C’è qualcosa di molto speciale nella festa di Chanukkà

di Daniele Cohenca

C’è qualcosa di molto speciale nella festa di Chanukkà; la dinamica degli accadimenti che portarono allo stabilire questa festività, si è ripetuta più volte nel corso della storia ebraica. Chanukah segna la volontà degli ebrei di mettere la loro vita a disposizione del bene preservando la propria ebraicità: rimanere infatti fedeli alla Torah che D-o ci ha dato rappresenta il modello di vita a cui l’ebreo deve attenersi.

La vittoria militare ottenuta è stata comunque fugace; dopo una o due generazioni il nascente stato governato dai Maccabei aveva già perso la sua indipendenza, arrivando sotto l’egemonia dei romani.

Quello che invece è rimasto ed è ciò che Chanukkà celebra più di tutto, è che noi non permettiamo a nessuno di dettare il nostro rapporto con la Divinità e siamo disposti a rinunciare a tutto per questa causa, anche alla nostra vita fisica.

Nel corso dei secoli infatti gli ebrei sono riusciti a mantenere saldo il proprio credo nonostante i numerosi tentativi di forzarlo, pagando spesso in prima persona un prezzo molto alto.

Ma è ancora attuale questo messaggio? Per la prima volta nella nostra storia recente (cioè degli ultimi 2000 anni o giù di lì), la maggior parte degli ebrei vive in condizioni che consentono praticare il proprio ebraismo senza difficoltà, oppressioni o impedimenti oggettivi. Possiamo pensare che la lezione di Chanukkà non sia più necessaria, che non sia più così importante vivere la sua storia e rafforzare il suo messaggio?

La verità è che oggi più che mai abbiamo bisogno di Chanukkà. Chanukkà continua ad ispirarci e ad insegnarci come perseverare e superare i grandi ostacoli che ci impediscono di vivere il nostro ebraismo.

Il focus di questa lotta si è semplicemente spostato da sfide esterne di nemici umani, a quelle interne più difficili e complesse, causate dalla nostra stessa natura. La possibilità di accedere facilmente a tutte le necessità della vita, una relativa sicurezza fisica, la libertà che ci è concessa di praticare il nostro credo, sono tutte cose buone, ma ci inducono a dimenticare come la via sia tenue, fragile e quindi preziosa. Abbiamo perciò la facile tendenza a dimenticare quanto in realtà abbiamo bisogno del continuo flusso di energia Divina che ci vivifica in ogni momento e il fine ultimo per cui D-o ci concede quel flusso costante della vita. Chanukkà ci sfida a guardare dentro noi stessi e trovare non il palese e crudo coraggio fisico necessario per superare l’oppressione e la coercizione religiosa, come in passato, ma una determinazione più sottile, ma non per questo meno intensa: quella di non dare la vita per scontata, di trovare il coraggio di ribellarsi all’auto-soddisfazione statica e costante che apparentemente la vita ci offre. La sfida oggi consiste nel riuscire ad estrarre la profondità e la santità di ogni istante della nostra vita che D-o ci concede su questa terra.