di Nina Deutsch
Secondo la compagnia spagnola, i giovani avrebbero tenuto un «comportamento altamente dirompente», ignorando più volte le istruzioni dell’equipaggio. La loro istruttrice è stata immobilizzata con manette dalla polizia chiamata dal capitano (che è emerso avere addestrato a suo tempo i terroristi dell’11 settembre 2001).Mentre le parole del Ministro Puente gettano benzina sul fuoco.
Mercoledì 23 luglio, in Spagna, un gruppo di circa 50 ragazzi ebrei francesi, di età compresa tra i 10 e i 15 anni, di ritorno da un campo estivo organizzato dal Kineret Club, è stato fatto scendere da un volo della Vueling all’aeroporto di Valencia. Secondo la compagnia spagnola, i giovani avrebbero tenuto un «comportamento altamente dirompente», avrebbero maneggiato in modo improprio attrezzature di emergenza e avrebbero interrotto ripetutamente la dimostrazione di sicurezza, ignorando più volte le istruzioni dell’equipaggio.
Il pilota, resosi conto del caos in cabina, avrebbe prima avvertito i ragazzi e poi richiesto l’intervento della Guardia Civil, che ha accompagnato il gruppo fuori dall’aereo per «dare priorità alla sicurezza degli altri passeggeri». Nell’area di attesa, il comportamento è rimasto teso: la polizia spagnola ha dovuto immobilizzare – con manette – l’istruttrice che cercava di placare gli animi, benché non sia stata formalmente arrestata. Ma quale comportamento possono avere avuto degli adolescenti per giustificare la violenza e l’immobilizzazione della giovane istruttrice?
Fonti israeliane, tra cui il ministro della Diaspora e della lotta all’antisemitismo, Amichai Chikli, hanno denunciato la vicenda come un episodio di «antisemitismo grave», sostenendo che i ragazzi erano stati fatti scendere soltanto perché stavano cantando in ebraico. Alcuni media israeliani hanno riportato che, durante la controversia, l’equipaggio avrebbe addirittura definito Israele «uno Stato terrorista», circostanza negata con fermezza da Vueling. In attesa di conferme ufficiali o registrazioni che dimostrino l’accaduto, le indagini sono in corso.
The woman who was arrested and beaten is the director of the Kinneret summer camp.
Fifty Jewish French children, aged 10 – 15, were singing Hebrew songs on the plane.
The @vueling airline crew said that Israel is a terrorist state and forced the children off the aircraft; they… https://t.co/V78PEHB58B pic.twitter.com/HizF6SZoaD
— עמיחי שיקלי – Amichai Chikli (@AmichaiChikli) July 23, 2025
La compagnia ha smentito con decisione ogni accusa di discriminazione e ha precisato che la scelta di farli scendere è stata presa unicamente per motivi di sicurezza operativa: «respingiamo categoricamente ogni forma di discriminazione», ha ribadito in un comunicato, confermando di aver attivato i protocolli previsti e di aver agito «con totale professionalità, in conformità alle procedure previste».
Nell’immediato, dopo l’espulsione all’aeroporto spagnolo, parte dei ragazzi sono tornati in Francia con un altro aereo, mentre i restanti sono stati accolti presso strutture dell’aeroporto. Come riferisce ynetnews, prima dell’imbarco, uno dei responsabili dello staff ha chiesto loro di togliersi le kippah. Inoltre, avrebbero dovuto infilare lo tzitzit nei pantaloni e riporre i tefillin in una valigia caricata nella stiva.
La Federazione delle Comunità Ebraiche di Spagna ha richiesto chiarimenti dettagliati alla compagnia, affinché fornisca prove documentali sull’accaduto e accerti se vi sia stata una motivazione religiosa o solo un’esigenza di garantire l’ordine a bordo. L’incidente segue una serie di casi in cui gli israeliani sono stati molestati, intimiditi e persino aggrediti in Spagna.
Il pilota, addestratore dei terroristici islamici dell’11 settembre
Intanto oggi 25 luglio la compagnia aerea Vueling ha confermato che il pilota del volo da cui sono stati cacciati i bambini ebrei francesi è Iván Chirivella, l’istruttore che ha addestrato i terroristi dell’11 settembre Atta e Al Shehhi.
