Giuseppe interpreta i sogni

La parashà di Miketz

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Rav Sansone Vita Nachmani che fu rabbino a Modena, Pisa, Siena e infine fu rabbino capo di Reggio Emilia nella seconda metà del 1700, nella sua opera Zerà Shimshon, scrive che nel commentare la parashà di Miketz si può tranquillamente parlare di Chanukkà perché la festa cade sempre quando si legge la parashà di Miketz.
La prigionia di Yossef termina quando il Faraone sogna sette vacche grasse che vengono ingoiate da sette vacche magre e di sette spighe grosse che vengono ingoiate da sette spighe magre. Yossef interpreta i sogni spiegando che ci saranno sette anni di abbondanza seguiti da sette anni di carestia e consiglia il Faraone di mettere del grano da parte durante gli anni di abbondanza. Il Faraone nomina Yossef governatore dell’Egitto. Yossef sposa Osnat, figlia di Potifar ed essi hanno due figli, Menashè ed Efraim.
La carestia si espande in tutta la regione e il cibo è reperibile solamente in Egitto. Dieci dei frateli di Yossef vengon in Egitto per comprare grano, il fratello più giovane, Binyamin, rimane a casa poichè Ya’acòv teme per la sua incolumità. Yossef riconosce i fratelli ma essi non lo riconoscono; egli li accusa di essere spie ed insiste affinché portino Binyamin per verificare la loro identità e incarcera Shim’òn come ostaggio. Più tardi essi scoprono che i soldi con i quali avevano pagato le loro provviste erano stati misteriosamente restituiti.
Ya’acòv acconsente di mandare Binyamin dopo che Yehudà se ne assume la responsabilità. Questa volta Yossef li riceve con cortesia, libera Shim’òn e li invita a una cena nella sua casa. Tuttavia mette una coppa d’argento nel sacco di Binyamin. Quando i fratelli intraprendono il viaggio verso casa il giorno dopo, essi vengono inseguiti perquisiti e arrestati quando la coppa viene scoperta nei loro bagagli. Yossef offre di liberarli e di tenere solo Binyamin come suo schiavo.
Rav Nachmani domanda perché di Chanuccà non si festeggia come si fa di Purim con “mishtè e simchà” (banchetti e gioia). E spiega che i Maestri non istituirono per Chanuccà le stesse celebrazioni di Purim, perché di Purim il risultato della vittoria nella lotta armata contro i seguaci di Haman fu la salvezza fisica e quindi dobbiamo festeggiare con qualcosa che fa bene al corpo che altrimenti sarebbe stato distrutto.
Di Chanuccà invece il risultato della vittoria della guerra degli Asmonei contro i greci fu la libertà di poter osservare senza timore le mizvot della Torà. Per questo motivo non celebriamo Chanuccà con banchetti e gioia, ma con ringraziamento e lode all’Eterno.
Inoltre il motivo per cui di Chanuccà si celebra la festa accendendo la Menorà per otto sere è che il miracolo che avvenne nel Bet ha-Miqdash (il Tempio) di Gerusalemme (quando una boccetta di olio che sarebbe bastata per una notte durò per otto notti) avvenne per insegnarci che con la vittoria contro i greci e con la libertà di osservare le mizvot passammo “dall’oscurità alla luce”.
Un altro motivo che lega Chanuccà alla parashà è il motivo della gratitudine. Chanuccà è la festa della gratitudine per eccellenza. Infatti fu istituita dai Maestri per “Hallel e Hoda’a”, ossia in lode e ringraziamento per la vittoria contro i greci che ridiede agli israeliti la libertà di studiare ed osservare la Tora’.
Uno dei più importanti esempi che mostra l’importanza della gratitudine per i nostri patriarchi è quello di Yosef la cui storia si estende dalla parasha’ di Toledot alla fine del libro di Bereshit. Abbiamo letto nella scorsa parashà chequando Yosef si trovava schiavo in Egitto, disse alla moglie di Potifàr che lo insidiava (Bereshìt 39:8-9):
… il mio padrone non sa neppure cosa faccio in questa casa. Mi ha affidato tutto quello che ha e nessuno in questa casa ha più potere di me. Non ha tenuto sotto suo controllo null’altro che te, (perché sei) sua moglie. Come potrei commettere un atto così perverso? Sarebbe un peccato nei confronti dell’Eterno.
Yosef spiegò alla moglie di Potifàr che se avesse ceduto alle sue richieste avrebbe commesso due peccati: il primo sarebbe stato l’atto perverso di essere ingrato nei confronti di Potifàr e il secondo il peccato di adulterio nei confronti dell’Eterno. L’obbligo della gratitudine è un debito. Questo significa che chi riceve un atto di benevolenza e’ obbligato a ricambiare. Con i nostri simili un atto di benevolenza deve essere ricambiato con un altro atto di benevolenza. Con il Creatore, tutto quello che possiamo fare e’ lode e ringraziamento. Ed è questo che facciamo di Chanucca’. Per questo la festa di Chanuccà è anche l’occasione per mostrare la nostra riconoscenza a tutti coloro che ci hanno fatto del bene.
di Donato Grosser
Shabat Roma 16.22-17.26
Shabat Milano 16.24-17.30
Shabat Jerushalaim 16.01-17.16
Shabat Tel Aviv 16.19-17.18g
(Foto: Giuseppe interpreta i sogni del Faraone, dipinto di Jean-Adrien Guignet, fonte Wikipedia)