di Michael Soncin
Durante la conferenza moderata da Fiona Diwan, Il santuario del libro: la conservazione del patrimonio librario di Israele, Angela Polacco, in diretta da Israele ha trascinato gli spettatori lungo un appassionante tour virtuale della nuova Biblioteca Nazionale di Israele; mentre, nella seconda parte, la studiosa Giulia Rossetti ha raccontato come una detective i segreti che si celano dietro la conservazione dei libri antichi
Il capolavoro architettonico contenente le preziose opere salvate dal Mossad
La Biblioteca Nazionale di Israele è il tempio del libro. La nuova sede racchiude una raccolta inestimabile di milioni tra libri, giornali storici e collezioni rarissime. Ma com’è stata concepita dal punto di vista architettonico e come si anima questo straordinario teatro del sapere? A parlarne nel corso di un tour virtuale in diretta da Gerusalemme è stata la guida Angela Polacco.
«È uno degli edifici più interessanti, emozionanti e simbolici di Gerusalemme. La nuova sede è stata inaugurata poco prima del 7 ottobre 2023, ma la sua storia inizia molto tempo fa, nel 1872. Su un giornale venne pubblicato un avviso per raccogliere dei libri e dieci anni più tardi venne aperta una piccola biblioteca che ne conteneva appena 1031», racconta Polacco. Oggi quel piccolo seme è cresciuto ospitando al suo interno oltre 5 milioni di libri, manoscritti e periodici, 2 milioni e mezzo di fotografie digitalizzate, 3000 manoscritti arabi, 1500 archivi di personaggi famosi del mondo ebraico e israeliano. Numeri che raccontano solo in parte l’immenso tesoro che racchiude. Pezzi che sono stati salvati, spiega Fiona Diwan, con gesta eroiche, paragonabili ai personaggi narrati negli avvincenti racconti della letteratura, come quando il Mossad negli anni ’90 si catapultò in Siria per recuperare le Corone di Damasco. Un altro salvataggio incredibile sempre del Mossad, menzionato da Diwan, risale a qualche anno dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando in Polonia nel giro di una notte hanno scrostato dai muri di una casa i disegni del pittore e scrittore Bruno Schulz.

Quali sono invece i dettagli stilistici in cui sono racchiusi questi preziosi capolavori? Angela Polacco spiega che a prima vista la facciata della Biblioteca Nazionale che riveste l’edificio potrebbe sembrare fatta della stessa pietra che, come prevede il regolamento della capitale, riveste tutte le costruzioni della città. Invece, si tratta di una pietra proveniente dal deserto del Negev. L’edificio, con le sembianze di un libro aperto, è stato progettato dallo studio di architettura svizzero Herzog & de Meuron. Oltre al tetto curvo, si possono notare le pareti che hanno delle specie di fessure. «Ciascuno dà a queste fessure la propria interpretazione: c’è chi le vede come la disposizione dei libri nelle biblioteche, oppure a chi ricorda il Kotel costituito da grandi pietre dentro le quali nelle fessure si introducono i famosi bigliettini», spiega Polacco.

In mezzo a tutti questi ricchi particolari, la colonna portante, l’elemento chiave, che distingue la Biblioteca Nazionale di Israele da tutte le altre biblioteche del mondo è la luce. «In questo spazio a forma circolare, la luce è il risultato di un’illuminazione sostenibile frutto di un equilibrio tra estetica e funzionalità. Richiede naturalmente bassi costumi energetici, poca manutenzione e riduce al minimo l’inquinamento luminoso», ha aggiunto Polacco. La biblioteca è anche il simbolo di una società israeliana multisfaccettata. È frequentata da personalità del mondo sia laico, sia religioso, incluso quello islamico. Ci sono spazi di preghiera dedicati sia agli ebrei, sia ai mussulmani. Anche ai cristiani viene chiesto se interessa anche a loro uno spazio di preghiera, ma come ha sottolineato la guida, solitamente preferiscono non averlo, preferendo i classici luoghi di culto.
Conservare nel tempo le meraviglie del passato
Come decifrare, catalogare e preservare i fragilissimi testi del mondo antico? A spiegarlo è stata Giulia Rossetto, professore del Dipartimento di Studi Bizantini all’Università di Vienna. Rosetto, introdotta da Diwan, ha lavorato tantissimo sui rotoli di Qumran e, affascinante, ha vissuto nel monastero di Santa Caterina nel Sinai, dedicando anni a studiare a studiare i manoscritti ritrovati, che erano stati cancellati ricostruendone i contenuti. «La dottoressa Giulia Rossetto è protagonista di un’avventura del sapere assolutamente straordinaria».
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Specializzata nelle nuove tecnologie ha spiegato come si decodificano i manoscritti i cui contenuti sono stati cancellati, occultati o perduti. Filologa di formazione ed esperta in particolare di testi greci, ha approfondito lo studio della fotografia multispettrale, tecnica, come lei stessa spiega, «che ci permette di fotografare nel dettaglio ciascuna pagina di un manoscritto antico, almeno una trentina di volte, a diverse lunghezze d’onda e da diverse angolazioni».

La studiosa ha spiegato che la fotografia multispettrale avviene sempre in un ambiente buio. «Solitamente ci ritroviamo in uno scantinato del museo o della biblioteca in cui sono conservati i manoscritti. Per fotografare una singola pagina impieghiamo mediamente 10 minuti. Quindi, per fotografare un libro di 200 pagine è necessaria all’incirca una settimana. Il tempo riveste un fattore fondamentale nel nostro lavoro».
Questa tecnologia non solo permette di vedere testi che erano stati cancellati e riutilizzati per scriverci sopra altre opere, ma consente di vedere particolari che sfuggirebbero all’occhio umano, come individuare opere contraffatte, non originali. Un’altro caso interessante è invece quello della lettera danneggiata dall’umidità e dalla muffa ritornata leggibile con la tecnologia multispettrale. «È la cosiddetta Lettera di Kiev, una lettera vergata all’incirca nel 1930 dai membri della comunità ebraica di Kiev che rappresenta il documento più antico che attesta la presenza di una comunità ebraica a Kiev. Si tratta di una lettera di presentazione per un membro della comunità che doveva ripagare il debito del fratello che si trovava in prigione, autorizzato dalla comunità a viaggiare in altre comunità lontane da Kiev per raccogliere fondi per chiudere il debito. Non sappiamo se fu effettivamente in grado di ripagarlo, ma sappiamo che arrivò fino al Cairo in quanto il documento fu trovato presso la Genizah».
