di Davide Cucciati
Secondo un’inchiesta esclusiva del quotidiano economico-finanziario, un gruppo di scienziati nucleari iraniani legati all’apparato militare della Repubblica Islamica ha compiuto un viaggio segreto in Russia tra il 7 e l’11 novembre 2024, nel quadro di un presunto tentativo di acquisire tecnologie avanzate a doppio uso, con potenziali applicazioni nell’ambito delle armi nucleari. (Nella foto Vladimir Putin con l’ayatollah Ali Khamenei).
Numerose fonti internazionali, tra cui il Moscow Times del 19 novembre 2025, hanno confermato l’effettuazione di due missioni iraniane, una in agosto e l’altra a novembre 2024, parte di un canale emergente di cooperazione scientifica tra centri di ricerca russi con legami militari e l’SPND iraniano, l’Organizzazione per l’Innovazione e la Ricerca della Difesa (SPND).
Secondo un’inchiesta esclusiva del Financial Times, un gruppo di scienziati nucleari iraniani legati all’apparato militare della Repubblica Islamica ha compiuto un viaggio segreto in Russia tra il 7 e l’11 novembre 2024, nel quadro di un presunto tentativo di acquisire tecnologie avanzate a doppio uso, con potenziali applicazioni nell’ambito delle armi nucleari. Il gruppo era composto da fisici e ingegneri in possesso di passaporti diplomatici numerati consecutivamente e ha incontrato a San Pietroburgo la società russa Laser Systems, già sottoposta a sanzioni statunitensi per lo sviluppo di tecnologie sia civili sia militari.
L’obiettivo della delegazione iraniana non si limitava all’acquisizione di competenze sul laser: già nel maggio 2024, il CEO della DamavandTec, un’entità di facciata riconducibile all’SPND, già al centro di accuse occidentali per il suo presunto coinvolgimento nello sviluppo di un programma nucleare a fini bellici, Ali Kalvand aveva inviato una richiesta formale a un fornitore russo per ottenere tritio, stronzio-90 e nichel-63, tre isotopi radioattivi che possono essere impiegati, a vario titolo, nei meccanismi di detonazione o validazione delle testate nucleari. Il Financial Times evidenzia che gli istituti di provenienza degli scienziati, tra cui la Shahid Beheshti University, la Islamic Azad University di Kashan e la Malek Ashtar University of Technology, sono tutti legati al complesso militare-nucleare iraniano; Malek Ashtar risulta da anni sotto sanzioni di Stati Uniti e Unione Europea per il suo ruolo in attività nucleari, mentre Shahid Beheshti e altri atenei connessi sono stati oggetto di misure restrittive da parte di varie giurisdizioni occidentali.
Secondo Jim Lamson, ex analista della CIA e oggi ricercatore senior presso il James Martin Center for Nonproliferation Studies, le evidenze raccolte “indicano che gli scienziati iraniani cercavano tecnologia laser e competenze che potessero aiutarli a convalidare un design di arma nucleare senza effettuare un test esplosivo.”
Nicole Grajewski, analista del programma di politica nucleare della Carnegie Endowment for International Peace, ha dichiarato allo stesso giornale che questi incontri costituiscono una “forte evidenza della disponibilità russa a sostenere le ricerche iraniane collegate alle armi nucleari” e ha aggiunto che tali attività sembrano essere state “autorizzate ad alti livelli sia in Russia che in Iran”.
Questo rapporto bilaterale e cooperativo è ulteriormente confermato dal Financial Times secondo il quale, nel febbraio 2025, Andrei Savin, ex direttore tecnico di Laser Systems e oggi docente alla Baltic State Technical University, si è recato a Teheran per incontrare rappresentanti della DamavandTec e funzionari legati all’SPND.
Mentre Teheran continua a sostenere che il proprio programma nucleare è “interamente pacifico”, le prove raccolte suggeriscono una crescente opacità e militarizzazione delle relazioni scientifiche tra Iran e Russia.



