Hanukkah nel buio: rilasciate le nuove immagini degli ostaggi uccisi nei tunnel di Rafah

Personaggi e Storie

di Pietro Baragiola
Questo materiale, condiviso ufficialmente dal Forum delle Famiglie degli Ostaggi, ritrae Hersh Goldberg-Polin, Eden Yerushalmi, Ori Danino, Alex Lobanov, Almog Sarusi e Carmel Gat all’interno di un tunnel sotterraneo, il luogo in cui sono stati trattenuti per mesi in condizioni disumane.

Le famiglie dei sei ostaggi israeliani uccisi lo scorso anno dai terroristi di Hamas a Rafah, hanno rilasciato nuove foto e video che mostrano i loro cari durante la prigionia.

Questo materiale, condiviso ufficialmente dal Forum delle Famiglie degli Ostaggi, ritrae Hersh Goldberg-Polin, Eden Yerushalmi, Ori Danino, Alex Lobanov, Almog Sarusi e Carmel Gat all’interno di un tunnel sotterraneo, il luogo in cui sono stati trattenuti per mesi in condizioni disumane.

Le immagini, girate dagli stessi terroristi per scopi propagandistici, rivelano momenti di sorprendente umanità: i sei ostaggi si abbracciano, parlano, ridono e cercano di sostenersi a vicenda.“Sono frammenti strazianti e profondamente umani” hanno raccontato i loro famigliari nel corso dell’intervista rilasciata al programma “Uvda” di Channel 12, consci della tragedia che sarebbe avvenuta mesi dopo quelle immagini.

I sei ostaggi, infatti, sono stati uccisi dai loro rapitori il 29 agosto 2024 in un tunnel del quartiere Tel Sultan di Rafah e i loro corpi sono stati rinvenuti dall’IDF due giorni dopo insieme a tutto il materiale girato.

La pubblicazione di queste nuove immagini segue la diffusione di un altro filmato in cui i sei israeliani festeggiano Hanukkah durante la prigionia.

“Sono scene che non dovevano vedere la luce del giorno” hanno aggiunto i famigliari. “Ma ciò che emerge è la resilienza dei nostri sei eroi. È più forte di qualsiasi organizzazione terroristica”.

Il video di Hanukkah

Il video, trasmesso su Channel 12 e girato 80 giorni dopo il loro rapimento, mostra gli ostaggi mentre celebrano Hanukkah, accendendo le tradizionali candele con dei piccoli bicchieri di carta.

In un momento di quiete surreale il 23enne Hersh Goldberg-Polin appare sorridente nonostante la mutilazione del braccio sinistro, colpito da una granata durante l’attacco del 7 ottobre.

 

 

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Un’altra scena mostra i prigionieri mentre cercano persino di scherzare sulla propria tragica condizione chiedendo dove siano i sufganiyot, con Hersh che risponde: “stiamo aspettando che ce li prepari Roladin (nota pasticceria israeliana, ndr) da Israele”.

Tra il materiale rinvenuto è presente anche un filmato che mostra i sei ostaggi mentre festeggiano il Capodanno mangiando della frutta (fornita dai terroristi a scopi propagandistici)e, nonostante l’evidente deperimento fisico, appaiono ancora pieni di vita e capaci di affrontare l’orrore con estrema resilienza. In questo video, infatti, sono seduti su alcuni materassi, illuminati da luci fioche, mentre giocano a carte, parlano e cercano di mantenere tra loro un senso di normalità, sicuramente forzati anche dai terroristi a comportarsi in questo modo.

“Questi filmati mostrano chiaramente il male che hanno subito e l’occasione di salvataggio che è andata perduta” hanno spiegato le famiglie. “Sono stati portati via vivi, erano vivi in queste immagini e vivi sarebbero dovuti tornare a casa.”

Il dolore delle famiglie e la richiesta di verità

Nel servizio di Channel 12, i famigliari si sono soffermati sul devastante impatto emotivo che hanno subito nel vedere questi filmati.

“Sono ore di riprese e appare tutto molto confuso” spiega Rachel Goldberg parlando dei segmenti che ritraggono il figlio Hersh.

Il padre di Almog Sarusi, invece, non riesce a distogliere lo sguardo dal sorriso del figlio: un sorriso che stride con la tragedia che si sarebbe consumata da lì a poco.

“Niente potrà restituirci i nostri affetti. Soltanto rivelare ciò che è davvero accaduto può aiutare la guarigione” ha affermato Sarusi. “Molte famiglie aspettano risposte da quasi 800 giorni, per questo mentre accendiamo le nostre candele di Hanukkah dobbiamo pensare a chi non può accendere le proprie.”

La richiesta dei famigliari ora è che il Paese si unisca in un’assunzione di responsabilità nazionale e di impegno nel riportare a casa Ran Gvili, l’ultimo ostaggio ancora detenuto a Gaza.

“Fino ad allora, la missione non sarà finita” ha concluso Sarusi.