Un’Italia da pazzi, un Israele da ricordare

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di Davide Cucciati

Il risultato finale recita 5-4 per l’Italia, ma la partita giocata a Debrecen contro Israele resterà impressa non solo per i gol e i brividi. A fare notizia, ancora una volta, è stato ciò che è accaduto durante l’inno israeliano: un gruppo di tifosi italiani si è voltato di spalle in segno di protesta. Israele gioca in Ungheria le sue partite “casalinghe” a causa della guerra in corso. Sugli spalti del Nagyerdei Stadion erano presenti poco più di duemila spettatori, tra cui circa trenta ragazzi sopravvissuti alla strage sul campo di calcio di Majdal Shams, compiuta da Hezbollah.

L’intera nazionale ha indossato il lutto al braccio in memoria dell’attentato terroristico avvenuto poche ore prima a Gerusalemme.

Nel frattempo, in Italia, il clima resta infuocato. Sotto casa di Gennaro Gattuso, nuovo commissario tecnico, è comparso uno striscione: “Rino, non si gioca con chi uccide bambini.” Una petizione lanciata a Corigliano-Rossano, il Comune dell’ex centrocampista del Milan, ha raccolto in poche ore centinaia di firme per chiedere alla Nazionale di non scendere in campo contro Israele.

Gattuso ha risposto in conferenza stampa cercando equilibrio:Israele è nel nostro girone, ci dobbiamo giocare, purtroppo c’è una guerra in atto e questo fa male. Sono un uomo di pace, mi auguro che la pace ci sia in tutto il mondo, fa male al cuore vedere civili e bambini che lasciano la vita; dopo però facciamo un altro mestiere, il presidente Gravina si sta dando da fare per trovare soluzioni per riuscire a fare la gara a Udine con Israele in modo perfetto.

Anche una sua frase sui sorteggi, che sfortuna avere Israele nel girone”, ha suscitato polemiche. Gattuso ha poi chiarito che si riferiva solo al valore sportivo dell’avversario.

In campo, Israele ha risposto con il gioco.

La formazione di Ben Shimon, schierata con un 4-2-3-1 dinamico e coraggioso, ha messo più volte in difficoltà gli azzurri. A segno due volte Dor Peretz, centrocampista esperto che conosce bene il calcio italiano: ha militato nel Venezia nella stagione 2021-2022, collezionando 18 presenze in serie A. Accanto a lui, le incursioni di Solomon e la qualità di Gloukh hanno spesso messo in crisi la difesa azzurra. Il punteggio è stato in bilico fino al recupero: 4-4 al novantesimo, poi l’ex rossonero Tonali ha segnato il definitivo 5-4.

L’Italia esce dalla partita con tre punti ma anche molti interrogativi. I limiti tecnici restano evidenti, soprattutto nella fase difensiva, apparsa inadeguata. La squadra ha subito quattro reti, di cui due su autorete, e ha mostrato voragini difensive tali da compromettere più volte il risultato. Si salva solo la mentalità: non è scontato riuscire a rientrare in partita dopo uno svantaggio iniziale o dopo il rocambolesco pareggio del 4-4. Ma se davvero esiste un margine di crescita, dovrà passare da un lavoro serio e profondo su tenuta, concentrazione e struttura tattica.

In un contesto di grande pressione internazionale e simbolica, la nazionale israeliana ha offerto l’immagine più forte della serata. In campo c’erano Anan Khalaili, arabo israeliano di Haifa, Eli Dasa, ebreo etiope e altri giocatori di origine mizrahi, sefardita e ashkenazita. Un Paese in guerra, contestato, delegittimato, eppure capace di portare in campo una squadra che è un ritratto reale e umano della sua pluralità interna. La nazionale israeliana non è un blocco monolitico: è un mosaico vero, dove convivono storie diverse.

Voltarsi di spalle durante quell’inno non colpisce un governo. Colpisce un popolo intero.