di Anna Balestrieri
Mentre l’opinione pubblica internazionale dipinge Israele come un blocco hawkish e fascista, un sondaggio recente racconta una storia diversa: la maggioranza degli israeliani desidera porre fine alla guerra, soprattutto se ciò significa riportare a casa gli ostaggi ancora vivi (jpost.com). Altri rilevamenti confermano questa tendenza: un sondaggio Walla indicava che il 67 % degli israeliani supporta la fine della guerra con uno scambio di prigionieri con Hamas (aa.com.tr), e l’Israel Democracy Institute rileva che il 56 % sostiene un accordo completo per liberare tutti gli ostaggi in cambio della cessazione dei combattimenti (en.idi.org.il). La pressione dell’opinione pubblica verso una soluzione negoziata è chiara, guidata dall’urgenza di salvare vite e riavere i prigionieri.
Volontà predominante di porre fine alla guerra
Le manifestazioni in tutto il paese, culminate con migliaia di persone in piazza Tel Aviv il 17 agosto, hanno espresso chiaramente questo sentimento: una richiesta diretta di cessate il fuoco e rilascio immediato degli ostaggi (reuters.com). Un articolo del Wall Street Journal conferma che la maggior parte degli israeliani, inclusi soldati e famiglie di ostaggi, sostiene l’interruzione del conflitto, sebbene il premier Netanyahu continui a perseguire la totale sconfitta di Hamas (wsj.com).
Opinioni a confronto: sostenitori e critici
Il sondaggio del Channel 12 indica che la maggioranza è favorevole a liberare tutti gli ostaggi in cambio della fine del conflitto, mentre solo una minoranza supporta un approccio graduale promosso dal governo (timesofisrael.com). Al tempo stesso, l’opinione pubblica mostra sensibilità più limitata verso il dramma dei civili palestinesi: come evidenziato da un’analisi su Vox, molti israeliani desiderano la pace principalmente per proteggere ostaggi e soldati, senza considerare appieno la sofferenza della popolazione di Gaza (vox.com). Un recente sondaggio rivela che una parte significativa degli ebrei israeliani non è particolarmente turbata dalle notizie di fame a Gaza (en.wikipedia.org).
Critiche interne rafforzano il dibattito: il generale in pensione Yair Golan ha denunciato pubblicamente gli effetti devastanti dell’offensiva israeliana sui civili palestinesi, stimolando un confronto senza precedenti nel discorso nazionale (apnews.com). Allo stesso tempo, editoriali stranieri come quello di The Guardian hanno sottolineato la necessità di aumentare la pressione internazionale per porre fine alle violenze (theguardian.com).
Sintesi e riflessioni
La volontà di fermare la guerra è netta e maggioritaria: tra il 67 % e il 74 % della popolazione israeliana sostiene un accordo che metta fine al conflitto attraverso uno scambio di ostaggi. L’urgenza di fermare il conflitto è motivata dalla tutela degli ostaggi e la salvaguardia dei soldati, più che da ragioni umanitarie ampie. Si profila così una contrapposizione politica crescente: mentre l’opinione pubblica si mostra orientata verso il negoziato, la leadership governativa, in particolare Netanyahu e la sua coalizione, resta ferma sull’obiettivo militare di annientare Hamas. Questo divario, insieme alla mobilitazione civile in corso, potrebbe condizionare la strategia del governo nei prossimi mesi.
In definitiva, il sondaggio sfida la narrativa internazionale: nonostante la rappresentazione di Israele come un blocco aggressivo e intransigente, i dati mostrano un elettorato profondamente interessato a porre fine alla guerra e salvare vite israeliane, anche se ciò non implica necessariamente un consenso su una pace più ampia o una riconciliazione con i palestinesi.