di Pietro Baragiola
Grazie a “About this account”, numerosi utenti X che negli ultimi mesi si sono presentati come “cronisti palestinesi da Gaza”, descrivendo giorno per giorno la situazione lungo la Striscia, sono risultati collegati alla piattaforma da decine di migliaia di chilometri dal conflitto.
In questi giorni X, la piattaforma social fondata da Elon Musk, ha introdotto una nuova sezione denominata “About this account”, pensata per fornire dettagli più accurati sull’identità e l’attività dei suoi profili.
Questo nuovo upgrade permette di visualizzare dati tecnici come la presunta localizzazione geografica, la data di creazione dell’account, cambi di username e l’origine dello store da cui l’applicazione è stata scaricata.
“Il nostro obiettivo è aumentare la trasparenza, in particolar modo sugli account che producono contenuti all’interno di contesti sensibili come aree di guerra o situazioni di crisi” ha affermato un portavoce di X durante l’annuncio dell’upgrade.
L’arrivo della geolocalizzazione associata all’IP, infatti, ha subito evidenziato nette discrepanze tra la posizione dichiarata da diversi utenti “palestinesi” e quella rilevata dai sistemi della piattaforma, attirando l’opinione pubblica.
Gli account smascherati
Grazie a “About this account”, numerosi utenti X che negli ultimi mesi si sono presentati come “cronisti palestinesi da Gaza”, descrivendo giorno per giorno la situazione lungo la Striscia, sono risultati collegati alla piattaforma da decine di migliaia di chilometri dal conflitto.
Tra i casi più noti segnalati vi sono: @FarahfromGaza che risulta localizzata in Nigeria; @AbujomaaGaza, pagina molto attiva che descrive la vita sotto i bombardamenti, che invece risulta collegata dalla Polonia; @Timesofgaza, uno degli account più citati dai media internazionali e spesso utilizzato come fonte primaria di aggiornamenti, che appare localizzato in Pakistan nonostante nella sua bio scriva “Palestina”.
Anche altri profili che per mesi hanno raccontato in prima persona della penuria di cibo o delle avversità affrontate “sotto l’assedio israeliano” risultano online da Paesi molto distanti dalla Striscia.

Le verifiche effettuate dagli utenti hanno mostrato come diversi di questi account abbiano approfittato della guerra per aprire finte raccolte fondi, presentate come volte a sostenere le famiglie palestinesi o operazioni umanitarie. Un esempio è l’account @noor_jomaa01, protagonista di raccolte fondi propalestinesi da decine di migliaia di dollari, che risulta collegato in Nigeria nonostante si affermi a Gaza.
Ulteriori anomalie sono emerse analizzando profili anonimi che ogni giorno diffondono notizie filo-palestinesi e anti-israeliane. Secondo quanto risulta da “About this account”, alcuni di questi profili hanno avuto decine di cambi di username negli ultimi anni, o risultano collegati tramite app store non coerenti con la localizzazione dichiarata nelle biografie: un account che sosteneva di appartenere ad un giornalista britannico anti-israeliano in sede a Gaza, risulta registrato in Thailandia e ha modificato il nome utente più di venti volte dal 2018.
Dibattito sulla piattaforma
La comparsa di queste incongruenze ha alimentato un ampio dibattito su X in merito alla credibilità delle testimonianze dei suoi account.
Molti utenti hanno commentato la vicenda sottolineando come il nuovo upgrade della piattaforma permetta effettivamente di fare chiarezza su tutti quei profili che chiedono donazioni o influenzano l’opinione pubblica senza fornire prove verificabili sul fatto di essere situati o meno a Gaza.
“È un passo importante per capire chi c’è davvero dietro certi profili” riporta uno dei commenti più condivisi su X.
Altri invece hanno invitato alla prudenza, ricordando che l’utilizzo di VPN, l’accesso tramite SIM straniere e l’eventuale gestione degli account da più persone in luoghi differenti potrebbe alterare la percezione della posizione reale.
La vicenda ha ottenuto eco anche a livello istituzionale con il ministro degli Esteri israeliano che ha espresso il suo apprezzamento per la piattaforma, sostenendo che abbia “tolto la maschera a numerosi falsi profili che si fingevano gazawi”.
“Da anni si registrano tentativi organizzati di influenzare il dibattito occidentale su Israele e questi account fasulli sono parte della stessa narrazione tossica” ha spiegato l’analista Eitan Fischberger durante la sua intervista rilasciata al Jerusalem Post. “Affermazioni come ‘l’America è occupata dai sionisti’ o teorie che collegano figure pubbliche a presunte operazioni israeliane non nascono spontaneamente. Sono create per indebolire la partnership tra Stati Uniti e Israele.”
Fischberger ha sottolineato però che la geolocalizzazione IP è solo un dato tecnico e non una prova definitiva, “per questo motivo è necessario effettuare anche verifiche indipendenti per comprendere quanto il nuovo X possa essere considerato affidabile”.
Musk, da parte sua, ha ribadito in più occasioni che la sua piattaforma punta a rendere il flusso di informazioni il più trasparente possibile. In un post dello scorso anno aveva scritto: “la luce del sole è il miglior disinfettante. La trasparenza permette a chiunque di valutare la credibilità delle fonti senza intermediari.”
La nuova funzione “About this account” sembra inserirsi in questa linea, pur sollevando dubbi sul livello di dettaglio e sulle possibili implicazioni sulla tutela degli utenti e, in particolare, sulla sicurezza di chi opera in contesti di conflitto reale.
Al momento X non ha annunciato ulteriori aggiornamenti ma la funzione continuerà ad essere testata e valutata dagli utenti nelle prossime settimane.
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