Italia Ebraica / Firenze - Siena

A Firenze, la grande maestosa

I qabbalisti alla corte di Lorenzo de’ Medici e la nascita del ghetto. E poi la Grande Sinagoga sull’Arno, simbolo dell’emancipazione ebraica di fine Ottocento. O quella di Siena, tutta neoclassica e solenne. A un’ora e mezza da Milano, alla scoperta delle meraviglie d’arte dell’ebraismo toscano

La prima pietra arrivò da Gerusalemme nel 1874. Poi venne l’inconfondibile cupola verde e la facciata con le due torri in pietra bianca, travertino di Colle Val d’Elsa e marmo pomellato rosa di Assisi. Roba da principi, materiali nobili per cattedrali e dimore patrizie. Chissà se qabbalisti e talmudisti come Elija del Medigo o Jochanan Alemanno, che frequentavano, nel tardo Quattrocento, gli Orti medicei di Lorenzo il Magnifico e che discutevano di Sefirot e Plotino con Pico della Mirandola, col giovane Michelangelo e col filosofo Marsilio Ficino, avrebbero mai immaginato che un giorno una costruzione altrettanto grandiosa avrebbe svettato sull’ebraismo italiano soltanto 400 anni dopo. Chissà se i prestatori del banco dei pegni, rinchiusi nel ghetto di Firenze e Siena a partire dal 1570 (ci resteranno fino al 1848), avrebbero mai sperato in un riscatto così spettacolare. Non a caso, la Grande Sinagoga di Firenze, inaugurata nel 1882, sarebbe passata alla storia come il più fulgido simbolo architettonico d’Europa in fatto di libertà ebraica, un tempio dell’emancipazione con il suo stile eclettico, fatto di elementi moreschi, bizantini e romanici. All’ingresso, tre archi arabeggianti svelano affreschi con forme geometriche, vetrate policrome e mosaici che si rincorrono per tutta la sala dove troneggia l’aron ha-kodesh ricoperto di prezioso mosaico veneziano. Entrando nella sinagoga di Firenze, ci si immerge nei colori e nelle decorazioni tipiche dell’identità ebraica che ne fanno uno degli edifici simbolo dello stile esotico moresco europeo. La visita vale il viaggio, un’ora e mezza di treno da Milano.
In fondo alla navata destra si apre il piccolo oratorio di rito askenazita, con un aron in stile neoclassico proveniente da Arezzo e un altro appartenente all’ex-Sinagoga di Monte San Savino, una delle prime presenze ebraiche documentate nel territorio toscano. Dalle finestre del matroneo, il colpo d’occhio sulla fuga dei tetti di Firenze è davvero spettacolare.
Il tempio è circondato da un giardino lussureggiante da cui si accede al Museo ebraico che ripercorre una porzione di storia ebraica. Un excursus in epoche e luoghi che va dal Medioevo a fine Ottocento. Collezioni di oggetti cerimoniali, argenti e splendide stoffe delle antiche sinagoghe del ghetto di Firenze, con alcuni pezzi di grande pregio risalenti al Seicento. Si apre infine la sezione interattiva dedicata alla Shoah, con una sala della Memoria e una sala video che raccontano gli accadimenti fiorentini della Seconda guerra mondiale. Tra i servizi per il pubblico, un’area con postazioni informatiche collegate ai maggiori musei e centri ebraici del mondo. I nomi di 248 ebrei di Firenze assassinati dai nazisti, incluso il Rabbino capo Nathan Cassuto, sono elencati in una grande lapide nel giardino. Ma facciamo un po’ di storia. Il complesso di via Farini è il centro della vita ebraica fiorentina, di una comunità che ha tratto le sue origini in epoca romana per poi crescere nel XV secolo sotto il governo dei Medici. Nel 1571 Cosimo I e il figlio Francesco avevano obbligato le famiglie ebraiche a risiedere nel ghetto che, situato nell’area compresa fra le attuali via Roma e piazza della Repubblica, ha smesso di funzionare solo in epoca napoleonica. In seguito alla riqualificazione urbanistica attuata nell’area tra il 1885 e il 1895, non sono rimaste tracce visibili del ghetto. In seguito all’emancipazione degli ebrei italiani nel 1861, la sinagoga fiorentina è stata costruita in sostituzione di due precedenti luoghi di culto, uno di rito italiano e uno di rito spagnolo. Siamo nel centro storico, nel quartiere della Mattonaia, oltre una cancellata in ghisa (il progetto è degli architetti Marco Treves, Mariano Falcini e Vincenzo Micheli con l’ingegnere Eugenio Cioni). Durante la Seconda guerra mondiale il patrimonio artistico e culturale della sinagoga è stato depredato e danneggiato, ma il Tempio si è miracolosamente salvato dalle mine posizionate dai nazisti in fuga. Altri danni erano stati provocati dall’alluvione dell’Arno del 1966, tuttavia nulla ha impedito alle comunità ebraiche della zona di riportare il luogo alla sua originaria bellezza. Oggi, la comunità ebraica di Firenze conta circa mille iscritti, comprende la sezione di Siena, propone attività e appuntamenti culturali di qualità (tra cui il celebre festival Balagan-cafè).