Chirivella è un pilota spagnolo nato a Gran Canaria nel 1976, emigrato negli Stati Uniti all’età di 12 anni, inizialmente interessato al tennis professionistico prima di orientarsi verso l’aviazione.
Ha lavorato come istruttore di volo alla Jones Aviation Academy di Sarasota (Florida) nel 2000, dove avrebbe fornito lezioni strumentali a Mohamed Atta e Marwan al‑Shehhi, i futuri dirottatori dell’11 settembre. Alcuni resoconti descrivono che Atta e al‑Shehhi erano studenti difficili: disinteressati alla parte teorica, maleducati, e un giorno avrebbero addirittura tentato di prendere il controllo dell’aereo durante l’addestramento.
Dopo il loro comportamento problematico e uno scontro polemico, furono espulsi dall’accademia alla fine di ottobre 2000.
Tornato in Spagna nel 2002 dopo le indagini dell’FBI negli USA (in seguito agli eventi dell’11‑settembre), Chirivella ha continuato la sua carriera in aviazione.
Secondo Linkedin, ricopre il ruolo di Captain su Airbus A320 per Vueling Airlines, ed è fondatore e CEO di AirCrew Aviation, società che offre formazione a piloti e corsi anche per selezioni in compagnie come Iberia, Qatar Airways, Etihad, Riyadh Air e altre.
Il ministro dei trasporti spagnolo: “mocciosi israeliani”
Inoltre, venerdì 25 luglio il ministro dei trasporti spagnolo, Oscar Puente, ha definito gli adolescenti ebrei francesi “monelli israeliani” in un post su X, poi cancellato. Yad Vashem Spagna ha corretto Puente in una risposta. “Sono ebrei francesi. Europei”, ha scritto l’account in un post. Oscar Puente, confondere l’identità religiosa con una nazionalità straniera è antisemitismo”. Mentre migliaia di famiglie ebree minacciate fuggono dall’Europa ogni anno, un funzionario pubblico dovrebbe mostrare rispetto e non incitare all’odio”.
Anche il Bureau National de Vigilance Contre l’Antisémitisme, un’organizzazione francese dedicata alla lotta contro l’antisemitismo, ha criticato Puente per il suo post.
“Assegnando a questi giovani cittadini francesi una nazionalità che non possiedono e stigmatizzandoli pubblicamente con toni ostili, avete oltrepassato una linea rossa”, ha dichiarato l’organizzazione in una lettera. “Esigiamo una spiegazione. E delle scuse pubbliche. Perché le vostre parole non sono un semplice lapsus: costituiscono una colpa politica, morale e storica”.
In una dichiarazione rilasciata giovedì, Vueling ha affermato che la decisione di allontanare i membri del Kineret Camp è stata dovuta a considerazioni di sicurezza e non è stata motivata da convinzioni antiebraiche o anti-Israele.
Come riporta i24News, un portavoce della Guardia Civil spagnola ha dichiarato che gli agenti che hanno allontanato i giovani dall’aereo non erano a conoscenza dell’affiliazione religiosa del gruppo. Tuttavia, numerose testimonianze di membri del campo e di altri passeggeri dell’aereo hanno fornito una versione diversa della storia, secondo la quale i campeggiatori non avrebbero fatto nulla di strano. Secondo questa versione, i campeggiatori stavano cantando canzoni ebraiche sull’aereo, ma hanno smesso dopo che un assistente di volo ha chiesto loro di farlo.
Julie Jacob, un avvocato che rappresenta il Kineret Camp, ha dichiarato a i24 News che non ci sono prove di attività pericolose da parte dei giovani. “Non è stato osservato alcun atto che minacciasse la sicurezza. Le dichiarazioni di Vueling sono false, fantasiose e prive di prove”, ha dichiarato venerdì.
Molti dei campeggiatori hanno avuto bisogno di supporto psicologico da quando è avvenuto l’incidente, ha dichiarato a i24. Jacob ha intenzione di sporgere denuncia contro Vueling, ha aggiunto. Diversi resoconti dei media ebraici hanno affermato che i membri del personale della compagnia aerea hanno fatto dichiarazioni incendiarie nei confronti del gruppo e avrebbero definito Israele uno “Stato terrorista”. Queste affermazioni non sono state verificate.
I campeggiatori e le loro famiglie hanno anche affermato che il personale di Vueling li ha minacciati per aver usato l’ebraico, secondo quanto riportato da Yad Vashem Spagna, la sezione locale del museo e memoriale dell’Olocausto di Israele.
