Una nuova educazione alimentare? I consigli degli esperti nell’incontro del KKL

Appuntamenti

di Paolo Castellano

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Gli organizzatori dell’evento insieme ai relatori

Nutrirsi e nutrire la mente è lo slogan di Expo 2015. Nutrirsi bene significa fare le scelte giuste nel selezionare quello che mangiamo. Per riconoscere i buoni prodotti abbiamo bisogno di rafforzare la consapevolezza di ciò che acquistiamo: un’abilità che può essere allenata per sventare le bufale agro-alimentari. Riguardo a questo tema giovedì 22 ottobre Keren Kayemeth LeIsrael – Fondo Nazionale Ebraico ha organizzato un dibattito che si è svolto ad Expo presso la sala conferenze del padiglione di Israele intitolato “Nutrire la mente, nutrire il corpo: le bufale dell’alimentazione”. Michela Proietti, giornalista del “Corriere della Sera”,  ha moderato la discussione a cui hanno partecipato Luca Bernardo, Gabrielle Fellus, Gianfranco Quaglia e Manuela Pizzagalli.

Luca Bernardo direttore del dipartimento materno infantile del Fatebenefratelli ha preso per primo la parola: «Nel mondo 1,5 miliardi di persone sono in sovrappeso e 500 milioni invece hanno problemi di obesità. Expo è un punto d’inizio riguardo questa problematica. Gli italiani sono tra i primi a rischio di obesità. Il tasso di rischio cresce se durante l’infanzia si mangia male e le conseguenze possono portare allo sviluppo di alcune patologie cardiovascolari, tumorali o diabetiche. Mangiar bene è fondamentale. Spesso sentiamo che gli occhi sono lo specchio dell’anima, per me invece non sono gli occhi ma è la bocca il vero specchio dell’anima. Noi siamo quello che mangiamo. Bisogna sensibilizzare i ragazzi sulle patologie legate al troppo e al poco cibo come l’obesità e l’anoressia. Sono tre gli elementi che dovrebbero cooperare per sensibilizzare i più giovani: la scienza, la scuola e la famiglia».

Sembra incredibile ammetterlo ma nelle nostre società moderne ci sono alcune persone che per patologie come l’anoressia e l’obesità rischiano la vita. Per contrastare questa tendenza Gabrielle Fellus, istruttrice di Krav Maga, ha ideato una pratica che aiuta i ragazzi a ritrovare un equilibrio personale e un corretto rapporto col cibo. «Krav Maga è un sistema di difesa israeliano. I ragazzi troppo grassi o troppo magri hanno difficoltà nel fare sport. Attraverso questa disciplina hanno l’opportunità di sfogarsi. Chi soffre di tali patologie reprime dentro di sé emozioni di vario genere. Il lavoro fisico ha dei risultati in tanti ambiti: influisce sia sulla sicurezza in se stessi e sia sul fisico. Nel tempo ho visto tanti ragazzi trasformarsi: col divertimento e l’esercizio fisico hanno sviluppato una propria personalità migliorando anche la loro salute».

Il nostro stato di salute però dipende anche dalla qualità del cibo che ingeriamo. E’ così facile oggi distinguere il cibo salutare dalle contraffazioni? A tale domanda ha risposto il direttore di Agromagazine Gianfranco Quaglia: «Sappiamo che nel mondo i cibi più contraffatti sono quelli italiani. Pensiamo al caso degli Stati Uniti in cui è possibile trovare sugli scaffali prodotti come il “Parmesan”. Tutto questo succede perché è indubbio che l’Italian Sounding aiuti a vendere. Ma come dice l’espressione è qualcosa che suona come italiano quando di fatto non lo è. Uno dei pochi Paesi che non commercia questi prodotti contraffatti è Israele. Negli USA c’è un territorio in cui sono concentrate le industrie di finti prodotti italiani ed è il Wisconsin. Ma chi sono i proprietari di queste aziende? Sono degli imprenditori italiani che  sfruttano la reputazione italiana in fatto di buon cibo per aumentare i loro guadagni. Com’è possibile allora difendersi da queste truffe? La soluzione è la tracciabilità ovvero un’etichettatura che indichi la filiera e l’origine del cibo che giunge sulla nostra tavola».

Per il consumatore l’etichetta è dunque l’elemento fondamentale per riconoscere la qualità del cibo. Ma come funziona la tracciabilità? Lo ha spiegato Manuela Pizzagalli, responsabile “Progetti di innovazione” della Fondazione Politecnico di Milano che ha chiuso il dibattito con il suo intervento: «Si sono prodotte notevoli innovazioni per il cibo che consumiamo e produciamo. Le tecnologie sono un mezzo per tracciare la filiera del food. Attraverso un codice a barre per esempio possiamo leggere alcune importanti informazioni riuscendo così a scoprire le manipolazioni. Abbiamo sviluppato anche delle etichette intelligenti che possono spiegare al consumatore come cucinare un cibo per mantenere le sue proprietà. Inoltre la tecnologia chiamata QR Code (un codice a barre bidimensionale) stampata sulla confezione permette la visione di un video sul proprio smartphone una volta inquadrato il codice. In un futuro prossimo potranno esserci delle etichette che cambiano colore in base alla temperatura presente all’interno della confezione  e ci aiuteranno a capire se la catena del freddo sia stata mantenuta. Ci saranno alcune tipologie di etichette che rileveranno la freschezza della frutta attraverso l’analisi dell’etilene. Negli ultimi anni si sta dunque investendo molto sul packaging».