Info

Comunità Ebraica di Firenze
via Farini 4, 50121 Firenze,
tel. 055 245252 – Fax 055 241811. http://moked.it/firenzebraica;
info@firenzebraica.it.

Sinagoga e Museo ebraico
Ingresso da via Carlo Farini 6, 50121 Firenze; sinagoga.firenze@coopculture.it; tel. 055 2346654 – 055 2466089. Le visite sono curate da Società Cooperativa Culture. Per info e prenotazioni:
http://www.jewishtuscany.it. Orari visite da giugno a settembre: da domenica a giovedì 10.00-18,30, venerdì 10.00-17.00. Da ottobre a maggio: da domenica a giovedì 10.00-17,30,venerdì 10.00- 15.00. La biglietteria chiude 45 minuti prima. Il sabato e nelle festività ebraiche, la sinagoga e il museo sono chiusi ed è aperta solo per le funzioni religiose.

Come arrivare

  • A piedi: 1 minuto da Piazza d’Azeglio; 5 minuti da Piazza Beccaria; 20 minuti dalla Stazione Ferroviaria Santa Maria Novella.
  • Con i mezzi pubblici: Linee 6, 14, 23, 31, fermata Colonna 01
    (http://www.ataf.net)
  • Con l’auto: raggiungere il parcheggio a pagamento:  “S. Ambrogio” in Piazza L. Ghiberti, a cinque minuti a piedi dalla Sinagoga.
    (http://www.firenzeparcheggi.it/)

Dove mangiare kasher a Firenze

  • Ristorante Ruth’s: vegetariano e di pesce, www.kosheruth.com/ – info@kosheruth.com
  • Take away e vendita di vini, formaggi e prodotti kasher, via Luigi Carlo Farini, 2a, tel. 055 2480888

Siena

La leggerezza degli stucchi bianchi un po’ rococò, le colonne neoclassiche e il pastello settecentesco dei verde acqua e degli azzurro pallido. La sinagoga di Siena, accovacciata dietro la maestà di Piazza del Campo, è tra le più leggiadre e ariose costruite in Italia. Anno di grazia 1786, pompa e solennità per l’inaugurazione, con musiche originali composte per la cerimonia da compositori ebrei. Come stupirsi di tanta vivacità per una città che vantava ben cinque scuole rabbiniche e che, anch’essa nota come Piccola Gerusalemme, faceva concorrenza alla gemella Pitigliano? La storia del mondo ebraico senese, ahimè, non è altrettanto leggiadra e felice. Dopo i pogrom dei vandeani antinapoleonici di Viva Maria contro gli ebrei (13 morti), il 18 luglio 1799, e dopo le deportazioni nazi-fasciste che duramente hanno colpito le città toscane, la comunità si è faticosamente ricostruita intorno a poche famiglie sopravvissute.

Info

Sinagoga di Siena
In Vicolo delle Scotte 14, dietro Piazza del Campo. Le visite al tempio e al museo sono curate da Società Cooperativa Culture. Per info e prenotazioni: sinagoga.siena@coopculture.it, http://www.jewishtuscany.it;
sinagoga.firenze@coopculture.it; tel. 055 2346654-0577 271345.
Orari visite: da lunedì a venerdì: 10.30-15.00, domenica: 10.30-17.30. Il Sabato e per le festività ebraiche la sinagoga è chiusa ai visitatori ed è aperta solo per le funzioni religiose.

