passaporto palestinese

Gli Stati Uniti vietano l’ingresso ai titolari di passaporto dell’Autorità palestinese. I motivi: la guerra e il terrorismo

Mondo

di Nina Prenda
La decisione rientra nell’impegno di lunga data di Trump a limitare l’immigrazione, con l’obiettivo dichiarato di “proteggere la sicurezza degli Stati Uniti”. Oltre ai palestinesi, il provvedimento riguarda anche i cittadini di Burkina Faso, Mali, Niger, Sud Sudan e Siria. La nuova politica entrerà in vigore il 1° gennaio 2026. 

 

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato martedì 16 dicembre 2025 un ulteriore inasprimento delle politiche sui viaggi verso gli Stati Uniti, estendendo il divieto di ingresso anche ai titolari di passaporto dell’Autorità Palestinese e a cittadini di altre cinque nazioni.

In un messaggio diffuso sui social media, un account ufficiale della Casa Bianca ha spiegato che la decisione rientra nell’impegno di lunga data di Trump a limitare l’immigrazione, con l’obiettivo dichiarato di “proteggere la sicurezza degli Stati Uniti”. Oltre ai palestinesi, il provvedimento riguarda anche i cittadini di Burkina Faso, Mali, Niger, Sud Sudan e Siria.

Una scheda informativa della Casa Bianca ha motivato il divieto facendo riferimento a corruzione sistemica, terrorismo e gravi carenze nei sistemi di identificazione civile. Molti dei Paesi interessati, si legge nel documento, “soffrono di corruzione diffusa, documenti civili fraudolenti o inaffidabili e di sistemi inesistenti di registrazione delle nascite e dei precedenti penali, rendendo di fatto impossibile un controllo accurato dei viaggiatori”.

La nuova politica entrerà in vigore il 1° gennaio 2026. Già lo scorso giugno, Trump aveva annunciato il divieto di ingresso per i cittadini di 12 Paesi e l’imposizione di restrizioni aggiuntive per altri sette, rilanciando una delle misure più controverse del suo primo mandato. Per quanto riguarda i palestinesi, la Casa Bianca ha richiamato i due anni di guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza e la presenza di gruppi terroristici nei centri abitati palestinesi. I passaporti dell’Autorità Palestinese sono diffusi soprattutto a Gaza, mentre in Cisgiordania/ Giudea e Samaria molti residenti sono in possesso di passaporti giordani.

Il provvedimento si inserisce in una strategia più ampia volta a irrigidire gli standard di ingresso negli Stati Uniti per viaggi e immigrazione. La decisione segue di poche settimane l’arresto di un cittadino afghano sospettato di aver ucciso due soldati della Guardia Nazionale; l’uomo si è dichiarato non colpevole delle accuse di omicidio e aggressione.

In precedenza, il divieto includeva Afghanistan, Myanmar, Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen, mentre erano state rafforzate le restrizioni per i visitatori provenienti da Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela.

Durante il suo primo mandato, Trump aveva imposto un bando ai viaggiatori provenienti da diversi Paesi a maggioranza musulmana, una misura che aveva scatenato proteste di massa e lunghe battaglie giudiziarie, oltre alle critiche di numerosi gruppi ebraici statunitensi. La reazione all’attuale annuncio, arrivato nel contesto di una più ampia offensiva sull’applicazione delle leggi sull’immigrazione, è apparsa finora più contenuta.

All’inizio dell’autunno era emerso che Washington aveva già introdotto in modo discreto un congelamento quasi totale dei visti per i titolari di passaporto dell’Autorità Palestinese, compresi quelli per cure mediche, studi universitari, affari o visite familiari. Il blocco, secondo le informazioni disponibili, non riguardava chi fosse già in possesso di un visto né i palestinesi con doppia cittadinanza che utilizzano un secondo passaporto per fare richiesta.

Martedì, inoltre, gli Stati Uniti hanno annunciato l’inserimento di altri 15 Paesi nell’elenco di quelli soggetti a restrizioni parziali: Angola, Antigua e Barbuda, Benin, Costa d’Avorio, Dominica, Gabon, Gambia, Malawi, Mauritania, Nigeria, Senegal, Tanzania, Tonga, Zambia e Zimbabwe.

“La presenza attiva di diversi gruppi terroristici designati dagli Stati Uniti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, responsabili anche dell’uccisione di cittadini americani, e la recente guerra in queste aree hanno probabilmente compromesso le capacità di controllo e screening”, afferma la scheda informativa. “Alla luce di questi fattori e del controllo debole o inesistente esercitato dall’Autorità Palestinese, i viaggiatori che utilizzano documenti rilasciati o approvati dall’AP non possono attualmente essere sottoposti a verifiche adeguate per l’ingresso negli Stati Uniti”.