di Roberto Zadik
È stato brutalmente assassinato assieme alla moglie. Era passato alla storia per classici come la commedia romantica “Harry ti presento Sally”
La tragica scomparsa del talentuoso regista ebreo americano Rob Reiner e di sua moglie, la fotografa Michelle Singer ha gettato il mondo dello spettacolo nello sconforto e la notizia ha fatto velocemente il giro del mondo. Trovati morti nella loro casa a Los Angeles, domenica 14 dicembre, stando alle prime ricostruzioni della polizia e dei vigili del fuoco il regista settantottenne e la consorte, di dieci anni più giovane, sarebbero stati barbaramente uccisi da ignoti, anche se fra i principali indiziati vi sarebbe il figlio trentaduenne Nick, personalità tormentata con un passato di dipendenza dalle droghe che è stato subito interrogato dagli inquirenti.
Nonostante, per ora, non vi siano certezze sui presunti responsabili del delitto, il portavoce della famiglia Reiner ha annunciato la notizia, sui media americani, con un toccante comunicato in cui ha espresso la sofferenza di questa perdita ed il desiderio di privacy, da parte dei congiunti in questo difficile momento.
Ma chi è stato Rob Reiner e quali sono stati i fattori che lo hanno fatto diventare una star internazionale? Figlio d’arte, suo padre era il brillante intrattenitore e cineasta Carl Reiner che lanciò il comico Steve Martin, con l’esilarante Lo straccione del 1979, egli seppe discostarsi dall’ombra paterna sviluppando uno stile inconfondibile e una versatilità fuori dal comune.
Prolifico e trasformista, spiritoso e colto, anche nelle interviste, grintoso attivista in cause umanitarie e politicamente apertamente schierato a favore del partito Democratico, Reiner nella sua lunga carriera è stato capace di passare da commedie romantiche come Harry Ti presento Sally, suo capolavoro animato da due formidabili attori come l’ironico Billy Crystal e l’espressiva Meg Ryan, film che lo proiettò e consacrò tra i registi di spicco, per arrivare a palpitanti horror come Stand By Me e Misery non deve morire, entrambi tratti da romanzi di un “mago” del genere come lo scrittore Stephen King.
Reiner, nella sua poliedricità, riuscì a cimentarsi, con successo anche in produzioni drammatiche, di alto livello, come Codice d’onore, con star come Jack Nicholson, Demi Moore e Tom Cruise, candidato a prestigiosi riconoscimenti come Oscar e Golden Globe. Una personalità molto incisiva, combattiva e idealista, molto popolare e amata da varie personalità istituzionali così come da colleghi e amici che, stando a quanto ha riportato il sito della BBC, hanno espresso sul web e sui social network il loro cordoglio con messaggi di simpatia, stima e affetto.
Fra questi il governatore della California, Gavin Newsom che l’ha definito un “genio dal grande cuore”, per arrivare all’ex presidente americano Obama che ne ha elogiato l’abilità professionale e l’alto livello artistico dei suoi film “che hanno ispirato un numero enorme di persone” come ha specificato. Tanti messaggi dalle star di Hollywood, dal comico Ben Stiller che ha definito la sua morte “una perdita pesante”, fino agli attori James Woods e John Cusack che l’hanno descritto come “un grande uomo” sottolineando la loro profonda tristezza per la sua scomparsa.
Malgrado la valanga di omaggi, su siti e giornali internazionali, ben poco si è parlato della sua forte e complessa identità ebraica; che tipo di ebreo era Rob Reiner? Proveniente da una famiglia di chiare origini Est Europee con radici in vari paesi, dall’Austria alla Romania, ebreo laico ma molto legato alla propria identità, come ha riportato il Times of Israel, sia lui che la seconda moglie, Michelle Singer avevano parenti che parlavano correntemente Yiddish e appresero nelle loro famiglie il dramma di Auschwitz , come nel caso della zia del regista e della madre della moglie.
Nonostante, nella sua filmografia, egli abbia raramente affrontato tematiche ebraiche, vari riferimenti a questo elemento, anche se tutt’altro che palesi, si colgono nel già citato film Harry ti presento Sally venato da scintillante umorismo ebraico ahskenazita, non solo grazie al carismatico Billy Crystal, che, nel ruolo assegnatogli, interpreta un disilluso ebreo tanto ironico quanto inquieto, mentre la Ryan veste i panni della tipica ragazza americana, ma anche e, soprattutto, alla brillante sceneggiatura di Nora Ephron che, come Woody Allen. affrontò il complesso rapporto fra mondo ebraico e società newyorchese della fine degli anni Ottanta.
Personaggio dalle mille sfaccettature era l’ex marito dell’attrice e regista Penny Marshall, famosa per ruoli da commediante in produzioni notevoli, come 1941 Allarme a Hollywood unico film comico di Spielberg, e per aver diretto Big, esordio del bravo Tom Hanks.
Rob Reiner, nell’ ambito della sua carriera, ha svolto vari ruoli, da quello di regista a quello di attore e attivista politico non fermandosi mai e rivelando una profonda sensibilità ebraica così come un forte senso dell’umorismo. In un’intervista, del 2017 al Jerusalem Post, egli ha rivelato come sua nonna gli avesse insegnato molto, riguardo alle sue radici ebraiche, e alla storia del suo popolo, ricordando le tante cene di Pesach, passate in famiglia, e quanto fossero importanti per lui la cultura e i valori ebraici in cui era cresciuto, compreso il senso dello humour che, come affermava, “per noi ebrei è fondamentale e ci ha permesso di superare tante vicissitudini, dai Cosacchi al nazismo”.



