Sergey Brin contro l’ONU: «Antisemitismo mascherato da attivismo»

Mondo

di Nina Deutsch
Il cofondatore di Google attacca duramente un rapporto delle Nazioni Unite che accusa Big Tech di sostenere l’offensiva israeliana a Gaza: «Un documento distorto e offensivo».

 

Il cofondatore di Google, Sergey Brin, ha accusato le Nazioni Unite di essere «apertamente antisemite» in un messaggio rivolto ai dipendenti di Google DeepMind. Il suo intervento arriva in risposta a un rapporto delle Nazioni Unite che accusa diverse aziende tecnologiche, tra cui Google, di trarre vantaggio dalle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza, fornendo servizi di cloud computing e intelligenza artificiale.

Il documento, redatto dalla relatrice speciale Francesca Albanese, cita espressamente Project Nimbus, un contratto da 1,2 miliardi di dollari firmato nel 2021 da Google e Amazon con il governo israeliano per creare un’infrastruttura digitale autonoma e sicura, isolata da server esterni. Il progetto è stato oggetto di critiche per il possibile utilizzo in attività di sorveglianza e operazioni militari. Secondo il rapporto, tali tecnologie contribuirebbero alla cosiddetta «strategia genocidaria» israeliana contro la popolazione di Gaza.

Brin ha definito l’uso del termine «genocidio» come «profondamente offensivo per molti ebrei che hanno vissuto o ricordano autentici genocidi», aggiungendo che il documento delle Nazioni Unite è «scritto con un pregiudizio evidente». Le sue parole, condivise in una chat interna dell’azienda, hanno colpito molti colleghi, considerato il suo abituale riserbo sulle discussioni pubbliche.

Gli Stati Uniti hanno criticato il rapporto e chiesto formalmente la rimozione di Francesca Albanese, accusandola di antisemitismo e ostilità sistemica nei confronti di Israele. La relatrice ha respinto le accuse, sostenendo che il suo lavoro si limita a documentare il coinvolgimento delle aziende tecnologiche nell’infrastruttura militare israeliana, soprattutto dopo l’attacco lanciato da Hamas il 7 ottobre 2023.

 

 

Sergej Brin, nato Sergej Michajlovič Brin in Unione Sovietica nel 1973 da una famiglia ebraica, è fuggito negli Stati Uniti per evitare la persecuzione religiosa. È tornato a essere attivamente coinvolto nelle operazioni di Google a partire dal 2022, con l’obiettivo di guidare la competizione nel campo dell’intelligenza artificiale contro rivali come OpenAI.

Google, da parte sua, ha già chiarito che Project Nimbus non è destinato all’uso da parte delle forze armate israeliane. Tuttavia, il coinvolgimento dell’azienda in progetti governativi legati a scenari di guerra ha sollevato forti polemiche anche all’interno, tra lavoratori e ingegneri che da tempo chiedono maggiore trasparenza e un’etica più rigorosa nello sviluppo dell’AI.

Come riportato dal Washington Post, il dibattito su tecnologia, guerra e responsabilità morale delle grandi aziende si fa sempre più acceso, mentre la linea di confine tra innovazione e complicità si fa ogni giorno più sottile.