Analisi smentisce il rapporto ONU sul “genocidio” a Gaza

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di Nathan Greppi
Secondo l’analista John Spencer del sito Washington Free Beacon , “il rapporto non tratta Hamas come un’organizzazione terroristica e con un apparato militare, e fa solo un vago riferimento agli “attacchi nel sud d’Israele del 7 ottobre”, dicendo che “non rappresentavano una minaccia esistenziale”. Per il rapporto ONU, inoltre, a Gaza esiste solo una popolazione civile, senza menzionare le migliaia di combattenti di Hamas, né l’arsenale bellico che possedevano.

“L’ultimo rapporto del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite su Gaza, che conclude che Israele sta commettendo un genocidio, è un caso di studio su come gli organismi internazionali possano mascherare la propaganda con il linguaggio della legge”. Con queste parole inizia un’analisi apparsa sul sito d’informazione americano Washington Free Beacon a firma di John Spencer, direttore esecutivo dell’Urban Warfare Institute.

Presentato come un’analisi giuridica da un trio guidato da Navy Pillay, ex-Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, secondo Spencer, “chiunque legga il testo anche con un minimo di spirito critico si renderà conto che non si tratta di un’indagine imparziale. È un documento di attivismo che inizia con un verdetto e procede a ritroso, raccogliendo frammenti di informazioni a supporto della propria affermazione, escludendo tutto ciò che potrebbe complicarla o contraddirla”.

Omessi i crimini di Hamas

Secondo l’analista, “l’aspetto più sorprendente del rapporto non è ciò che afferma, ma ciò che omette”. Innanzitutto, non tratta Hamas come un’organizzazione terroristica e con un apparato militare, e nel menzionare l’offensiva militare israeliana a Gaza, fa solo un vago riferimento agli “attacchi nel sud d’Israele del 7 ottobre”, arrivando persino a dire che “non rappresentavano una minaccia esistenziale per Israele”. Per il rapporto ONU, a Gaza esiste solo una popolazione civile, senza menzionare le decine di migliaia di combattenti di Hamas, né l’arsenale bellico che possedevano quando è iniziata la guerra.

Un altro aspetto è che il rapporto ONU non parla mai della rete di tunnel scavati da Hamas sotto la Striscia di Gaza. La parola “tunnel” compare solo una volta, per mettere in dubbio che Mohammed Sinwar sia stato ucciso all’interno di uno di questi tunnel. Scrivono della guerra senza parlare dei tunnel che sono centrali nella strategia militare di Hamas, consentendogli di spostare combattenti, immagazzinare armi, nascondere ostaggi e lanciare attacchi da sotto ospedali, scuole e quartieri.

Un’altra omissione riguarda il fatto che il rapporto ignora completamente la distruzione compiuta da Hamas all’interno di Gaza, ad esempio quando trasformavano case civili in trappole esplosive. Così come viene trascurata la pratica di Hamas di utilizzare i civili come scudi umani.

Gli ostaggi

Ad essere trascurata dal rapporto dell’ONU è anche la questione degli ostaggi. Su 72 pagine, la parola “ostaggi” compare solo 4 volte. Non solo non hanno un ruolo centrale, ma in più il documento arriva a mettere in dubbio l’idea se garantirne il rilascio sia un obiettivo strategico legittimo per Israele.

Questa non è la prima volta che i membri della suddetta commissione esprimono posizioni controverse: uno di questi, Miloon Kothari, in passato ha sostenuto che i social media siano controllati dalla “lobby ebraica”. Un altro, Christopher Sidoti, ha affermato che le accuse di antisemitismo vengono “lanciate come il riso ai matrimoni”.