Come arrivare

  • A piedi: 2 minuti da Piazza del Campo; 5 minuti da Piazza del Duomo; 11 minuti da Piazza Gramsci.
  • Mezzi pubblici: Linee Pollicino A 51 (fermata Piazza del Mercato); linea B 52 (fermata Logge del Papa); dalla stazione linee 3, 9, 10 (fermata Piazza Gramsci) e linee 7 e 17 (fermata Piazza del Sale).
  • Con l’auto: raggiungere i parcheggi a pagamento Il Campo, Il Duomo o Stadio-Fortezza, tutti a pochi minuti a piedi dalla Sinagoga
    (www.sienaparcheggi.com)

Florence, the Great majestic Synagogue

The first stone arrived from Jerusalem in 1874. Then came the inimitable green dome and the façade with the two towers in white stone, travertine from the Colle Val d’Elsa and the pink dappled marble of Assisi. Things worthy of princes, noble materials for cathedrals and stately homes. Who knows if kabbalists and talmudists such as Elija del Medigo or Jochanan Alemanno, who in the late Quattrocento frequented the Medicean gardens of Lorenzo the Magnificent and who discussed Sefirot, and Plotinus with Pico della Mirandola, the young Michelangelo and the philosopher Marsilio Ficino might have ever imagined that one day an equally great construction would tower over Italian Judaism only 400 years after them. Who knows if the pawnshop brokers and moneylenders, enclosed in the Florentine and Sienese ghettos starting from 1570 (to remain so up to 1848), had ever hoped for such a spectacular redemption. Not by chance, the Great Synagogue of Florence, inaugurated in 1882, has passed down to history as the shining example of European architecture in terms of Jewish freedom, a temple of emancipation with its eclectic style, comprising Moorish, byzantine and Romanesque elements. At the entrance, the three arabesque arches reveal frescos with geometric forms, polychrome stained glass windows and mosaics running along the hall, which is dominated by the Aròn hakodesh covered with precious Venetian mosaics. Entering into the Florentine synagogue, you are immersed in the colours and decorations typical of Jewish identity, that make it one of the building symbols of the exotic Moorish style in Europe. The visit is absolutely worth the journey, an hour-and-a-half by train from Milan.

The end of the right nave opens onto a small Ashkenazi rite oratory, with a neoclassical Aròn from Arezzo and the Aròn from the former Synagogue of Monte San Savino, one of the first Jewish presences documented in Tuscan territory.

The synagogue is surrounded by a lush garden leading to the Jewish Museum that recounts a portion of Jewish history. The interactive section dedicated to the Shoah opens with a Remembrance room and a video room narrating the events occurred in Florence during the Second World War. The names of 248 Florentine Jews murdered by the Nazis, including Chief Rabbi Nathan Cassuto, are engraved on a large commemorative stone in the garden.

The Via Farini complex is the centre of the Florentine Jewish life. The Jewish community of Florence dating back to Roman times, was to grow in the 15th century under the reign of the Medici dynasty. In 1571 Cosimo I and his son Francesco forced the Jewish families to reside in the ghetto that, situated in the area between the current via Roma and the piazza della Repubblica, only ceased to function in Napoleonic times. Following the work of urban renewal carried out in the area between 1885 and 1895, no visible traces of the ghetto remain. Subsequent to the emancipation of Italian Jews in 1861, the Florentine synagogue was built in replacement of the two preceding places of worship, one of Italian rite and the other of Spanish rite. It is located in the historic town center, in the Mattonaia quarter, behind a cast iron gateway. The artistic and cultural heritage of the synagogue was plundered and damaged during the Second World War, but the Temple was miraculously saved from the mines placed by the fleeing Nazis. Other damage was caused by the flooding of the Arno in 1966, yet, nothing stopped the Jewish community of the area from restoring the place to its original beauty. Today Florence’s Jewish community numbers around a thousand members and, comprising the Siena section, plans high-quality cultural activities and events (including the renowned Balagan-café festival).

Siena

The lightness of the white Rococo stucco, the Neo-classical columns and the Settecentesque pastel tone of watery greens and pale blues. The Siena synagogue, huddled behind the majestic Piazza del Campo, is one of the most graceful and airy built in Italy. It was inaugurated in the year of grace 1786 in pomp and solemnity, with original music written for the ceremony by Jewish composers. But how can one be surprised by so much dynamism in a city that could boast as many as five rabbinical schools and that competed with Pitigliano for the name of Little Jerusalem? The history of the Sienese Jewish world is alas not as graceful and happy. After the pogroms of the anti-napoleonic Viva Maria Vandeans against the Jews (13 dead) in July 18th 1799, and the Nazi-fascist deportations that heavily hit most Tuscan cities, the community painfully gathered around the few surviving families. (trad. Studio Interpreti)