di Pietro Baragiola
Martedì 14 ottobre durante il match a Udine, l’Italia ha battuto 3-0 la nazionale israeliana per le qualificazioni ai Mondiali 2026. Questo incontro puramente sportivo ha però dato luogo ad un vasto teatro di tensioni politiche, proteste e polemiche mediatiche, iniziate fuori dallo stadio per poi estendersi fino ai salotti di migliaia di spettatori collegati alla diretta TV.
Le proteste durante la partita
Secondo le fonti locali, sono stati quasi 10.000 i manifestanti che si sono uniti al corteo pro-Palestina prima della partita. La folla è partita alle 17:30 da piazza della Repubblica è ha marciato fino al Bluenergy Stadium per boicottare la partecipazione di Israele, ma il loro intento è stato ostacolato dalla rapida azione delle forze dell’ordine.
15 manifestanti sono stati fermati e due arrestati per resistenza e danneggiamento della proprietà altrui. Persino i giornalisti non ne sono usciti indenni: Elisa Dossi, reporter di RaiNews24, è stata colpita da una pietra mentre lei documentava gli eventi fuori dallo stadio.
Nonostante la protesta sia continuata anche sulle tribune con invasioni di campo da parte dei tifosi pro-palestinesi e fischi durante l’inno israeliano, la partita è proseguita senza gravi interruzioni portando la vittoria dell’Italia. Le celebrazioni attorno a questa notizia, però, sono passate in secondo piano a causa dello scandalo causato dal servizio di Jacopo Cecconi, giornalista del Tg3.
La diretta di Cecconi
“L’Italia ha la possibilità di eliminare Israele almeno sul campo” ha affermato Cecconi chiudendo la diretta da Udine.
Queste parole hanno attirato le critiche di diversi esponenti delle comunità ebraiche e di Fratelli d’Italia che le hanno definite “gravissime” e “inaccettabili”.
“È una frase che fa orrore e mi auguro che tutti la censurino con fermezza” ha affermato Francesco Filini, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo nella Commissione Vigilanza Rai. “Simili commenti che istigano all’odio e alla violenza non possono essere tollerati, in particolare nel Servizio pubblico che invece deve sempre ispirare ai valori della tolleranza e del rispetto della dignità altrui.”
“È doveroso che la Rai e la redazione del Tg3 forniscano al più presto parole di chiarezza e trasparenza su quanto accaduto” ha affermato Elisabetta Gardini, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati.
Per difendere l’operato di Cecconi, il Comitato di redazione del Tg3 ha rilasciato una nota stampa, chiarendo esplicitamente che il cronista non voleva in alcun modo invocare la distruzione del popolo ebraico.
“A scanso di equivoci molto spiacevoli vogliamo precisare che il collega Jacopo Cecconi non ha mai nemmeno pensato di accennare o alludere all’eliminazione dello Stato di Israele. Cosa inverosimile anche per i suoi trascorsi professionali” riporta la nota, pubblicando la frase intera del servizio di Cecconi. “La frase è stata la seguente: ‘da questa piazza arriva il messaggio che queste persone ritengono che questa partita non si dovesse giocare, che Israele dovesse essere esclusa dalle competizioni. Allo stadio ci saranno 10mila persone, circa la metà della capienza. L’Italia ha la possibilità di eliminare Israele almeno sul campo vincendo’. È evidente che l’uso strumentale e fuori contesto della sola ultima frase costituisce un grave fraintendimento, in quanto la parola ‘almeno’ è chiaramente riferita all’eventualità di esclusione a tavolino che era stata ventilata nelle scorse settimane”.
A poche ore dal servizio, lo stesso Cecconi ha rilasciato un’intervista su Rai3 a Linea Notte affermando che le sue parole erano riferite esclusivamente alla partita e alla posta in palio negli imminenti Mondiali.
Il caso Antinelli e il fiocco nero

Ad alimentare la polemica è anche il giornalista di RaiSport Alessandro Antinelli che, al termine del match, ha indossato un fiocco nero, un gesto dedicato ai 250 giornalisti uccisi a Gaza in un contesto che lui stesso ha definito “il genocidio perpetrato da Israele”.
Mentre alcuni hanno visto questa mossa come un simbolo della libertà di espressione, altri, come l’ex ministro Carlo Giovanardi, hanno accusato Antinelli e Cecconi per le loro affermazioni tendenziose.
“I cronisti in questione hanno entrambi utilizzato il servizio pubblico per la loro propaganda antisemita in un momento in cui si festeggia per la pace” ha affermato Giovanardi, ricordando il precedente delle ultime settimane scatenato dalla reporter Lucia Goracci e dal suo negazionismo delle stragi del 7 ottobre.
In attesa che la Rai, l’Ordine dei Giornalisti o altri organi competenti intervengano, restano dubbi sul ruolo che i media e i giornalisti dovrebbero mantenere quando il tema del conflitto israelo-palestinese irrompe nel panorama sportivo. Il confine tra cronaca e attivismo simbolico, già fragile, nella notte di Udine è stato messo sotto pressione come forse mai prima.