di Davide Cucciati
Secondo il Jerusalem Post del 18 agosto 2025, un informatore che ha operato nelle missioni umanitarie nella Striscia di Gaza ha presentato un esposto formale all’Ispettorato generale di USAID, accusando alcune agenzie delle Nazioni Unite di avere ostacolato la consegna degli aiuti e rifiutato il coordinamento con Tzahal. La fonte riporta che nel reclamo si parla di “gravi abusi e cattiva gestione di fondi umanitari” da parte del World Food Programme (WFP), dell’Ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) e di altre agenzie, e che si chiede un’indagine per accertare se le scelte siano state prese localmente o su impulso dei vertici ONU.
Fox News Digital precisa di avere visionato una copia del reclamo: il denunciante sostiene che ufficiali dell’esercito israeliano avrebbero offerto protezione e coordinamento ai rappresentanti di WFP e OCHA, ricevendo però la risposta che non erano pronti a discutere tale cooperazione. A supporto delle accuse, il denunciante cita anche “immagini disponibili pubblicamente” secondo cui Tzahal avrebbe autorizzato l’ingresso di migliaia di tonnellate di beni umanitari ONU rimasti fermi dentro Gaza in attesa di distribuzione. Nelle conclusioni, il reclamo sollecita un’indagine indipendente per verificare se il rifiuto di coordinarsi con l’esercito israeliano configuri un uso improprio di fondi dei contribuenti americani.
Un alto funzionario del Dipartimento di Stato, citato dalla stessa fonte, afferma che le salvaguardie operative della Gaza Humanitarian Foundation “minacciano” i meccanismi con cui Hamas si finanzia, motivo per cui i siti della fondazione sarebbero stati ripetutamente attaccati. Inoltre, a detta di FoxNews, durante l’amministrazione Biden, l’Ispettorato di USAID ha segnalato criticità nei controlli sul personale ONG a Gaza e, a seguito di indagini, numerosi dipendenti UNRWA affiliati a Hamas sarebbero stati rinviati al Dipartimento di Stato per possibili sospensioni o esclusioni.
Il portavoce del Segretario generale dell’ONU, Stéphane Dujarric, dichiara di non essere a conoscenza dell’esposto presso USAID e definisce “delirante” l’idea che le agenzie ONU rifiutino il coordinamento con Israele, sostenendo che OCHA e WFP mantengono contatti quotidiani con Tzahal e con il COGAT per la logistica degli aiuti. Il World Food Programme, secondo FoxNews, nega di avere ostacolato la consegna degli aiuti o l’assistenza dell’esercito israeliano e aggiunge che l’ONU è “al 100% trasparente” con le autorità israeliane; un portavoce del WFP precisa inoltre che i quattro siti GHF si trovano in aree specifiche e che le rotte di consegna sono diverse da quelle usate da altre organizzazioni. Tuttavia, guardando la pagina X del COGAT, si evince come, in realtà, i rapporti con l’ONU siano tutt’altro che limpidi. Ad esempio, il 4 agosto 2025 veniva scritto: “L’UNRWA, l’agenzia UN i cui dipendenti hanno preso parte attivamente al massacro del 7 ottobre e opera secondo gli ordini di Hamas, sostiene che ci sono 6.000 camion di aiuti umanitari in attesa di entrare a Gaza. Notizia dell’ultimo minuto: tale affermazione è una palese falsità, volta a mascherare la quasi totale mancanza di attività umanitaria nella Striscia da parte di UNRWA.”.
Il whistleblower afferma di non avere riscontrato prove di “carestia” o “fame estrema” generalizzate a Gaza ma piuttosto sacche di grave insicurezza alimentare: una lettura che contrasta con i rapporti di varie agenzie ONU e che al momento resta un elemento del reclamo in attesa di verifiche ufficiali. La testata giornalistica americana aggiunge che funzionari israeliani riferiscono di avere proposto all’ONU l’impiego di società di sicurezza private per scortare i convogli umanitari a Gaza, proposta respinta dall’ONU, che tuttavia accetterebbe tali scorte armate in altri teatri, come Sud Sudan o Congo. Sempre secondo la fonte statunitense, l’esposto avrebbe attirato l’attenzione di uffici del Congresso che avrebbero avviato contatti con USAID e Dipartimento di Stato. Nel dibattito compaiono anche valutazioni politiche più controverse, come l’ipotesi che esistano indicazioni dall’alto volte a ostacolare gli aiuti: accuse che richiederebbero, se confermate, ulteriori riscontri indipendenti.
In attesa di eventuali esiti ispettivi, l’intero dossier resta diviso tra accuse documentate dal denunciante e smentite altrettanto nette delle agenzie ONU: il nodo centrale è se la mancata cooperazione denunciata abbia effettivamente impedito la distribuzione degli aiuti e, soprattutto, chi abbia preso le decisioni operative contestate.