Usa: bambini bullizzati perché ebrei. E la scuola li espelle

Mondo

di Maia Principe
In una delle migliori scuole elementari degli Stati Uniti, il preside ha ignorato le proteste dei genitori di una studentessa ebrea bullizzata, arrivando a espellerla con i suoi due fratelli “per la mancanza di fiducia della famiglia nella scuola”. Ora la sentenza seguita alla denuncia obbliga l’istituto ad adottare una nuova politica di non discriminazione e ad assumere un supervisore esterno per la discriminazione per almeno cinque anni.

 

Una prestigiosa scuola privata statunitense nel nord della Virginia ha espulso una ragazza ebrea vittima di ripetuti episodi di bullismo antisemita e i suoi due fratelli. Una barzelletta? Assolutamente no. È successo alla Nysmith, considerata una delle migliori scuole elementari degli Stati Uniti, che richiede una retta annuale di oltre 46.000 dollari. Lo riporta il Times of Israel, dando notizia della risoluzione legale della vicenda, dopo che i genitori dei ragazzi in questione avevano sporto denuncia.

I fatti  

Nel 2024 la classe di storia della figlia undicenne di Brian Vazquez e Ashok Roy crea una grande immagine artistica di Adolf Hitler per rappresentare l’immagine di un “forte leader storico”. I genitori ne parlano quindi con altri, decidendo però di non sporgere denuncia, convinti che si tratti di un caso isolato di scarsa capacità di giudizio.

Il disegno su Adolf Hitler come “forte leader storico”

Nel febbraio 2025, la madre di un compagno di classe informa però Vazquez di “un inquietante schema di molestie e bullismo” nei confonti della figlia che, interrogata dalla madre, scoppia in singhiozzi. “I bambini hanno attaccato adesivi pro-Palestina sui computer portatili e sugli armadietti forniti dalla scuola, indicando i loro adesivi e prendendola in giro perché ‘israeliana’”, riportaano i genitori nella denuncia alla scuola.

La madre incontra quindi il proprietario e preside della scuola, Kenneth Nysmith, per discutere del bullismo e della discriminazione, ricevendo rassicurazioni che avrebbe gestito la questione. Non solo, però, non viene intrapresa alcuna azione: nelle settimane successive la scuola annulla il suo incontro annuale con un sopravvissuto alla Shoah, per “evitare di alimentare le tensioni”, secondo quanto sostenuto dal preside. Ciliegina sulla torta: nella palestra della scuola viene appesa una bandiera palestinese. Nel frattempo, le molestie nei confronti della ragazza peggiorano.

Dopo una seconda denuncia alla scuola nel marzo 2025 da parte dei genitori, il preside suggerisce loro di dire alla figlia di “essere più forte”. Ma due giorni dopo, in un’e-mail comunica che tutti e tre i loro figli – un figlio in seconda elementare e due figlie in prima media – sono stati espulsi con effetto immediato.

“Non vedo una via d’uscita senza fiducia, comprensione e cooperazione. Durante il nostro incontro, ho percepito chiaramente che non ritenete la Nysmith la scuola giusta per la vostra famiglia e più a lungo cercheremo di ignorare questa realtà, più dolore causeremo ai vostri figli”, si legge nell’e-mail.

Nell’accordo previsto dalla sentenza conclusiva, la scuola ha accettato di adottare una nuova politica di non discriminazione, istituire un comitato di lavoro per indagare sulla discriminazione, assumere un supervisore esterno per la discriminazione per almeno cinque anni, rendere obbligatoria la formazione sull’antisemitismo per il personale ed educare gli studenti sull’antisemitismo.

Resta l’amarezza – e l’incredulità – davanti a uno sdoganamento inaccettabile dell’antisemitismo da parte di chi, nel contesto scolastico, dovrebbe educare le giovani generazioni al rispetto reciproco.