Ebrei presi di mira al Pride di giugno, in tutto il mondo (anche a Napoli): un rapporto ha segnalato i vari incidenti

Mondo

di Malka Letwin
Gli ebrei sono stati attaccati praticamente in quasi tutti i Pride del mondo, che si sono appena tenuti nel mese di giugno.  Si tratta di un grave fenomeno in crescendo all’interno della comunità LGBTQ. Un rapporto ne ha denunciato i vari episodi a sfondo esplicitamente antisemita, considerato che in diversi casi non erano presenti simboli o riferimenti ad Israele

Al Pride non sarebbe gradita la partecipazione degli ebrei. È quanto emerge, palesemente, da un rapporto recentemente pubblicato dal Combat Antisemitism Movement (CAM) che ha registrato nel dettaglio svariati episodi di odio contro gli ebrei, che avevano partecipato alle manifestazioni nelle varie città del mondo, per celebrare, come tutti i presenti, i diritti LGBTQ. Lo riporta il sito Algemeiner.

Episodi raccapriccianti che si sono susseguiti lungo una comune narrazione

Il pride di Dublino ha visto la partecipazione di una campagna di solidarietà Irlanda-Palestina che ha definito Israele un “entità genocida”. Alla manifestazione in Galles, gli attivisti Cymru Queers for Palestine hanno bloccato il percorso esponendo un cartello “Trarre profitto dal genocidio”, in riferimento agli sponsor dell’evento, come Amazon, nel tentativo di collegarli alla guerra a Gaza.  A Toronto dei manifestanti hanno attaccato gli organizzatori con un cartello con scritto “Il Pride è complice del genocidio”.

La narrativa ricorrente del Pinkwashing

Oltre all’abusato termine “genocidio”, che vediamo comparire in tutte le manifestazioni, CAM ha individuato uno motto continuamente ripetuto da parte di alcuni attivisti. È il “pinkwashing”, un termine che il movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) definisce una “strategia di propaganda del governo israeliano che sfrutta cinicamente i diritti LGBTQIA+ per proiettare un’immagine progressista, nascondendo al contempo le politiche di occupazione e apartheid di Israele che opprimono i palestinesi”. Al Washington DC Pride che si è tenuto all’inizio di giugno, Medea Benjamin, confondatrice del gruppo di attivisti Code Pink, indossava un paio di eccentrici occhiali da sole rosa, con la maglietta in abbinato, con la scritta “non si può fare pinkwash del genocidio”. Come si può evincere, sono stati numerosi gli episodi protagonisti di sentimenti anti-israeliani.

Queer per la Palestina, un binomio difficile

 Il blasonato slogan Queers per la Palestine non è certo una novità. Infatti, il rapporto di CAM lo specifica citando un evento già dell’ormai lontano 2017, dove degli organizzatori del Chicago Dyke March hanno allontanato dei partecipanti che sventolavano la bandiera del Pride con la Stella di David. La loro motivazione? A detta loro, quel simbolo “faceva sentire le persone insicure“.

Le torture di Hamas agli LGBT

Nelle manifestazioni non si è però vista solidarietà verso tutte le persone LGBT che da Hamas a Gaza sono state barbaramente torturate e uccise. Sì, perché a Gaza si è puniti con la pena di morte. Al contrario, si è visto invece da parte un certo sostegno ad Hamas.

Proprio a febbraio, l’IDF ha condiviso con il New York Post dei documenti dimostranti che Hamas ha torturato e giustiziato membri sospettati di omosessualità, un aspetto che è risaputo essere in forte contrasto con la sua ideologia islamista. Durante una visita a New York per il mese del Pride, Amit Benjamin, gay e sergente maggiore delle Forze di Difesa Israeliane, ha detto: “Tutti i ‘queer per Gaza’ devono aprire gli occhi. Hamas uccide i gay… uccide le lesbiche… i queer non possono esistere a Gaza”. 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Zach Sage Fox (@zach.sage)


Ebrei fischiati al Pride di Napoli

Episodi antisemiti non sono mancati nemmeno in Italia. Al Pride di Napoli, l’associazione Magen David Keshet Italia (un’organizzazione ebraica LGBTQIA+) è stata pesantemente fischiata mentre saliva sul palco. Non c’erano simboli riguardanti Israele, ma semplicemente la bandiera LGBTQIA+ con il simbolo della Stella di David. “Siamo ebrei italiani, siamo ebrei. Vi sembra possibile che non possiamo sfilare per paura di essere aggrediti? Noi siamo per la pace”. Ma queste parole sono state sommerse da urla e insulti, senza nessuna disponibilità al dialogo e al confronto.

Nella foto in alto: Pride di Tel Aviv (Crediti: Wikipedia)