“Blueprint of a Dictator”: svelati i risultati sul DNA di Adolf Hitler

Personaggi e Storie

di Pietro Baragiola
Gli studiosi hanno individuato nel DNA di Hitler alcune varianti genetiche collegate a predisposizioni all’autismo, alla schizofrenia e al disturbo bipolare. L’indagine rappresenta il primo tentativo documentato di condurre un’analisi del genoma del Führer smentisce definitivamente la teoria secondo cui Adolf Hitler avrebbe avuto origini ebraiche.

Sabato 15 novembre è andato in onda su Channel 4 nel Regno Unito Hitler’s DNA: Blueprint of a Dictator, il documentario che ricostruisce nel dettaglio il recente lavoro di un gruppo di ricercatori coinvolti nell’analisi del DNA di Adolf Hitler.

Il campione preso in esame proviene da un tessuto macchiato di sangue che è stato recuperato grazie ad un soldato statunitense dal divano sul quale il Führer si tolse la vita nel bunker di Berlino nel 1945. Questo reperto, preservato per decenni, è stato sottoposto a rigide procedure di autenticazione che hanno portato ad un’identificazione genetica considerata affidabile dal team di ricerca.

L’indagine rappresenta dunque il primo tentativo documentato di condurre un’analisi del genoma del Führer e, oltre a rivelare possibili disturbi psichiatrici e neuro evolutivi, smentisce definitivamente la teoria, diffusa per decenni e spesso utilizzata per fini propagandistici, secondo cui Adolf Hitler avrebbe avuto origini ebraiche.

I risultati genetici

Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico The Times, che ha avuto accesso in anteprima alla ricerca, gli studiosi hanno individuato nel DNA di Hitler alcune varianti genetiche collegate a predisposizioni all’autismo, alla schizofrenia e al disturbo bipolare.

“Si parla di predisposizioni, non di diagnosi” ribadiscono i ricercatori, spiegando che il DNA da solo non può spiegare il comportamento di un individuo né giustificare associazioni dirette con atti criminali o violenti.

“È impossibile attribuire comportamenti estremi unicamente alla genetica” afferma lo psicologo britannico ed esperto di neuroscienze Simon Baron-Cohen (padre dell’attore Sacha Baron Cohen), intervistato nel documentario. “Collegare la brutalità di Hitler a questi disturbi rischierebbe di stigmatizzare individui con le stesse problematiche, molti dei quali non sono violenti.”

Tra queste predisposizioni, però, la ricerca ha accertato che Hitler risultasse affetto dalla sindrome di Kallman, una condizione genetica che comporta pubertà incompleta e può includere ipogonadismo, anomalie nello sviluppo sessuale e influenzare mutamenti di carattere per via degli scompensi ormonali.

Nessuna traccia di ascendenza ebraica

La parte più significativa della ricerca riguarda un tema dibattuto per decenni: la possibile ascendenza ebraica di Adolf Hitler. Voci e teorie a riguardo circolavano già negli anni Trenta, alimentate a volte da propaganda anti-nazista, a volte da speculazioni non supportate da prove storiche.

Il tema è riemerso costantemente negli anni fino a diventare oggetto di retorica politica: nel 2022 il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha rilanciato l’idea per giustificare le narrative di “denazificazione” utilizzate da Mosca nella guerra in Ucraina.

Questa nuova analisi genetica indica però che Hitler aveva solamente origini austriache e tedesche, contraddicendo tutte le ipotesi precedenti e chiudendo una volta per tutte un capitolo lungo e spesso manipolato della storiografia contemporanea.

“Non esistono prove che Hitler avesse parenti ebrei” ha affermato ai suoi tempi lo storico Ian Kershaw, ed oggi possiamo confermare con certezza che aveva ragione.