Parasha

Parashat Tzav. Bisogna fare spazio alla santità nella nostra vita

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
La seconda metà di Parashat Tzav descrive il periodo “miluim” di sette giorni, durante il quale Aharon ei suoi figli furono formalmente consacrati come kohanim. Dio comandò a Moshe di riunire l’intera nazione nell’area all’ingresso del Mishkan di nuova costruzione per assistere agli eventi (8: 3). Rashi, citando il Midrash (Vayikra Rabba 10: 9), commenta: “Questo è uno dei luoghi in cui il piccolo conteneva i molti”. Il Midrash qui indica il miracolo che era necessario perché l’intera nazione si riunisse nella piccola area di fronte al Mishkan, che era troppo piccola per contenerli.

Il Chatam Sofer suggerisce una spiegazione per il significato di questo insolito miracolo. Scrive che Dio ha cercato di insegnare al Benei Yisrael l’importanza della qualità di “histapkut” – sentirsi contenti anche di una piccola quantità che si riceve. Poiché Dio stava ora portando la Sua presenza a risiedere tra le persone, voleva che sperimentassero il “miracolo” di “histapkut”, per riconoscere che possiamo, contrariamente a quello che potremmo pensare in un primo momento, gestire qualsiasi piccola porzione che ci viene data. Mentre Benei Yisrael si accalcava all’ingresso del Mishkan, sembrava che non ci sarebbe stato abbastanza spazio per tutti loro, ma alla fine ci fu. Allo stesso modo, spesso sentiamo di non essere in grado di sopravvivere con qualcosa di meno dello stile di vita confortevole che desideriamo. Il miracolo all’ingresso del Mishkan ci mostra che possiamo, infatti, cavarcela anche con un piccolo “spazio”, anche con pochi possessi e senza comodità e lussi.

Questa lezione è stata trasmessa ora, quando la presenza divina ha preso la residenza tra il popolo di Israele, forse per insegnarci che per “fare spazio” a Dio, alla santità, dobbiamo essere pronti a scendere a compromessi, in una certa misura, con i nostri standard di comfort materiale. Se non siamo in grado di accettare limiti al nostro “spazio” fisico, al lusso e al divertimento, allora saremo sempre troppo preoccupati ad espandere il nostro “spazio” per dedicare tempo e attenzione alla Shekhina. Quindi infondere alla nostra vita santità, richiede che sviluppiamo la qualità di “histapkut” e ci abituiamo a sentirci soddisfatti e contenti anche con standard materiali modesti.

Di Rav David Silverberg