppe Sala, definendolo “ripugnante” per non aver appoggiato l’iniziativa di solidarietà alla famiglia Bibas trucidata da Hamas. Ha inoltre espresso critiche verso Israele stessa, accusandola di essersi comportata all’ultima riunione dell’ONU come uno stato vassallo degli Stati Uniti, paragonandola a Porto Rico per non aver sostenuto l’Ucraina nella sua mozione. De Bortoli ha interpretato questa posizione come una rottura con l’Occidente, poiché Israele si è allineata a Russia e Bielorussia.
Il dibattito
Il dibattito ha offerto un quadro complesso e drammatico delle forze che si oppongono attualmente in Israele alla conclusione della prima fase dell’accordo per il ritorno degli ostaggi. Sono state discusse le dinamiche politiche interne, con forze che hanno perso legittimità dopo gli eventi del 7 ottobre e ancor più dopo le inchieste che ne sono seguite, ma senza che emergano alternative concrete.
Della Pergola ha inoltre sottolineato come Israele si distingua sempre per la forza morale dei suoi cittadini, evidenziando l’umanità dimostrata dagli ostaggi, anche nelle loro testimonianze successive al ritorno da Gaza.
Un punto chiave del dibattito è stata l’analisi della gestione dell’intelligence israeliana. È stata evidenziata la falla nella raccolta di informazioni, con una critica alla tendenza a privilegiare la grande intelligence basata sulle tecnologie avanzate rispetto alla piccola intelligence derivante dall’osservazione diretta e dall’interazione sul campo. Questo squilibrio ha contribuito all’incapacità di prevenire la tragedia del 7 ottobre.
Gli scenari del futuro
De Bortoli si è opposto all’idea di azzerare i conti restituendo i prigionieri da entrambe le parti, anche da parte palestinese. Della Pergola, invece, si è scagliato contro quanti, ebrei, “mosche cocchiere”, hanno denunciato una pulizia etnica inesistente, definendola un grido ipocrita nato dalla volontà di allinearsi con chi vuole negare i diritti di Israele. Inoltre, ha negato con decisione l’utilizzo di concetti come “colonialismo” ed “apartheid” applicati a Israele, evidenziando le differenze abissali tra il caso dello Stato ebraico e questi concetti.
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L’evento ha rappresentato un’importante occasione di riflessione, offrendo spunti critici su una delle questioni più urgenti della geopolitica contemporanea. Il livello degli interventi e la profondità delle analisi hanno reso il dibattito stimolante, contribuendo a una maggiore comprensione della situazione attuale e delle sfide che il futuro riserva.
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