Ecce impresa: vede la luce la traduzione italiana del Talmud Babilonese

di David Szilpman

 

È l’esito di un titanico impegno durato anni di lavoro, un opus magnum frutto di un team di 50 studiosi, collaboratori
da tutto il mondo tra cui
Rav Adin Steinsaltz. Esce
il primo volume della traduzione del Talmud
Bavli con il trattato Rosh HaShanà

 

Alfonso Sasson, Daniele Cohenca, rav Gianfranco Di Segni, Marco Ottolenghi (nel pool milanese anche Ariel Finzi, Alisa Luzzatto e David Piazza).
Alfonso Sassun, Daniele Cohenca, rav Gianfranco Di Segni, Marco Ottolenghi (nel pool milanese anche Ariel Finzi, Alisa Luzzatto e David Piazza).

 

 

Una impresa titanica, una pietra miliare nella storia degli studi ebraici italiani, una traduzione irrinunciabile, da oggi in avanti. Uno dei tanti fatti curiosi in relazione al Talmùd e alla sua storia è un certo indomito carattere di internazionalità. Com’è noto il Talmùd si esprime in due lingue: l’ebraico per la Mishnah e l’aramaico per la Ghemarah, ossia il commento redazionale alla Mishnah. Non solo: le stesure del Talmùd avvennero in luoghi diversi: una in Terra di Israele (Talmùd Yerushalmi) e una in Babilonia (Talmùd Bavlì). Successivamente, molti secoli dopo, la prima edizione a stampa del Talmùd fu una gloria italiana, dato che fu stampato proprio in Italia da D. Bomberg a cavallo tra il 1520 e il 1523. Seguirono poi altre edizioni in varie parti di Europa, ma quella che si impose come fondamentale e canonica vide la luce a Vilna nel 1835.

Rav Adin Steinsaltz (Gerusalemme 1937), uno dei massimi e più celebri talmudisti viventi, è colui a cui oggi si deve una delle più usate e autorevoli edizioni in uso, adottata da moltissime yeshivòth e accademie rabbiniche. La sua è, insomma, un’eccellente edizione israeliana, impostasi come uno dei punti di riferimento della contemporaneità religiosa ebraica in Eretz Israel e in Diaspora. Rav Steinsaltz figura nel comitato di onore della traduzione italiana del Talmùd, presentato il 5 aprile al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il primo volume, quello sul Trattato di Rosh haShanah. In Germania tra Ottocento e Novecento, come pure in Francia e negli Stati Uniti in decadi più vicine a noi, si sono susseguite alcune traduzioni -rispettivamente in tedesco, francese e inglese- di questo imprescindibile caposaldo della vita religiosa e culturale ebraica.
Oggi il Talmùd “sbarca” nuovamente in Italia, con l’attesissima traduzione in lingua italiana, grazie alle energie e ai finanziamenti attivati dal protocollo di intesa del 21 gennaio 2011 fra Presidenza del Consiglio dei Ministri, il MIUR, il CNR, e UCEI – CRI.

A coordinare le forze e a presiedere i lavori, Rav Riccardo Shemuel Di Segni, Rabbino Capo di Roma e Direttore del Collegio Rabbinico Italiano.(Tra i tanti nomi che balzano subito all’occhio compaiono quello di Fiamma Nirenstein, di Gianni Letta e di Giuliano Amato, infine dello storico Alberto Melloni). Il titanico lavoro di traduzione italiana, edita da Giuntina, si avvale del team di una cinquantina di persone, tra esperti e traduttori, sì che possano esservi anche incluse una serie di inserzioni di approfondimento matematico, bioetico, zoologico, botanico, astronomico… La traduzione dei testi talmudici nella lingua di Dante e di Manzoni, come pure di Leone Ebreo e di Primo Levi, avviene, infine, nell’era della generazione 2.0, affidandosi quindi anche alla tecnologia informatica e a nuovi software.Rav Riccardo Di Segni è comprensibilmente emozionato. Il traguardo è grande, l’impegno immane. «Quasi non ci credo che siamo riusciti a portare in porto l’avvio dell’iniziativa, che, come si può immaginare, è enorme e molto complicata. Sono davvero contento». Ma perchè iniziare la traduzione del Talmùd proprio dal Trattato di Rosh haShanah e non da altri? La risposta è pragmatica. «Sostanzialmente per un motivo: la brevità di questo Trattato rispetto ad altri, dato che si tratta di una sorta di ‘esperimento’ e di ‘avvio’ di un progetto molto ampio. E poi, trattando del Capodanno ebraico e dunque degli inizi, è anche benaugurale».
Scorrendo i vari nomi che figurano nei singoli comitati patrocinanti l’iniziativa vi sono autorità politiche, come pure intellettuali cristiani. Il Rav mi fa osservare che, pur essendo l’intero lavoro di traduzione e redazione affidato ovviamente a studiosi ebrei, per alcune schede di approfondimento sono stati consultati anche esperti ed istituzioni accademiche laici e non ebraici. Un esempio? Il Trattato di Rosh haShanah ha molti riferimenti astronomici e allora, specie per l’esattezza della terminologia scientifica da impiegare, ci si è avvalsi di esperti della materia.

Rav Di Segni specifica che la casa editrice Giuntina è stata scelta non da subito ma via via che il lavoro procedeva, selezionata in corso d’opera. Tuttavia, ricorda il Rav, si tratta anche di una precisa scelta valoriale.