Un odio crescente verso Israele (e gli ebrei)
Negli ultimi mesi, l’esperienza del viaggiare per un israeliano si è trasformata da diritto di svago in potenziale fonte di ansia e rischio. Non ultimi gli episodi di questi giorni in Grecia e Spagna – come l’arresto di un’istruttrice di un campo estivo ebraico per aver cantato in ebraico su un aereo, o l’aggressione armata a gruppi di adolescenti israeliani in vacanza a Rodi – rappresentano solo l’ultimo segnale di un fenomeno crescente: a conferma di un clima in cui l’ostilità anti-israeliana sfocia in episodi di antisemitismo.
Come riferisce Jewish News Syndicate, secondo l’analista Neil Bar, esperto di radicalizzazione all’Università di Haifa, il fenomeno mostra segnali di organizzazione e crescente preoccupazione. Dal 7 ottobre 2023 si è assistito a un’escalation nella demonizzazione di Israele, che ha finito col colpire anche i semplici cittadini, turisti o residenti all’estero e gli ebrei in generale. Bar ha indicato diversi esempi inquietanti nelle ultime settimane che suggeriscono coordinamento e intenti. «Solo negli ultimi due mesi, un memoriale dell’Olocausto a Larissa è stato deturpato, i cimiteri ebraici di Volos e Salonicco sono stati profanati e, all’inizio di questo mese, uomini in camicia nera con bandiere palestinesi sono stati visti pattugliare zone turistiche di Atene come Monastiraki e la Plaka, minacciando visitatori israeliani ed ebrei», ha affermato.
In Grecia due episodi di odio contro Israele in pochi giorni
L’episodio dei ragazzi francesi è avvenuto lo stesso giorno in cui in Grecia un gruppo di adolescenti israeliani è stato aggredito sull’isola greca di Rodi da decine di filo-palestinesi. Mentre il giorno prima una nave con a bordo 1400 israeliani, per lo più famiglie, è rimasta bloccata per ore al porto di Siro, in Grecia: al porto ci attendevano decine di manifestanti pro-palestinesi, che hanno impedito loro di sbarcare.
L’antisemitismo in Grecia
Secondo il Global 100 Survey dell’Anti-Defamation League, la Grecia ha fatto registrare una riduzione degli atteggiamenti antisemiti nell’ultimo decennio. Tuttavia, il 50% della popolazione conserva ancora pregiudizi antiebraici – una cifra elevata, secondo gli osservatori, rispetto alla media europea. Questo indica un terreno fertile per l’incubazione di ostilità, che nei momenti di tensione politica e mediatica può facilmente esplodere.
Eppure, in un clima internazionale sempre più polarizzato, la sola espressione dell’identità ebraica o israeliana può essere percepita come provocatoria. La linea tra protesta politica e razzismo si fa sempre più sottile, e spesso si oltrepassa. Come hanno sottolineato diversi analisti, se le critiche alla politica sono legittime, altro sono gli attacchi a persone per la loro identità.
Tra allerta e desiderio di normalità
In questo scenario teso, il governo israeliano ha più volte avvertito i propri cittadini dei pericoli crescenti all’estero. Il Ministero degli Esteri ha emesso decine di comunicati invitando alla prudenza, raccomandando di evitare manifestazioni, non esporre simboli visibili d’identità israeliana e, in alcuni casi, di modificare itinerari di viaggio.
Tuttavia, questi avvertimenti sembrano cadere nel vuoto. Non per incoscienza, ma per una scelta consapevole: moltissimi israeliani continuano a viaggiare, spinti da un bisogno di evasione, riposo e ritorno alla normalità dopo mesi – e, in molti casi, anni – di tensioni, conflitti, e mobilitazione militare.
In definitiva, ciò che gli israeliani stanno vivendo all’estero non è solo una questione di sicurezza turistica. È uno specchio – talvolta deformante – dello stato attuale dei rapporti tra Occidente e Israele. Un campo di prova, nel quale si misura non solo la tolleranza verso uno Stato in guerra, ma la tenuta dei valori democratici e il confine tra critica legittima e odio etnico-religioso.
Il pregiudizio anti-israeliano, oggi, è ovunque. Ma la risposta, almeno per molti israeliani, non è chiudersi a casa. È viaggiare comunque, con occhi aperti e cuore saldo.