Carcinoma polmonare

Da Israele un nuovo approccio alla cura del carcinoma polmonare

Salute

di Marina Gersony
Soltanto in Italia il tumore al polmone miete in Italia circa 34mila vittime ogni anno. Nella maggior parte dei casi si tratta di fumatori ed ex fumatori, ma è coinvolto anche chi è esposto al fumo passivo.

Tra le ipotesi avanzate sulle cause che hanno portato al decesso di Sergio Marchionne, si è parlato di un possibile tumore ai polmoni. È noto che il numero uno di Fca, morto a 66 anni, sia sempre stato un accanito fumatore. Anche se questa eventualità rimane ancora tutta da verificare in mancanza di comunicazioni ufficiali, certo è che il fumo è di gran lunga la principale causa nota di tumore del polmone, e chiunque può esserne colpito.   

La notizia di un nuovo approccio al carcinoma polmonare arriva da Israele.  

Un articolo spiega come esistano già di fatto dei farmaci molto efficaci per contrastare questa grave malattia, ma spiega anche di come entro circa un anno i pazienti tendano a sviluppare una resistenza alla terapia.

Alcuni ricercatori israeliani dell’Istituto Weizmann hanno così pensato di condurre uno studio sui topi utilizzando una nuova combinazione di farmaci per contribuire a ridurre la potenziale resistenza al trattamento. Le loro scoperte sono state pubblicate di recente sulla rivista Clinical Cancer Research.

Lo studio si è concentrato su un sottotipo di cancro del polmone causato da una mutazione in un gene chiamato EGFR, responsabile di circa il 12 per cento dei casi.

I pazienti con la mutazione EGFR possono essere aiutati dagli inibitori della chinasi (un tipo di enzima) che bloccano la mutazione impedendo così all’EGFR di generare un segnale per la divisione incontrollata. Questi farmaci funzionano molto meglio della chemioterapia, ma entro 10 o 14 mesi molti pazienti sviluppano una mutazione secondaria nell’EGFR causando la ricomparsa dei loro tumori.

Nel 2015 un nuovo inibitore della chinasi (un medicinale antitumorale chiamato Tagrisso e usato nel trattamento di adulti affetti da un tipo di cancro del polmone), è stato approvato per bloccare questa seconda mutazione. Tuttavia, entro 10 o 14 mesi una terza mutazione o altre alterazioni emergono nel gene EGFR, causando un’altra ricaduta.

«Questo naturalmente è un incubo per i pazienti, le loro famiglie e i medici – ha affermato il Professor Yosef Yarden dell’Istituto Weizmann -. Abbiamo ora sviluppato un nuovo approccio che funziona nei topi e può aiutare ad alleviare questa situazione frustrante se il nostro metodo dimostrerà di funzionare negli esseri umani».

In collaborazione con i medici del Chaim Sheba Medical Center di Tel Hashomer, il team di Yarden sta quindi procedendo con questo studio che lascia ben sperare. La terapia effettuata sui topi ha causato una contrazione sostanziale dei tumori.

«Se confermato negli esseri umani, la nuova terapia potrebbe aiutare a prolungare la vita di molte migliaia di pazienti affetti da cancro del polmone che attualmente sviluppano resistenza agli inibitori delle chinasi», ha concluso il Professor Yarden.