Giuseppe e la moglie di Potifar, di Guido Reni

Parashat Vayeshev. Come Yosef, dobbiamo liberarci dalle ‘vesti’ del passato

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
La Torah in Parashat Vayeishev racconta le esperienze di Yosef come schiavo in Egitto, incluso il famoso incidente in cui fu sedotto dalla moglie del suo padrone, Potifar. Yosef resistette eroicamente alle sue avances, e poi, un giorno, lei lo afferrò per la veste nel tentativo determinato di farlo accettare. Yosef scappò di casa, lasciandole la sua veste in mano (39:12).

Un certo numero di maestri chassidici (ad esempio Rav Avraham Yehoshua Heschel di Mezhbizh, o Yehoshua) ha indicato questo incidente come un simbolo istruttivo per le lotte contro le tentazioni ai vizi umani.
La Gemara (Sanhedrin 37a), commentando il godimento da parte di Yitzchak della fragranza emessa dalle vesti di Yaakov (Bereishit 27:27), scrivendo che la parola “begadav” (“le sue vesti”) può essere letta come “bogdav” – “i suoi ribelli “, alludendo ai peccatori discendenti di Yaakov. Yitzchak si meravigliò del “profumo” anche di quelli della progenie di Yaakov che agirono in modo sbagliato. Questo è stato spiegato nel senso che quando erriamo, quando ci “ribelliamo” e violiamo la parola di Dio, questo risulta dalle nostre “vesti” – da una parte del nostro carattere che è esterna alla nostra vera essenza. In fondo, siamo fermamente impegnati con Dio e nel vivere secondo la Sua volontà. A volte, tuttavia, soccombiamo alle “vesti”, ai nostri istinti e inclinazioni negative, che ci allontanano dal comportamento corretto. Per lo stesso motivo, è stato suggerito che l’incidente in cui la moglie di Potifar, ha afferrato la veste di Yosef rappresenta il pericolo di essere frenati dai nostri errori passati. Proprio come la moglie di Potifar ha cercato di persuadere Yosef a peccare afferrando la sua veste, così la nostra inclinazione al male cerca di fuorviarci aggrappandoci alla nostra “veste” – i nostri misfatti, i nostri passati atti di tradimento.

Quando ci sentiamo intrappolati dalle nostre “vesti”, dai fallimenti del nostro passato, è probabile che ci disperiamo, ci sentiamo indegni o incapaci di una vera devozione religiosa andando avanti. Siamo indotti in errore a credere di essere impotenti intrappolati dal nostro passato e dai nostri istinti negativi, e non possiamo mai vivere rettamente.

La storia di Yosef ci insegna la necessità di lasciare le nostre “vesti” alle spalle, di liberarci dai fallimenti passati, di riconoscere che non sono che “vesti”, esterne alla nostra essenza, e non definiscono chi siamo. Per superare le sfide religiose che incontriamo, dobbiamo essere disposti a liberarci dalle nostre “vesti”, dal “bagaglio” emotivo degli errori del passato e avere piena fiducia nella nostra capacità di crescere, cambiare e trasformare noi stessi nelle persone che vogliamo essere.

Rav David Silverberg

(Foto: Guido Reni, Giuseppe e la moglie di Potifar, 1630 circa)