di Nathan Greppi
Dal sondaggio, emergono delle differenze di posizione a seconda della fascia d’età: tra gli italiani che hanno tra i 18 e i 34 anni, la percentuale di chi ha cambiato voto verso il partito con le posizioni a lui più vicine sulla guerra sale al 9%, mentre la percentuale di chi per lo stesso motivo ha confermato il proprio voto sale al 25%. La percentuale di giovani che invece non si sentono toccati dalla questione è del 19%, in linea con la media complessiva.
In questi ultimi due anni di guerra post-7 ottobre, diverse forze politiche hanno cercato di sfruttare le manifestazioni propal per il proprio interesse, in particolare tra i partiti che fanno parte del cosiddetto “campo largo”. Tuttavia, come dimostrano le ultime elezioni regionali nelle Marche in cui la sinistra ha puntato molto sul tema di Gaza, questo sostegno non si traduce in un aumento dei voti.
Una ulteriore conferma di questo scollamento tra “piazze piene e urne vuote” giunge da un recente sondaggio di YouTrend, i cui risultati sono stati pubblicati il 19 dicembre sul settimanale TPI.
Per realizzare il sondaggio, tra il 18 e il 23 novembre sono state raccolte interviste su un campione di 804 persone, ripartite equamente tra la popolazione italiana per età, sesso, titolo di studio e luogo di residenza. Il margine di errore si aggira intorno al 3,5%.
I risultati
La prima domanda rivolta agli intervistati è stata: “La guerra a Gaza e in generale l’evoluzione della questione israelo-palestinese negli ultimi due anni ha influito sulla tua scelta su quale partito votare?”. Solo il 5% ha dichiarato di aver cambiato l’intenzione di voto in base alla guerra, e un altro 17% che per lo stesso motivo ha confermato la sua scelta.
Di contro, il 23% degli intervistati ha detto che si sente molto toccato dal tema, ma tuttavia non ha influito sulla sua intenzione di voto. Un altro 37% ha negato che il tema influenzasse la sua scelta di che partito votare, mentre il restante 19% ha dichiarato che l’argomento in generale lo tocca poco.
Differenze per età e orientamento politico
Dal sondaggio, emergono delle differenze di posizione a seconda della fascia d’età: tra gli italiani che hanno tra i 18 e i 34 anni, la percentuale di chi ha cambiato voto verso il partito con le posizioni a lui più vicine sulla guerra sale al 9%, mentre la percentuale di chi per lo stesso motivo ha confermato il proprio voto sale al 25%. La percentuale di giovani che invece non si sentono toccati dalla questione è del 19%, in linea con la media complessiva.
Di contro, nella fascia d’età 35-54 anni le percentuali di coloro che hanno cambiato o confermato quale partito votare per via della guerra sono rispettivamente il 3% e il 13%. Mentre tra gli elettori dai 55 anni in su, ha cambiato intenzione di voto il 4% e l’ha confermato il 16%.
Ancora più marcate sono le differenze emerse tra elettori di destra e sinistra: tra gli elettori della coalizione di centrodestra dell’attuale governo, a cambiare o confermare le proprie intenzioni di voto per la guerra sono stati rispettivamente il 5% e il 9%. Mentre tra gli elettori del campo largo (PD, M5S, AVS), le stesse percentuali salgono rispettivamente al 6% e al 34%.
Molto forte tra gli elettori di centrodestra è il disinteresse sulla questione: il 53% ha dichiarato che il tema non influenza la sua scelta su quale partito votare, e un altro 14% che l’argomento in generale lo tocca poco. Tra gli elettori di sinistra, invece, sono il 30% quelli che non si dicono influenzati sull’intenzione di voto e il 5% quelli che si dicono poco toccati dall’argomento.
I risultati del sondaggio pubblicati su TPI non specificano come la pensano gli elettori delle altre forze politiche (Azione, Italia Viva, ecc.).



