Da sinistra, Leone Hassan, Piera Rossetto e Chiara Renzo

Presentato in comunità il progetto TRAME: le storie degli ebrei immigrati dai paesi arabi in un archivio digitale

Personaggi e Storie

di Ilaria Myr
Una serata intima, conviviale, quella del 18 settembre dedicata all’ispiratore e creatore del progetto Edoth Micky Sciama, per illustrare l’evoluzione dell’iniziativa con cui sono state raccolte, dal 2011 al 2019, quasi 150 video-interviste a persone arrivate da Egitto, Siria, Libano, Tunisia, Libia, Iran e Iraq. Oggi tutto questo materiale prezioso viene valorizzato attraverso una piattaforma digitale, che permette di esplorare le singole storie e di metterle in relazione tra loro attraverso mappe e rappresentazioni interattive. 

«Con il progetto TRAME, che presentiamo questa sera, è evidente la lungimiranza con cui Micky aveva dato vita, nel 2011, al progetto Edoth di raccolta delle interviste agli ebrei scappati dai paesi arabi. Oggi vogliamo onorarne la memoria e ricordarne l’impegno profuso negli anni».
Così Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione CDEC, ha introdotto, giovedì 18 settembre, la presentazione del progetto TRAME nell’Aula Magna A. Benatoff della Scuola Ebraica di Milano. Una serata intima, conviviale, moderata dal consigliere del CDEC Leone Hassan (nella foto a sinistra), dedicata al suo ispiratore e creatore Micky Sciama, per decenni protagonista della vita della Comunità ebraica (fu anche volontario al CDEC) scomparso nel 2020, e organizzata per illustrare l’evoluzione dell’iniziativa con cui sono state raccolte, dal 2011 al 2019, quasi 150 video-interviste a persone arrivate da Egitto, Siria, Libano, Tunisia, Libia, Iran e Iraq.
Oggi tutto questo materiale prezioso viene valorizzato attraverso una piattaforma digitale, disponibile sia in italiano che in inglese, che permette di esplorare le singole storie e di metterle in relazione tra loro attraverso mappe e rappresentazioni interattive.

È intervenuta la famiglia di Micky, che ha ricordato la passione e l’impegno nel dare vita al progetto Edoth, nonché il suo legame con l’Egitto che aveva dovuto lasciare quando gli ebrei non erano più graditi. «Nostro padre vedeva in questo progetto un modo per permettere al CDEC di ampliare la sua attività di ricerca sugli ebrei italiani e la Shoah, documentando ciò che è accaduto a un’altra parte del popolo ebraico, molto rappresentata nella nostra comunità – ha raccontato -. Ricordo lunghe chiacchierate con molti aneddoti sull’Egitto, da cui traspariva il distacco forzato dal suo paese natio. Ascoltarlo era meraviglioso, ci si immergeva in un racconto molto coinvolgente. Ma Micky amava anche molto ascoltare. Non è quindi un caso che raccontare e ascoltare siano i pilastri dell’idea di creare Edoth».

Quando la Storia si intreccia con le storie individuali: la piattaforma digitale

A spiegare nel dettaglio il progetto TRAME sono state Chiara Renzo (nella foto in alto, a destra), responsabile del progetto TRAME, in dialogo con l’antropologa Piera Rossetto (Università Ca’ Foscari di Venezia) (nella foto al centro), che ha lavorato nel passato ad altri progetti legati al fondo Edoth.

«Le quasi 150 interviste raccolte costituiscono un patrimonio unico perché non esistono negli archivi italiani collezioni simili, e questa è la sola che ci permette di studiare le migrazioni con uno sguardo che si allarga su tutto il bacino mediterraneo – ha spiegato Chiara Renzo -. Inoltre, questa collezione ha al centro dei racconti l’Italia come paese di approdo. Il nuovo progetto TRAME – acronimo di Tracing Routes and Memories: Entangled Jewish Experiences across the Mediterranean –  trasforma questo materiale in un archivio, rendendo questa collezione accessibile anche al di fuori del mondo ebraico per gli utenti del CDEC e non solo. La piattaforma è in costante divenire: aggiungeremo contenuti vorremmo ampliarla con altre interviste, coinvolgendo in un futuro anche le seconde generazioni».

È stato dunque creato il sito web, online dal 26 settembre, composto da più sezioni divulgative, che offre strumenti per creare percorsi didattici.

«La sezione Focus contiene approfondimenti che intrecciano fonti d’archivio inedite con la letteratura e aiutano a inquadrare il fenomeno delle migrazioni ebraiche nelle sua specificità e complessità  – ha spiegato Renzo -. La sezione Cartografia permette di elaborare i dati raccolti dalle interviste e renderli leggibili attraverso rappresentazioni digitali che rendono più facilmente interpretabili le date. Il fulcro del sito sono però le Storie: per ogni intervistato c’è una mappa che ne racconta gli spostamenti con colori diversi a seconda della motivazione della partenza.  Ci sono poi stralci audio di alcune interviste e, se donate dagli intervistati, alcune foto».

«Progetti come questo si basano innanzitutto sulla generosità di chi accetta di raccontare la propria storia, spesso dolorosa, mettendola nelle mani di altra persona – ha aggiunto Piera Rossetto, antropologa ed esperta di migrazioni ebraiche dai Paesi del Mediterraneo-. L’altro pilastro è il rigore scientifico con cui questo materiale viene trattato, come è evidente dal sito che è stato creato che intreccia le storie individuali e soggettive con i fatti storici oggettivi, restituendo la complessità di queste migrazioni».

Infine, Betti Guetta, direttrice dell’Osservatorio Antisemitismo del CDEC, ha portato la sua doppia esperienza di ebrea tripolina arrivata in Italia a soli 9 mesi e di sociologa che ha partecipato a Edoth. «Ero neonata quando ho lasciato Tripoli, ma mi sono sempre sentita libica – ha spiegato –. La nostra storia è rimasta sottoterra per moltissimo tempo. Con le interviste del progetto Edoth volevamo raccogliere l’esperienza legata a ogni paese che avevano lasciato, con un’attenzione anche a come erano arrivati in Italia e cosa avevano portato con sé.  Dalle interviste, per esempio, emerge il ruolo fondamentale della Scuola ebraica di Milano (in classe mia su 28 in 27 venivamo dal Medio oriente!). Soprattutto, emerge la generosità, di cui parlava Chiara Renzo, ma anche la fiducia che hanno avuto nel lasciare la proprie memorie».